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Correzione errore materiale: quando la Corte corregge

La Corte di Cassazione ha ordinato la correzione di un errore materiale contenuto in un suo precedente provvedimento. L’errore consisteva nell’aver indicato un nome errato della parte condannata al pagamento delle spese legali. Su istanza dell’avvocato interessato, la Corte ha disposto la rettifica, sostituendo il nome sbagliato con quello corretto. Questo caso evidenzia l’importanza della procedura di correzione errore materiale per garantire l’esattezza formale degli atti giudiziari senza alterarne la sostanza decisionale.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Correzione Errore Materiale: L’Importanza della Precisione negli Atti Giudiziari

Nel mondo del diritto, la precisione è tutto. Ogni parola, ogni nome, ogni data all’interno di un atto giudiziario ha un peso specifico. Ma cosa succede quando, per una svista, viene commesso un errore? La legge prevede uno strumento agile ed efficace per porre rimedio a queste imprecisioni: la correzione errore materiale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un esempio pratico di come funziona questo istituto, dimostrando che anche ai massimi livelli della giustizia può capitare un lapsus, ma esistono gli strumenti per correggerlo.

I Fatti del Caso: Un Nome Sbagliato nel Dispositivo

La vicenda nasce da una precedente ordinanza della stessa Corte di Cassazione. In quella decisione, i giudici avevano condannato una delle parti al pagamento delle spese del giudizio di legittimità. Tuttavia, nel dispositivo, ovvero nella parte finale del provvedimento che contiene la decisione, era stato indicato un nome di battesimo errato per la parte soccombente.

L’avvocato della parte, che era anche il controricorrente nel giudizio, si è accorto dell’errore e ha presentato un’istanza alla Corte per chiederne la correzione. Si trattava, appunto, di un classico errore materiale: uno sbaglio puramente formale che non intaccava la logica né la volontà espressa dai giudici nella motivazione, ma che rischiava di creare confusione e problemi in fase esecutiva.

La Procedura di Correzione Errore Materiale

L’articolo 287 del Codice di Procedura Civile disciplina proprio la procedura per la correzione errore materiale o di calcolo. Questo strumento permette di rettificare le sentenze e le ordinanze senza dover ricorrere a un mezzo di impugnazione vero e proprio, come l’appello o il ricorso per cassazione, che sono riservati a contestare il merito della decisione.

La correzione può essere richiesta dalla parte interessata o disposta d’ufficio dallo stesso giudice che ha emesso il provvedimento. Lo scopo è quello di ripristinare la corrispondenza tra il pensiero del giudice e la sua espressione materiale nell’atto, emendando sviste che non hanno natura di errore di giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, esaminata l’istanza, ha riconosciuto la fondatezza della richiesta. I giudici hanno constatato che si trattava effettivamente di un errore materiale, poiché nel corso del giudizio era sempre stata correttamente identificata la parte controricorrente, e solo nel dispositivo finale era apparso il nome errato.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che l’errore era palese e non incideva sul contenuto sostanziale della precedente ordinanza. La volontà dei giudici era chiaramente quella di condannare il controricorrente, e lo scambio di nome era stato un mero refuso. Pertanto, i giudici hanno disposto la sostituzione del nome errato con quello corretto. Inoltre, hanno ordinato alla cancelleria di annotare questa ordinanza di correzione sull’originale del provvedimento errato, in modo da garantire la pubblicità e l’efficacia della rettifica.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’ordinamento giuridico fornisce gli strumenti per assicurare non solo la giustizia sostanziale, ma anche la precisione formale delle decisioni. La procedura di correzione errore materiale è essenziale per evitare che semplici sviste possano compromettere l’esecutività di una sentenza o generare inutili contenziosi. Per i cittadini e le imprese, ciò significa avere la garanzia che un errore palesemente formale possa essere corretto in modo rapido ed efficiente, senza dover affrontare i costi e i tempi di un nuovo giudizio. La Corte ha anche chiarito che, data la natura del procedimento, non vi è luogo a provvedere sulle spese, confermando la natura non contenziosa di questo tipo di intervento.

Cosa si intende per errore materiale in un provvedimento giudiziario?
Per errore materiale si intende una svista o un refuso involontario (ad esempio, un errore di scrittura, di calcolo o di trascrizione di un nome) che non altera il contenuto logico e la volontà decisionale del giudice. Può essere corretto con una procedura specifica.

Come si procede per la correzione di un errore materiale?
Una delle parti coinvolte può presentare un’apposita istanza allo stesso giudice che ha emesso il provvedimento errato. Il giudice, verificata la presenza di un errore materiale, emette un’ordinanza di correzione che viene annotata sull’atto originale.

La parte che chiede la correzione deve pagare le spese legali del procedimento?
No. Come specificato dalla Corte nel caso in esame e secondo la natura del procedimento (ex art. 287 c.p.c.), non è previsto alcun provvedimento sulle spese processuali, poiché non si tratta di un giudizio contenzioso ma di una semplice rettifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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