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Correzione errore materiale: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione interviene d’ufficio per la correzione di un errore materiale contenuto in una sua precedente ordinanza. Il provvedimento originario, pur annullando due distinte sentenze (una non definitiva e una definitiva), menzionava erroneamente per due volte solo quella ‘non definitiva’. Con la nuova ordinanza, la Corte rettifica il testo del dispositivo per allinearlo alla volontà decisionale espressa in motivazione, ovvero l’annullamento di entrambe le sentenze, ripristinando la corretta esecuzione della decisione.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Correzione errore materiale: la Cassazione interviene per rettificare un’ordinanza

Nel percorso della giustizia, anche un piccolo errore di trascrizione può generare incertezza. La procedura di correzione errore materiale è lo strumento previsto dall’ordinamento per sanare queste imprecisioni senza intaccare la sostanza della decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come questo meccanismo funzioni, anche ai massimi livelli della giurisdizione, garantendo chiarezza e coerenza tra la motivazione e la decisione finale.

La vicenda processuale: un errore di battitura nel dispositivo

Il caso trae origine da un’istanza presentata dal legale delle parti ricorrenti, due sorelle, che evidenziava un errore in una precedente ordinanza della Corte di Cassazione. Tale ordinanza aveva accolto il loro ricorso, cassando (cioè annullando) sia una sentenza non definitiva che una successiva sentenza definitiva emesse dalla Corte d’Appello territorialmente competente.

Tuttavia, nella parte finale del provvedimento, il cosiddetto dispositivo, per un mero lapsus calami era stato scritto: «cassa la sentenza non definitiva … e quella non definitiva», invece di «cassa la sentenza non definitiva … e quella definitiva». Un refuso che, sebbene apparentemente piccolo, creava ambiguità sull’effettiva portata della decisione presa dalla Suprema Corte.

Il procedimento per la correzione errore materiale

La Corte, rilevata l’evidenza dell’errore, ha attivato d’ufficio il procedimento di correzione errore materiale, disciplinato dagli articoli 287 e 391-bis del codice di procedura civile. Questo istituto permette al giudice che ha emesso un provvedimento di correggere errori di calcolo o materiali, oppure omissioni, senza dover avviare un nuovo e complesso giudizio di impugnazione.

L’elemento fondamentale è che l’errore non deve incidere sulla volontà decisionale del collegio giudicante, ma deve riguardare esclusivamente la sua manifestazione esteriore. In questo caso, era palese che la volontà dei giudici, come chiaramente espresso nella parte motiva dell’ordinanza, fosse quella di annullare entrambe le sentenze impugnate.

Le motivazioni della Corte Suprema

Nel motivare la propria decisione, la Cassazione ha sottolineato come il rimedio richiesto fosse ammissibile e fondato. La lettura della motivazione della precedente ordinanza non lasciava dubbi sul fatto che la cassazione riguardasse sia la sentenza non definitiva del 2018 sia quella definitiva del 2020 della Corte d’Appello. L’errore nel dispositivo era quindi palesemente un refuso.

La Corte ha ribadito che, in presenza dei presupposti, la correzione può avvenire d’ufficio, cioè su iniziativa dello stesso giudice, ai sensi dell’art. 391-bis c.p.c. Inoltre, richiamando consolidata giurisprudenza delle Sezioni Unite, ha specificato che in questo tipo di procedimento non si provvede alla liquidazione delle spese processuali, poiché si tratta di un’attività volta a ripristinare la corretta espressione di una volontà giudiziale già formata.

Di conseguenza, la Corte ha ordinato la rettifica del dispositivo, stabilendo che la frase errata dovesse essere sostituita con la dicitura corretta: «cassa la sentenza non definitiva, in relazione al motivo accolto, e quella definitiva;». Ha inoltre disposto che tale correzione venisse annotata sull’originale dell’ordinanza errata, a cura della Cancelleria.

Conclusioni: l’importanza della precisione e della coerenza

Questa pronuncia, pur essendo di natura prettamente procedurale, sottolinea un principio fondamentale del diritto: la necessità di chiarezza e precisione negli atti giudiziari. L’istituto della correzione errore materiale si rivela uno strumento agile ed efficace per rimediare a sviste che potrebbero altrimenti compromettere la comprensibilità e l’esecutività delle decisioni.

La decisione della Cassazione riafferma che il cuore di un provvedimento risiede nella sua motivazione, che esprime l’iter logico-giuridico seguito dal giudice. Il dispositivo deve essere la coerente e sintetica espressione di tale volontà. Quando una discrepanza emerge per un semplice errore materiale, il sistema offre una soluzione rapida per riallineare forma e sostanza, garantendo la certezza del diritto e la corretta amministrazione della giustizia.

Cos’è un errore materiale in un atto giudiziario?
È un errore di tipo formale, come un refuso, un errore di calcolo o un’omissione, che non influisce sulla volontà decisionale del giudice ma solo sulla sua trascrizione nel documento. L’ordinanza in esame ne corregge uno, sostituendo la parola ‘non definitiva’ con ‘definitiva’.

La Corte di Cassazione può correggere i propri errori?
Sì, la Corte di Cassazione può procedere d’ufficio alla correzione dei propri errori materiali, come previsto dall’articolo 391-bis del codice di procedura civile. Questo assicura che il provvedimento finale rispecchi fedelmente la decisione presa.

Sono previste spese legali nel procedimento di correzione di errore materiale?
No. Come specificato dalla Corte e confermato dalla giurisprudenza consolidata, nel procedimento di correzione degli errori materiali non vi è luogo a pronuncia sulle spese processuali, in quanto non si tratta di un giudizio contenzioso ma di una rettifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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