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Correzione errore materiale: quando è ammessa?

La Corte di Cassazione interviene per una correzione errore materiale su una propria precedente ordinanza. Il caso riguardava la condanna alle spese legali, inizialmente disposta genericamente ‘in favore dei controricorrenti’. Su richiesta delle parti, la Corte ha specificato che le spese sono dovute ‘in favore di ciascuno dei controricorrenti’, chiarendo che la procedura di correzione può essere usata anche per integrare e specificare il dispositivo del provvedimento.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Correzione Errore Materiale: Non Solo per le Sviste, ma anche per Integrare la Decisione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sulla portata della correzione errore materiale nel processo civile. La Corte di Cassazione, intervenendo su un proprio precedente provvedimento, stabilisce che questo strumento non serve solo a rettificare sviste palesi, ma può essere utilizzato anche per integrare il dispositivo con statuizioni obbligatorie che erano state omesse o formulate in modo impreciso.

Il Fatto: La Richiesta di Specificazione delle Spese Legali

Il caso nasce da un’ordinanza della Corte di Cassazione che, nel decidere un giudizio, aveva condannato la parte soccombente al pagamento delle spese legali “in favore dei controricorrenti”. Le parti vittoriose, tuttavia, hanno ritenuto tale formulazione generica e potenzialmente ambigua, sollecitando congiuntamente una correzione.

L’obiettivo era ottenere una precisazione: le spese dovevano essere liquidate “in favore di ciascuno dei controricorrenti”. Questa modifica, sebbene apparentemente minima, ha un’importanza pratica notevole, poiché chiarisce l’esatta distribuzione delle somme dovute a ogni singola parte.

L’Ambito di Applicazione della Correzione Errore Materiale

La procedura di correzione errore materiale, disciplinata dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile, è uno strumento pensato per rimediare a imprecisioni che non intaccano la volontà del giudice. L’errore deve essere:

* Materiale o di calcolo: deve riguardare la rappresentazione grafica del pensiero del giudice (un refuso, un’omissione) e non un errore di giudizio.
* Rilevabile ‘ictu oculi’: deve essere evidente dal testo stesso del provvedimento, senza necessità di complesse indagini interpretative.

La Corte, tuttavia, amplia questa visione tradizionale.

La Funzione Integrativa della Correzione

La Cassazione, richiamando un proprio precedente (Cass. n. 4319/2019), afferma che la correzione può avere anche una funzione integrativa. Può essere utilizzata per inserire nel provvedimento una statuizione che, sebbene omessa, è una conseguenza obbligatoria e predeterminata della decisione principale.

Questo si applica anche a statuizioni accessorie, come la condanna alle spese, che pur avendo un contenuto discrezionale nella loro quantificazione, sono una conseguenza necessaria della soccombenza.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta, disponendo la correzione della precedente ordinanza. Il ragionamento dei giudici si fonda sul principio che la procedura di correzione non è limitata alla mera rettifica di un difetto di corrispondenza tra l’idea del giudice e la sua trascrizione. Può, e deve, essere usata anche per garantire la completezza e la chiarezza del provvedimento, introducendo statuizioni necessarie.

Nel caso specifico, la generica dicitura “in favore dei controricorrenti” creava un’incertezza sulla ripartizione delle spese. La correzione in “in favore di ciascuno dei controricorrenti” non altera la decisione sulla soccombenza, ma la specifica, rendendola pienamente eseguibile e rimuovendo ogni dubbio interpretativo. Si tratta, quindi, di un’integrazione necessaria per dare piena attuazione alla volontà del giudice, perfettamente compatibile con la funzione dello strumento della correzione errore materiale.

Conclusioni

La decisione consolida un’interpretazione estensiva e pragmatica dell’istituto della correzione degli errori materiali. Si conferma che la finalità ultima della giustizia è fornire provvedimenti chiari, completi e immediatamente eseguibili. Quando una formulazione nel dispositivo, pur non essendo un errore palese, genera ambiguità su un aspetto consequenziale e obbligatorio della decisione (come la liquidazione delle spese), lo strumento della correzione è esperibile per integrare e chiarire il comando del giudice. Questo principio rafforza la tutela delle parti e l’efficienza del sistema processuale, evitando futuri contenziosi sull’interpretazione del provvedimento.

È possibile chiedere la correzione di un’ordinanza per specificare come devono essere ripartite le spese legali tra più parti vittoriose?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è possibile correggere l’ordinanza per sostituire la dicitura generica ‘in favore dei controricorrenti’ con quella più specifica ‘in favore di ciascuno dei controricorrenti’, al fine di eliminare ogni ambiguità.

La procedura di correzione di errore materiale serve solo a correggere sviste evidenti come un refuso?
No. Secondo la Corte, questa procedura può essere utilizzata non solo per ovviare a un difetto di corrispondenza tra l’idea del giudice e il testo scritto, ma anche in una funzione integrativa per inserire nel provvedimento statuizioni obbligatorie e consequenziali.

Cosa si intende quando si dice che un errore deve essere rilevabile ‘ictu oculi’?
Significa che l’errore deve essere chiaramente percepibile dalla semplice lettura del testo del provvedimento, senza che sia necessaria un’attività di indagine o di interpretazione ulteriore sulla volontà del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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