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Correzione errore materiale: l’intervento d’ufficio

La Corte di Cassazione ha ordinato la correzione di un errore materiale in una sua precedente ordinanza. L’errore consisteva nell’omissione del nome di uno dei ricorrenti nell’intestazione del provvedimento. Agendo d’ufficio, ovvero di propria iniziativa, la Corte ha disposto l’integrazione del nome mancante, richiamando l’articolo 391-bis del codice di procedura civile e sottolineando l’interesse generale alla corretta identificazione delle parti processuali.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

La Correzione Errore Materiale: Quando il Giudice Interviene di Propria Iniziativa

Nel complesso mondo della giustizia, la precisione è fondamentale. Ma cosa accade quando un provvedimento giudiziario contiene una svista, come l’omissione di un nome? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla procedura di correzione errore materiale, un istituto che consente di sanare imprecisioni formali senza alterare la sostanza della decisione. Il caso in esame è emblematico perché la Corte è intervenuta ‘d’ufficio’, cioè di propria iniziativa, per garantire la completezza e correttezza dell’atto.

I Fatti del Caso: Un Nome Mancante nell’Ordinanza

La vicenda trae origine da una precedente ordinanza con cui la Corte di Cassazione aveva annullato una sentenza della Corte d’Appello, rinviando la causa a un nuovo esame. Successivamente, il Presidente della Sezione competente si accorgeva di un’imprecisione formale nel provvedimento emesso: nell’intestazione, dove vengono elencate le parti in causa, mancava il nome di una delle due persone che avevano promosso il ricorso. Sebbene il ricorso fosse stato presentato congiuntamente da due individui, l’ordinanza ne menzionava soltanto uno.

Di fronte a questa omissione, è stata avviata la procedura per la correzione errore materiale, non su richiesta di una delle parti, ma su impulso diretto del giudice.

La Decisione della Corte sulla Correzione Errore Materiale

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta di correzione. Ha quindi disposto che nell’intestazione della precedente ordinanza, dopo il nome del ricorrente già presente, venisse inserito anche quello della ricorrente inizialmente omessa. In questo modo, il provvedimento è stato formalmente emendato per riflettere correttamente la realtà processuale, ovvero che il ricorso era stato promosso da entrambe le persone.

Le Motivazioni: Il Potere del Giudice e l’Interesse Generale

Il fondamento giuridico della decisione risiede nell’articolo 391-bis del codice di procedura civile. La Corte ha spiegato che, a seguito delle modifiche legislative, la correzione errore materiale può essere non solo richiesta dalle parti, ma anche ‘rilevata d’ufficio dalla Corte’. Questo potere di intervento autonomo del giudice si basa su un principio di interesse generale: è fondamentale che ogni provvedimento giudiziario sia privo di errori, anche puramente formali, per garantire la certezza del diritto e la corretta identificazione dei soggetti coinvolti.

La Cassazione ha ribadito che, essendo risultato dagli atti che il ricorso era stato promosso da due persone, l’omissione di una di esse costituiva un palese errore materiale. L’intervento d’ufficio è stato quindi giustificato dalla necessità di ‘depurare’ il provvedimento dall’errore commesso, assicurando una corretta e completa identificazione dei ricorrenti.

Le Conclusioni: L’Importanza della Precisione Formale negli Atti Giudiziari

Questa ordinanza sottolinea un principio cruciale della procedura civile: la forma non è un mero orpello, ma una garanzia di chiarezza e correttezza. La possibilità per il giudice di procedere d’ufficio alla correzione errore materiale rafforza l’integrità del sistema giudiziario, assicurando che le decisioni siano non solo giuste nella sostanza, ma anche ineccepibili nella forma. La vicenda dimostra come il sistema preveda strumenti agili per rimediare a sviste che, sebbene non incidano sul merito della controversia, sono essenziali per la validità e la piena efficacia degli atti processuali.

Un giudice può correggere un errore in un’ordinanza senza la richiesta di un avvocato?
Sì, in base all’art. 391-bis del codice di procedura civile, la Corte di Cassazione può rilevare e disporre la correzione di un errore materiale ‘d’ufficio’, cioè di propria iniziativa, senza che sia necessaria una domanda da parte delle parti coinvolte.

Che tipo di errore è stato corretto in questo caso?
L’errore corretto era un’omissione nell’intestazione di una precedente ordinanza, dove non era stato inserito il nome di uno dei due ricorrenti. Si tratta di un errore materiale che non modifica la decisione nel merito ma riguarda la corretta identificazione delle parti.

Perché è importante correggere un errore formale come un nome mancante?
La Corte ha specificato che esiste un interesse generale a che il provvedimento giudiziario sia depurato da errori riguardanti la corretta identificazione delle parti. Questo garantisce la certezza giuridica e la precisione formale dell’atto, che sono elementi fondamentali per la sua validità ed efficacia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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