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Contribuzione figurativa mobilità: la regola corretta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31460/2024, ha stabilito il corretto criterio per il calcolo della pensione dei lavoratori posti in mobilità. Il caso riguardava la richiesta di un lavoratore di ricalcolare la propria pensione basando la contribuzione figurativa mobilità sulla retribuzione dei dodici mesi precedenti. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, cassando la decisione della Corte d’Appello. È stato chiarito che il valore dei contributi figurativi non va determinato su un dato virtuale, ma sulla retribuzione reale cui è riferito il trattamento straordinario di integrazione salariale, come specificamente previsto dalla legge n. 223/1991.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contribuzione Figurativa Mobilità: La Cassazione Stabilisce il Criterio di Calcolo

Il calcolo della pensione è un processo complesso, specialmente quando include periodi non lavorati ma coperti da contribuzione figurativa mobilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un punto cruciale: quale retribuzione utilizzare per valorizzare questi periodi? La risposta dei giudici supremi chiarisce l’applicazione delle norme specifiche, superando interpretazioni errate che potevano danneggiare l’equilibrio del sistema previdenziale.

Il Caso: Dalla Mobilità alla Pensione

La vicenda ha origine dalla richiesta di un lavoratore, collocato in pensione dopo un periodo di mobilità, di ottenere il ricalcolo del proprio assegno previdenziale. Secondo il lavoratore, il calcolo della retribuzione pensionabile per il periodo di mobilità doveva basarsi sulla retribuzione percepita nei dodici mesi immediatamente precedenti l’inizio del trattamento di mobilità.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano accolto questa tesi, rigettando le difese dell’ente previdenziale. Quest’ultimo, tuttavia, ha deciso di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero applicato una normativa errata.

La Controversia Giuridica sul Calcolo dei Contributi

Il cuore del problema risiedeva nell’individuazione della norma corretta da applicare. L’ente previdenziale lamentava la violazione e falsa applicazione di diverse disposizioni, in particolare dell’art. 7, comma 9, della legge n. 223/1991, che disciplina specificamente la contribuzione figurativa mobilità.

Secondo la tesi dell’ente, il valore dei contributi figurativi accreditati durante la mobilità non può essere basato su un criterio generico (come quello dei dodici mesi precedenti), ma deve essere strettamente collegato alla retribuzione presa a riferimento per il calcolo del trattamento straordinario di integrazione salariale (CIGS) che precede la mobilità. Questo approccio si fonda su un dato reale e specifico, piuttosto che su un valore astratto o virtuale.

Le Motivazioni della Cassazione sul Calcolo della Contribuzione Figurativa Mobilità

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso dell’ente previdenziale. Richiamando precedenti sentenze conformi, ha stabilito che la Corte d’Appello ha commesso un errore nell’applicare una norma (l’art. 8, comma 2, della legge n. 155/1981) che disciplina ipotesi diverse da quella in esame.

I giudici supremi hanno chiarito che la disciplina specifica per la contribuzione figurativa mobilità è contenuta nell’art. 7, commi 1 e 9, della legge n. 223/1991. Questa normativa stabilisce in modo inequivocabile che il valore della contribuzione figurativa deve essere calcolato utilizzando non un dato virtuale, ma il dato reale corrispondente alla retribuzione cui è riferito il trattamento straordinario di integrazione salariale. Si tratta della retribuzione che il lavoratore avrebbe percepito se avesse continuato a lavorare, sulla base della quale viene calcolata l’indennità di mobilità.

Le Conclusioni: Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione riafferma un principio di specialità: le norme specifiche prevalgono su quelle generali. Per il calcolo della pensione, il periodo di mobilità deve essere valorizzato sulla base della retribuzione di riferimento per la CIGS, che è il parametro reale e concreto previsto dal legislatore. Questo garantisce coerenza al sistema, evitando che il calcolo della pensione si basi su periodi di riferimento non pertinenti.

Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello è stata annullata e il caso è stato rinviato allo stesso organo giudiziario, in diversa composizione, per una nuova decisione che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato dalla Suprema Corte. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche, poiché fornisce un criterio certo e uniforme per il calcolo delle pensioni di tutti i lavoratori che hanno attraversato periodi di mobilità.

Come si calcola il valore dei contributi figurativi per i periodi di mobilità ai fini della pensione?
Il valore deve essere calcolato utilizzando la retribuzione reale cui è riferito il trattamento straordinario di integrazione salariale (CIGS) che il lavoratore ha percepito o avrebbe percepito prima della mobilità, e non su un dato virtuale come la retribuzione dei dodici mesi precedenti.

Quale legge disciplina specificamente il calcolo della contribuzione figurativa per la mobilità?
La normativa di riferimento è l’articolo 7, comma 9, della legge n. 223/1991, che regola in modo specifico i criteri per la valorizzazione dei periodi di mobilità ai fini pensionistici.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello ha erroneamente applicato una norma generica (l’art. 8 della legge n. 155/1981) invece della disposizione specifica prevista per la contribuzione figurativa in caso di mobilità (art. 7 della legge n. 223/1991).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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