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Contribuzione dottorato: obblighi per dipendenti

Una docente in aspettativa per un dottorato di ricerca con borsa di studio ha richiesto al Ministero il versamento dei contributi previdenziali per tale periodo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo una distinzione fondamentale: l’obbligo di contribuzione dottorato per il datore di lavoro pubblico sussiste solo se il dottorato è senza borsa e il dipendente conserva il trattamento economico. In caso di dottorato con borsa, il dipendente riceve l’assegno dall’università e deve provvedere autonomamente all’iscrizione e al versamento dei contributi alla Gestione Separata INPS.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contribuzione Dottorato: Obblighi e Diritti del Dipendente Pubblico con Borsa di Studio

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, n. 14456 del 2024, offre un chiarimento cruciale sulla contribuzione dottorato per i dipendenti pubblici. La sentenza stabilisce una netta linea di demarcazione tra i dottorati con borsa di studio e quelli senza, definendo con precisione su chi ricada l’onere contributivo. Questa decisione ha implicazioni significative per tutti i dipendenti pubblici che intendono intraprendere un percorso di alta formazione.

I Fatti del Caso: Una Docente in Dottorato di Ricerca

Una docente di ruolo, dipendente del Ministero dell’Istruzione, aveva ottenuto un’aspettativa senza assegni per frequentare un corso di dottorato di ricerca presso un’università. Per tale periodo, la docente era beneficiaria di una borsa di studio. Successivamente, la docente ha citato in giudizio il Ministero, chiedendo di accertare l’omissione nel versamento dei contributi previdenziali e pensionistici per il periodo di durata del dottorato.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano rigettato la sua domanda. I giudici di merito avevano evidenziato che la normativa distingue nettamente l’ipotesi del dottorato con borsa da quella senza borsa. Nel primo caso, venendo meno l’obbligo retributivo a carico dell’amministrazione di appartenenza, cessa anche l’obbligo contributivo. La docente ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’obbligo di versamento dei contributi dovesse permanere in capo al Ministero.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della docente, confermando la correttezza delle decisioni dei gradi precedenti. I giudici supremi hanno ribadito che la disciplina normativa vigente crea due scenari ben distinti con conseguenze diverse in termini di trattamento economico e previdenziale.

Le Motivazioni della Sentenza: La Distinzione Chiave

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 2 della Legge n. 476/1984. Questa norma regola il congedo straordinario per i dipendenti pubblici ammessi a corsi di dottorato e differenzia chiaramente le due situazioni.

Dottorato Senza Borsa di Studio

Nel caso in cui un dipendente pubblico sia ammesso a un corso di dottorato senza borsa di studio (o vi rinunci), la legge stabilisce che l’interessato, pur essendo in aspettativa, “conserva il trattamento economico, previdenziale e di quiescenza in godimento da parte dell’amministrazione pubblica”. In questa situazione, l’amministrazione di appartenenza continua a erogare lo stipendio e, di conseguenza, a versare i relativi contributi.

Dottorato Con Borsa di Studio e la Contribuzione

La situazione cambia radicalmente quando il dipendente pubblico usufruisce di una borsa di studio. In questo caso, il dipendente viene collocato in “congedo straordinario per motivi di studio senza assegni”. Ciò significa che l’amministrazione di appartenenza non è più tenuta a corrispondergli la retribuzione. Di conseguenza, viene meno anche l’obbligo correlato al versamento dei contributi.

La Corte ha chiarito che l’onere previdenziale si sposta. Il dottorando con borsa è tenuto a iscriversi alla Gestione Separata dell’INPS e a versare autonomamente i contributi per la quota a suo carico, come previsto dalla Legge n. 335/1995. Questo non significa che il periodo non sia valido ai fini pensionistici. La legge, infatti, specifica che “il periodo di congedo straordinario è utile ai fini della progressione di carriera, del trattamento di quiescenza e di previdenza”, ma l’onere economico per la copertura contributiva non grava sull’amministrazione di provenienza, bensì sul dottorando e sull’ente che eroga la borsa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Dipendenti Pubblici

L’ordinanza consolida un principio interpretativo di fondamentale importanza. I dipendenti pubblici che intendono accedere a un dottorato di ricerca devono essere consapevoli delle diverse implicazioni previdenziali:

1. Dottorato con Borsa: L’amministrazione di appartenenza concede un’aspettativa senza stipendio. Il dipendente percepisce la borsa dall’università e deve farsi carico, tramite iscrizione alla Gestione Separata INPS, della propria posizione contributiva.
2. Dottorato senza Borsa: L’amministrazione di appartenenza continua a corrispondere lo stipendio e, di conseguenza, a versare tutti i contributi previdenziali e assistenziali.

Questa distinzione è volta a contemperare il diritto allo studio del dipendente con l’interesse della pubblica amministrazione, evitando un doppio onere per lo Stato (retribuzione/contribuzione da un lato e borsa di studio dall’altro). La scelta tra accettare o meno la borsa di studio assume quindi un rilievo non solo economico immediato, ma anche e soprattutto previdenziale.

Un dipendente pubblico in aspettativa per un dottorato con borsa di studio ha diritto al versamento dei contributi da parte della sua amministrazione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se il dipendente usufruisce della borsa di studio, viene collocato in aspettativa senza assegni. Di conseguenza, l’amministrazione di appartenenza non ha l’obbligo di versare i contributi previdenziali, in quanto viene meno l’obbligo retributivo.

In caso di dottorato con borsa di studio, chi deve versare i contributi previdenziali?
L’onere contributivo ricade sul dottorando stesso. Egli deve iscriversi alla Gestione Separata dell’INPS e provvedere autonomamente al versamento dei contributi per la quota a suo carico, secondo quanto previsto dalla legge n. 335/1995.

Il periodo di dottorato di ricerca con borsa è comunque utile ai fini pensionistici e di carriera?
Sì. La legge stabilisce che il periodo di congedo straordinario per dottorato è utile sia per la progressione di carriera sia per il trattamento di quiescenza e previdenza. Tuttavia, la validità ai fini pensionistici è subordinata al corretto versamento dei contributi da parte dell’interessato alla Gestione Separata INPS.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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