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Correzione errore materiale: l’intervento della Corte

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 21493/2024, ha disposto la correzione errore materiale di un suo precedente provvedimento. L’errore consisteva nell’errata indicazione del cognome di una delle parti. La Corte ha accolto l’istanza e, esercitando il proprio potere officioso, ha ordinato la sostituzione del cognome errato con quello corretto in tutte le parti dell’ordinanza originaria, senza disporre sulle spese.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Correzione errore materiale: quando la precisione è legge

Nel mondo del diritto, la precisione formale non è un vezzo, ma una necessità fondamentale per garantire la certezza dei rapporti giuridici. Un semplice errore di battitura può generare confusione e incertezze. La procedura di correzione errore materiale serve proprio a sanare queste imperfezioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un esempio pratico di come questo istituto funzioni e di quando il giudice possa intervenire anche di propria iniziativa.

I Fatti del Caso: Un Cognome, un Errore

Due parti ricorrevano in Cassazione chiedendo la correzione di una precedente ordinanza emessa dalla stessa Corte. Il problema era apparentemente semplice: nel provvedimento era stato indicato in modo errato il cognome della parte intimata. Invece del doppio cognome corretto, ne era stato trascritto solo uno. Sebbene le parti ricorrenti avessero a loro volta omesso la ripetizione del cognome nel ricorso originario, la parte intimata si era costituita in giudizio utilizzando sempre la sua anagrafica completa e corretta, circostanza che aveva già reso necessaria la correzione della sentenza d’appello.

La Decisione della Corte: la correzione errore materiale come atto dovuto

La Corte di Cassazione ha accolto l’istanza presentata. I giudici hanno riconosciuto che l’errore, pur originato da una svista, doveva essere emendato per assicurare la piena corrispondenza tra il provvedimento giudiziario e la realtà anagrafica delle parti coinvolte.

L’Intervento d’Ufficio del Giudice

Un aspetto interessante della decisione è che la Corte ha specificato come l’istanza delle parti abbia offerto “l’occasione per l’esercizio del potere officioso di correzione degli errori materiali”. Questo significa che il giudice, una volta rilevato un errore di questo tipo, ha il potere e il dovere di correggerlo autonomamente, anche senza una richiesta specifica. Si tratta di un principio volto a garantire l’efficienza e l’accuratezza del sistema giudiziario.

Le Motivazioni della Cassazione

La motivazione della Corte si basa sulla constatazione oggettiva dell’errore. Il nominativo della parte intimata nell’ordinanza da correggere era palesemente errato, come evidenziato dalle parti istanti. Pertanto, i giudici hanno disposto che la precedente ordinanza venisse corretta “mediante la sostituzione in tutte le parti del provvedimento della parola ‘Sassano’ con le parole ‘Sassano Sassano’ corrispondenti all’effettivo cognome”. Per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha stabilito che non vi fosse luogo a provvedere, citando un precedente delle Sezioni Unite che conferma come, per la peculiare natura del procedimento di correzione, non sia prevista una condanna alle spese.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale della procedura civile: la forma è sostanza. Un provvedimento giudiziario deve essere impeccabile non solo nel suo ragionamento giuridico, ma anche nei suoi dati formali, come i nomi delle parti. La procedura di correzione errore materiale è uno strumento agile ed efficace per rimediare a sviste che potrebbero compromettere l’esecutività o la chiarezza di una decisione. La possibilità per il giudice di agire d’ufficio sottolinea l’importanza di questo istituto come garanzia di correttezza e certezza del diritto per tutti i cittadini.

Cos’è la procedura di correzione di errore materiale?
È un procedimento previsto dalla legge per correggere errori di calcolo, omissioni o sviste puramente materiali (come un nome scritto male) contenuti in un provvedimento giudiziario, senza modificare il contenuto logico e giuridico della decisione.

Il giudice può correggere un errore di sua iniziativa?
Sì, la Corte di Cassazione chiarisce che il giudice ha un potere officioso, ovvero può disporre la correzione di un errore materiale di propria iniziativa una volta che ne viene a conoscenza, anche se la richiesta di una parte serve a sollecitarne l’intervento.

Chi paga le spese legali in un procedimento di correzione?
Data la natura particolare del procedimento, che serve a emendare un’imprecisione del provvedimento stesso, la Corte ha stabilito che non si debba provvedere alla liquidazione delle spese legali, lasciando che ciascuna parte sostenga le proprie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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