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Contributo solidarietà pensioni: Cassa illegittima

Un ente previdenziale di categoria ha impugnato in Cassazione la sentenza che lo condannava a restituire a un pensionato il contributo di solidarietà prelevato sulla sua pensione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: le Casse professionali privatizzate non hanno il potere autonomo di imporre prelievi forzosi sulle pensioni già maturate. Tale potere, che incide sul patrimonio dei cittadini, è riservato esclusivamente alla legge dello Stato, come previsto dalla Costituzione. La Corte ha inoltre confermato che il diritto alla restituzione si prescrive in dieci anni e che gli interessi sono dovuti dalla data di ogni singolo prelievo illegittimo.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: la Cassazione Conferma l’Illegittimità

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha nuovamente affrontato la delicata questione del contributo di solidarietà imposto dalle Casse di previdenza professionali privatizzate. La decisione conferma un orientamento ormai consolidato: tali enti non possono, di propria iniziativa, imporre prelievi forzosi sulle pensioni già in essere. Si tratta di un principio fondamentale a tutela dei diritti acquisiti dei pensionati e del riparto di competenze tra poteri dello Stato.

I Fatti del Caso

Un professionista, titolare di una pensione di vecchiaia erogata dalla propria Cassa di previdenza di categoria, si era visto applicare una trattenuta mensile a titolo di “contributo di solidarietà”. Ritenendo tale prelievo illegittimo, ha adito il Tribunale, chiedendo che ne venisse accertata l’illegittimità e che l’ente fosse condannato alla restituzione delle somme trattenute.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al pensionato. I giudici di merito hanno stabilito che l’ente non aveva il potere di imporre un simile contributo, in quanto disposto in violazione di norme di legge e principi costituzionali. L’ente previdenziale, non rassegnandosi alla duplice sconfitta, ha proposto ricorso per cassazione, basando la propria difesa su tre motivi principali: la presunta legittimità del contributo in nome dell’autonomia gestionale e della stabilità finanziaria, l’applicazione di una prescrizione breve di cinque anni e l’errato calcolo degli interessi sulle somme da restituire.

Il Contributo di Solidarietà secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto le decisioni dei gradi precedenti. La decisione si fonda su argomentazioni giuridiche solide e su un orientamento giurisprudenziale che la Corte stessa definisce “diritto vivente”.

I giudici hanno chiarito che, sebbene gli enti previdenziali privatizzati godano di autonomia gestionale per assicurare l’equilibrio di bilancio, questa autonomia non può spingersi fino a imporre prestazioni patrimoniali. Un prelievo come il contributo di solidarietà su pensioni già determinate non modifica i criteri di calcolo della prestazione, ma impone un sacrificio economico che, per sua natura, rientra nelle “prestazioni patrimoniali” menzionate dall’articolo 23 della Costituzione. Tale articolo stabilisce una riserva di legge: solo lo Stato, attraverso una legge, può imporre obblighi economici ai cittadini.

Di conseguenza, le delibere interne di una Cassa, pur animate dall’obiettivo di garantire la stabilità futura, non hanno la forza di legge necessaria per giustificare un simile prelievo. Agire diversamente significherebbe violare un principio costituzionale fondamentale.

Prescrizione e Interessi: le Altre Questioni Decise

La Corte ha respinto anche gli altri due motivi di ricorso dell’ente. Per quanto riguarda la prescrizione, è stato confermato che l’azione di restituzione delle somme indebitamente trattenute non è soggetta alla prescrizione breve di cinque anni, tipica dei ratei di pensione, ma a quella ordinaria di dieci anni. Questo perché la richiesta di restituzione non riguarda un credito previdenziale liquido ed esigibile, ma un’azione di ripetizione dell’indebito.

Infine, è stato stabilito che gli interessi sulle somme da restituire decorrono dal momento di ogni singolo prelievo illegittimo e non dalla data della domanda giudiziale. I crediti previdenziali, spiega la Corte, hanno natura unitaria e gli accessori (interessi e rivalutazione) ne sono una componente essenziale fin dall’origine del diritto.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nel bilanciamento tra l’autonomia degli enti previdenziali e i diritti fondamentali dei singoli. La Corte di Cassazione, citando numerosi precedenti conformi, ha ribadito che l’obiettivo di assicurare l’equilibrio di bilancio e la stabilità della gestione non può essere perseguito attraverso strumenti che la legge riserva al legislatore statale. L’imposizione di una trattenuta su un trattamento pensionistico già determinato non incide sui criteri di calcolo futuri, ma si configura come un prelievo assimilabile a un’imposta, la cui istituzione è coperta da riserva di legge assoluta ai sensi dell’art. 23 della Costituzione. La Corte ha quindi affermato l’incompatibilità di tali atti con il principio del pro rata e con la tutela dei diritti patrimoniali dei pensionati, consolidando un orientamento che protegge i cittadini da imposizioni non previste da una fonte normativa primaria.

Le Conclusioni

La decisione in commento rappresenta un’importante conferma per tutti i pensionati delle Casse professionali. Essa stabilisce chiaramente i limiti dell’autonomia di questi enti, riaffermando che la tutela dei diritti acquisiti e i principi costituzionali prevalgono sulle esigenze di bilancio, le quali devono essere perseguite con gli strumenti consentiti dalla legge. I pensionati che hanno subito trattenute a titolo di contributo di solidarietà vedono così rafforzato il loro diritto a chiederne la restituzione, potendo contare su un termine di prescrizione decennale e sul riconoscimento degli interessi dal giorno in cui il prelievo è stato effettuato.

Una Cassa di previdenza privatizzata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, le Casse di previdenza privatizzate non possono adottare provvedimenti che impongono una trattenuta a titolo di contributo di solidarietà su trattamenti pensionistici già determinati. Tale potere è riservato esclusivamente al legislatore statale, in quanto si tratta di una prestazione patrimoniale soggetta a riserva di legge ai sensi dell’art. 23 della Costituzione.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione di un contributo di solidarietà illegittimo?
Il termine di prescrizione per l’azione di restituzione delle somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà è quello ordinario di dieci anni. Non si applica il termine breve di cinque anni previsto per i ratei delle prestazioni previdenziali.

Da quando decorrono gli interessi sulle somme da restituire per un contributo di solidarietà illegittimo?
Gli interessi legali sulle somme da restituire decorrono dalla data di maturazione del diritto, che coincide con il momento in cui ogni singolo prelievo illegittimo è stato effettuato dalla Cassa, e non dalla data della domanda giudiziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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