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Correzione errore materiale: quando è ammessa?

La Corte di Cassazione ha disposto la correzione errore materiale in un proprio provvedimento. L’errore consisteva in un refuso nel cognome di una delle parti. La Corte ha chiarito che tali imprecisioni sono emendabili se non generano incertezza sull’identità dei soggetti coinvolti, procedendo alla correzione senza disporre sulle spese legali.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore nel nome sulla sentenza? La Cassazione spiega quando è solo un refuso

Un semplice errore di battitura nel nome di una parte può invalidare una sentenza? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso di correzione errore materiale, ribadendo un principio fondamentale: se l’identità della parte è chiara e inequivocabile, un refuso non compromette la validità della decisione. Questo articolo analizza la pronuncia, spiegando i criteri applicati dalla Corte per distinguere un errore formale da un vizio sostanziale.

I Fatti del Caso

Una cittadina si è rivolta alla Corte di Cassazione per chiedere la correzione di una precedente ordinanza. Il problema era apparentemente banale ma formalmente rilevante: nell’intestazione del provvedimento, il suo cognome e quello di altre parti, inclusa una società, erano stati scritti con una lettera sbagliata. Ad esempio, il cognome corretto “Salciccia” era stato trascritto come “Salsiccia”. Questo errore, sebbene minimo, si ripeteva sia nella pagina iniziale sia nel corpo del testo, creando una discrepanza formale.

L’avvocato della ricorrente ha quindi presentato un’istanza specifica per sollecitare la correzione di questi errori, sostenendo che, pur essendo materiali, era opportuno rettificarli per garantire la piena corrispondenza tra gli atti e l’identità delle parti.

La Procedura di Correzione Errore Materiale in Cassazione

La Corte Suprema ha accolto la richiesta, basando la sua decisione sulla normativa che regola la correzione errore materiale. L’articolo 391-bis del codice di procedura civile prevede infatti che gli errori materiali o di calcolo presenti nei provvedimenti della Corte di Cassazione possano essere corretti in qualsiasi momento, su istanza di parte o anche d’ufficio.

La Corte ha disposto che, nell’ordinanza precedente, ogni occorrenza del cognome e del nome errati dovesse essere sostituita con la versione corretta. Ha inoltre ordinato alla cancelleria di annotare questa correzione direttamente sull’originale del provvedimento, sanando così l’imprecisione in modo definitivo.

Le Motivazioni

Il Collegio ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui l’inesatta indicazione del nome di una parte nell’epigrafe di una sentenza rientra nella nozione di errore materiale emendabile ai sensi dell’art. 287 del codice di procedura civile. La condizione fondamentale, tuttavia, è che tale inesattezza non generi un’incertezza sostanziale sull’identificazione della parte e sulla sua posizione processuale. Nel caso di specie, l’errore riguardava una singola lettera e non vi era alcun dubbio sull’identità delle persone fisiche e giuridiche coinvolte nel giudizio. Di conseguenza, l’errore non aveva alcuna incidenza sulla sostanza della decisione e poteva essere corretto senza problemi.

Inoltre, la Corte ha specificato che, data la natura speciale del procedimento di correzione, non è possibile individuare una parte vincitrice e una soccombente. Per questo motivo, non è stato adottato alcun provvedimento riguardo alle spese legali, in linea con un principio affermato dalle Sezioni Unite della stessa Corte.

Le Conclusioni

La decisione in esame conferma un principio di economia processuale e di prevalenza della sostanza sulla forma. Un mero refuso, che non ingenera confusione sull’identità delle parti, non può e non deve ostacolare il corso della giustizia. La procedura di correzione errore materiale serve proprio a rimediare a queste sviste, assicurando che gli atti giudiziari siano precisi senza dover ricorrere a procedure più complesse. Per i cittadini e le imprese, ciò significa che un errore di battitura in una sentenza non è motivo di panico, a patto che non vi sia ambiguità su chi siano i soggetti del contenzioso.

Quando un errore nel nome di una parte in una sentenza è considerato un ‘errore materiale’ correggibile?
Un errore nel nome di una parte è considerato un errore materiale correggibile quando l’inesattezza non crea incertezza sull’identità sostanziale della parte stessa e sulle sue posizioni processuali. Un semplice refuso, come in questo caso, rientra in questa categoria.

Chi può chiedere la correzione di un errore materiale in una decisione della Corte di Cassazione?
Secondo l’art. 391-bis del codice di procedura civile, la correzione può essere chiesta dalla parte interessata, ma può anche essere rilevata d’ufficio dalla stessa Corte in qualsiasi momento.

Nella procedura di correzione di errore materiale, chi paga le spese legali?
Nessuno. La Corte ha stabilito che, data la natura speciale del procedimento, non è possibile individuare una parte vincitrice e una soccombente. Pertanto, non viene emesso alcun provvedimento sulle spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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