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Correzione errore materiale: la Cassazione rimedia

La Corte di Cassazione interviene per correggere un proprio provvedimento che, a sua volta, era stato emesso per rettificare un errore precedente. A causa di una svista, era stato indicato un numero di ordinanza sbagliato. La Corte, agendo d’ufficio, ha disposto la correzione dell’errore materiale, sostituendo il numero errato con quello corretto e ordinando l’annotazione sulla copia originale. Questo caso illustra il funzionamento della procedura di correzione errore materiale per garantire l’accuratezza formale degli atti giudiziari.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

La Correzione Errore Materiale in Cassazione: Quando il Giudice Corregge Se Stesso

Nel percorso della giustizia, la precisione è fondamentale. Tuttavia, anche i provvedimenti giudiziari possono contenere sviste formali. L’ordinamento prevede uno strumento specifico per rimediare a queste imperfezioni: la correzione errore materiale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un esempio pratico di come questo meccanismo funzioni, anche quando è la stessa Corte a dover correggere un proprio precedente errore.

I Fatti del Caso: Una Catena di Errori

La vicenda processuale ha origine da una richiesta, avanzata da un ricorrente, di correggere un’ordinanza della Corte di Cassazione. Il primo errore consisteva nella mancata distrazione delle spese legali a favore del suo avvocato, dichiaratosi antistatario. La Corte accoglieva l’istanza con una nuova ordinanza, ma in questo secondo provvedimento incorreva in un nuovo lapsus: indicava un numero di ordinanza da correggere completamente errato.

Anziché indicare il provvedimento corretto (n. 26788/2023), la Corte menzionava per errore il n. “2865/2018”. È a questo punto che, su segnalazione dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) della stessa Corte, si è attivato un nuovo procedimento per rimediare a questa seconda svista.

La Decisione della Corte e la Correzione Errore Materiale d’Ufficio

La Corte di Cassazione, con la decisione in commento, ha disposto la correzione del secondo errore. L’aspetto più interessante è che il procedimento è stato promosso “d’ufficio”, ovvero su iniziativa della stessa Corte, come previsto dall’art. 391-bis del codice di procedura civile.

I giudici hanno chiarito che la segnalazione dell’URP equivale a un’istanza ufficiosa, sufficiente ad attivare la procedura. La Corte ha quindi ordinato alla cancelleria di sostituire nel testo dell’ordinanza precedente il numero errato con quello corretto, disponendo inoltre che tale modifica venisse annotata sull’originale del documento. Questo passaggio assicura che l’atto giudiziario sia formalmente perfetto e rispecchi la reale volontà del collegio giudicante.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito un principio consolidato, citando anche un precedente del 2005 (Cass. n. 17977). L’errore materiale è definito come una “mera svista del giudice” che non incide sul contenuto concettuale della decisione, ma si concretizza in una “divergenza fra l’ideazione e la sua materiale rappresentazione grafica”.

Nel caso specifico, era palese che l’indicazione del numero di ordinanza “2865/2018” fosse un refuso, un errore di trascrizione che non alterava minimamente il merito della decisione, la quale rimaneva quella di accogliere la richiesta di correzione originaria. La natura manifesta dell’errore ha quindi giustificato l’attivazione della procedura semplificata di correzione errore materiale, evitando un più complesso iter processuale.

Conclusioni

Questa ordinanza dimostra l’efficacia dei meccanismi di auto-correzione del sistema giudiziario. La procedura di correzione errore materiale è uno strumento agile che permette di sanare le imprecisioni formali senza intaccare la sostanza delle decisioni. La possibilità per la Corte di agire d’ufficio sottolinea l’importanza attribuita dall’ordinamento alla chiarezza e all’accuratezza degli atti, a garanzia della certezza del diritto per tutti i cittadini. La giustizia, per essere tale, deve essere non solo sostanzialmente corretta, ma anche formalmente ineccepibile.

Cos’è un errore materiale secondo la Corte di Cassazione?
Secondo la Corte, l’errore materiale è una mera svista del giudice che non incide sul contenuto concettuale della decisione, ma si manifesta come una divergenza tra l’idea del giudice e la sua rappresentazione scritta, come ad esempio un numero di provvedimento errato.

La Corte di Cassazione può correggere un proprio errore di sua iniziativa?
Sì, l’ordinanza chiarisce che il procedimento di correzione materiale dei provvedimenti della Corte di Cassazione può essere promosso anche d’ufficio, cioè su iniziativa della stessa Corte, ai sensi dell’art. 391-bis del codice di procedura civile.

Qual è l’effetto pratico di un’ordinanza di correzione di errore materiale?
L’effetto pratico è la modifica fisica del provvedimento errato. La Corte ordina alla cancelleria di sostituire la parte sbagliata (nel caso di specie, un numero di ordinanza) con quella corretta e di annotare tale correzione sull’originale del documento, garantendone la conformità alla decisione effettiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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