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Correzione errore materiale in sentenza: la guida

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un cittadino per la correzione di un errore materiale in una precedente sentenza, dove il suo nome di battesimo era stato trascritto in modo errato. L’errore, derivante da una svista, è stato rettificato attraverso la specifica procedura prevista dal codice di procedura civile. La Corte ha chiarito che si trattava di una mera disattenzione e ha ordinato la modifica del documento, senza disporre sulle spese legali del procedimento, come da consolidato orientamento giurisprudenziale.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Correzione errore materiale: quando un nome sbagliato fa la differenza

La precisione negli atti giudiziari è fondamentale per garantire la certezza del diritto. Ma cosa accade se una sentenza contiene un errore, come un nome sbagliato? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra la procedura di correzione errore materiale, un rimedio essenziale per rettificare sviste che non intaccano la sostanza della decisione. Questo articolo analizza il caso, spiegando come e perché un semplice errore di trascrizione può e deve essere corretto.

I fatti del caso: un nome errato in una sentenza della Cassazione

Un cittadino, dopo aver ricevuto una sentenza dalla Corte Suprema di Cassazione, si accorgeva di un’imprecisione non di poco conto: nell’intestazione del provvedimento, il suo nome di battesimo era stato indicato in modo errato. Anziché il suo nome corretto, ne compariva un altro.

L’indagine ha rivelato che l’errore non era stato commesso dalla Cassazione, ma era stato ereditato dalla precedente sentenza della Corte d’Appello, e successivamente riportato nel giudizio di legittimità. Di fronte a questa situazione, il cittadino, tramite il suo legale, ha attivato lo specifico strumento processuale previsto per questi casi: il ricorso per la correzione errore materiale ai sensi dell’art. 391 bis del codice di procedura civile.

La procedura per la correzione errore materiale

L’ordinamento giuridico prevede un rimedio snello ed efficace per correggere quegli errori che non modificano il pensiero del giudice o l’esito della controversia, ma che riguardano aspetti formali dell’atto. Si tratta di errori di calcolo, omissioni o indicazioni palesemente sbagliate, come nel caso di specie, un nome errato.

La procedura, disciplinata dall’art. 391 bis c.p.c. per i provvedimenti della Cassazione, permette alla stessa Corte che ha emesso la decisione di intervenire per emendarla, ripristinando la correttezza formale del documento senza dover avviare un nuovo e complesso giudizio.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, riconoscendo che l’indicazione di un nome di battesimo errato costituiva un classico esempio di errore materiale. I giudici hanno specificato che tale svista era frutto di ‘mera disattenzione’ e che non vi era alcun dubbio sull’identità della parte processuale. L’errore, essendo chiaramente tracciabile e non avendo inciso sul contenuto logico-giuridico della sentenza, poteva essere sanato attraverso il rimedio della correzione.

La Corte ha quindi disposto che, nell’intestazione della sentenza originale, il nome errato venisse sostituito con quello corretto. Inoltre, ha stabilito che non vi fosse luogo a provvedere sulle spese del procedimento di correzione, richiamando un principio consolidato secondo cui, in questi casi, non si determina una vera e propria soccombenza, e quindi non è giustificata una condanna alle spese.

Conclusioni: l’importanza della precisione e l’efficacia del rimedio

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accuratezza formale degli atti giudiziari è un valore da tutelare. L’esistenza di uno strumento come la correzione errore materiale garantisce che le sviste possano essere risolte rapidamente, assicurando la piena conformità tra la volontà del giudice e il testo scritto del provvedimento. Per il cittadino, ciò significa poter contare su documenti ufficiali corretti e privi di ambiguità. La decisione sulle spese, inoltre, conferma la natura non contenziosa del procedimento, volto unicamente a ripristinare la correttezza di un atto, nell’interesse della giustizia stessa.

Cosa si intende per errore materiale in una sentenza?
Per errore materiale si intende una svista, un errore di calcolo o un’inesatta indicazione (come un nome sbagliato) che non incide sul contenuto logico-giuridico della decisione. È un errore che emerge dal testo stesso del provvedimento e che può essere corretto senza modificare la sostanza del giudizio.

Come si richiede la correzione di un errore in una sentenza della Corte di Cassazione?
Si richiede attraverso un apposito ricorso per correzione di errore materiale, disciplinato dall’articolo 391 bis del codice di procedura civile. Questo strumento permette alla stessa Corte di intervenire per emendare il proprio provvedimento.

Chi paga le spese legali nel procedimento di correzione di un errore materiale?
In base a un orientamento consolidato della giurisprudenza citato nell’ordinanza, nel procedimento di correzione di errore materiale non vi è luogo a provvedere sulle spese. La procedura, infatti, non stabilisce un vincitore o un perdente (soccombente), ma serve solo a ripristinare la correttezza formale dell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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