Correzione errore materiale: la Cassazione interviene per rettificare un’ordinanza
Nel percorso della giustizia, anche un piccolo errore di trascrizione può generare incertezza. La procedura di correzione errore materiale è lo strumento previsto dall’ordinamento per sanare queste imprecisioni senza intaccare la sostanza della decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come questo meccanismo funzioni, anche ai massimi livelli della giurisdizione, garantendo chiarezza e coerenza tra la motivazione e la decisione finale.
La vicenda processuale: un errore di battitura nel dispositivo
Il caso trae origine da un’istanza presentata dal legale delle parti ricorrenti, due sorelle, che evidenziava un errore in una precedente ordinanza della Corte di Cassazione. Tale ordinanza aveva accolto il loro ricorso, cassando (cioè annullando) sia una sentenza non definitiva che una successiva sentenza definitiva emesse dalla Corte d’Appello territorialmente competente.
Tuttavia, nella parte finale del provvedimento, il cosiddetto dispositivo, per un mero lapsus calami era stato scritto: «cassa la sentenza non definitiva … e quella non definitiva», invece di «cassa la sentenza non definitiva … e quella definitiva». Un refuso che, sebbene apparentemente piccolo, creava ambiguità sull’effettiva portata della decisione presa dalla Suprema Corte.
Il procedimento per la correzione errore materiale
La Corte, rilevata l’evidenza dell’errore, ha attivato d’ufficio il procedimento di correzione errore materiale, disciplinato dagli articoli 287 e 391-bis del codice di procedura civile. Questo istituto permette al giudice che ha emesso un provvedimento di correggere errori di calcolo o materiali, oppure omissioni, senza dover avviare un nuovo e complesso giudizio di impugnazione.
L’elemento fondamentale è che l’errore non deve incidere sulla volontà decisionale del collegio giudicante, ma deve riguardare esclusivamente la sua manifestazione esteriore. In questo caso, era palese che la volontà dei giudici, come chiaramente espresso nella parte motiva dell’ordinanza, fosse quella di annullare entrambe le sentenze impugnate.
Le motivazioni della Corte Suprema
Nel motivare la propria decisione, la Cassazione ha sottolineato come il rimedio richiesto fosse ammissibile e fondato. La lettura della motivazione della precedente ordinanza non lasciava dubbi sul fatto che la cassazione riguardasse sia la sentenza non definitiva del 2018 sia quella definitiva del 2020 della Corte d’Appello. L’errore nel dispositivo era quindi palesemente un refuso.
La Corte ha ribadito che, in presenza dei presupposti, la correzione può avvenire d’ufficio, cioè su iniziativa dello stesso giudice, ai sensi dell’art. 391-bis c.p.c. Inoltre, richiamando consolidata giurisprudenza delle Sezioni Unite, ha specificato che in questo tipo di procedimento non si provvede alla liquidazione delle spese processuali, poiché si tratta di un’attività volta a ripristinare la corretta espressione di una volontà giudiziale già formata.
Di conseguenza, la Corte ha ordinato la rettifica del dispositivo, stabilendo che la frase errata dovesse essere sostituita con la dicitura corretta: «cassa la sentenza non definitiva, in relazione al motivo accolto, e quella definitiva;». Ha inoltre disposto che tale correzione venisse annotata sull’originale dell’ordinanza errata, a cura della Cancelleria.
Conclusioni: l’importanza della precisione e della coerenza
Questa pronuncia, pur essendo di natura prettamente procedurale, sottolinea un principio fondamentale del diritto: la necessità di chiarezza e precisione negli atti giudiziari. L’istituto della correzione errore materiale si rivela uno strumento agile ed efficace per rimediare a sviste che potrebbero altrimenti compromettere la comprensibilità e l’esecutività delle decisioni.
La decisione della Cassazione riafferma che il cuore di un provvedimento risiede nella sua motivazione, che esprime l’iter logico-giuridico seguito dal giudice. Il dispositivo deve essere la coerente e sintetica espressione di tale volontà. Quando una discrepanza emerge per un semplice errore materiale, il sistema offre una soluzione rapida per riallineare forma e sostanza, garantendo la certezza del diritto e la corretta amministrazione della giustizia.
Cos’è un errore materiale in un atto giudiziario?
È un errore di tipo formale, come un refuso, un errore di calcolo o un’omissione, che non influisce sulla volontà decisionale del giudice ma solo sulla sua trascrizione nel documento. L’ordinanza in esame ne corregge uno, sostituendo la parola ‘non definitiva’ con ‘definitiva’.
La Corte di Cassazione può correggere i propri errori?
Sì, la Corte di Cassazione può procedere d’ufficio alla correzione dei propri errori materiali, come previsto dall’articolo 391-bis del codice di procedura civile. Questo assicura che il provvedimento finale rispecchi fedelmente la decisione presa.
Sono previste spese legali nel procedimento di correzione di errore materiale?
No. Come specificato dalla Corte e confermato dalla giurisprudenza consolidata, nel procedimento di correzione degli errori materiali non vi è luogo a pronuncia sulle spese processuali, in quanto non si tratta di un giudizio contenzioso ma di una rettifica.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 1 Num. 29165 Anno 2025
Civile Ord. Sez. 1 Num. 29165 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 04/11/2025
ORDINANZA
sul ricorso 06804/2025 proposto da:
COGNOME NOME e COGNOME NOME , rappresentate e difese dall’AVV_NOTAIO, giusta procura in atti;
– ricorrenti –
contro
COGNOME NOME , rappresentato e difeso dall’AVV_NOTAIO, giusta procura in atti;
-controricorrente –
e nei confronti di
NOME NOME
– intimata – in relazione all’ordinanza della Corte Suprema di Cassazione n. 7732/2025, depositata il 24/03/2025;
Oggetto: correzione errore materiale
AC -22/10/2025
udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 22 ottobre 2025 dal Consigliere NOME COGNOME.
Rilevato che
con istanza depositata in data 28 marzo 2025, il procuratore delle ricorrenti ha evidenziato la sussistenza di un errore materiale contenuto nell’ordinanza della Sezione prima civile di questa Corte n. 7732 del 24/03/2025 che, nel disporre la cassazione sia della sentenza non definitiva che di quella definitiva, entrambe impugnate con il medesimo ricorso colà accolto, ha fatto riferimento per due volte alla sola sentenza non definitiva.
Considerato che
il rimedio azionato risulta ammissibile (Cass. Sez. U, 31033/19, 16037/10) e meritevole di accoglimento, risultando evidente dalla lettura della motivazione dell’ ordinanza di questa Corte n. 7732/2025 che la cassazione ivi disposta è riferibile a entrambe le sentenze impugnate, sia quella non definitiva della Corte di appello di Lecce n. 1125/2018, sia quella definitiva della medesima Corte n. 582/2020;
sussistono, dunque, i presupposti per procedere d’ufficio alla correzione del rappresentato errore materiale, ai sensi dell’art. 391 -bis , comma 1, cod. proc. civ.;
nel procedimento di correzione degli errori materiali ex artt. 287 e 391bis cod. proc. civ. non vi è luogo a pronuncia sulle spese processuali (Cass., Sez. U., n. 9438/2002; Cass., n. 27196/2018).
P.Q.M.
La Corte d ispone la correzione dell’errore materiale contenuto nel dispositivo dell’ordinanza di questa Corte n. 7732/2025, nel senso che, nel secondo periodo, dove si legge: «cassa la sentenza non definitiva, in relazione al motivo accolto, e quella non definitiva» si
deve intendere: «cassa la sentenza non definitiva, in relazione al motivo accolto, e quella definitiva;».
Ordina che la correzione sia annotata, a cura della Cancelleria, sull’originale dell’ordinanza di questa Corte n. 7732/25, depositata il 24/03/2025.
Così deciso nella camera di consiglio del 22 ottobre 2025.
Il Presidente NOME COGNOME