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Contributo solidarietà: la Cassazione lo boccia

La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo il contributo di solidarietà imposto da una cassa di previdenza privata ai suoi pensionati. La Corte ha stabilito che tale prelievo, essendo una prestazione patrimoniale, può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non da un regolamento interno della Cassa, in rispetto del principio costituzionale della riserva di legge. Inoltre, è stato confermato che il diritto del pensionato a richiedere la restituzione delle somme trattenute si prescrive in dieci anni e non in cinque.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo Solidarietà sulle Pensioni: La Cassazione Conferma l’Illegittimità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sulla questione del contributo solidarietà imposto dalle Casse di previdenza private, consolidando un orientamento ormai granitico. La decisione ribadisce un principio fondamentale: l’autonomia gestionale degli enti previdenziali non può spingersi fino a introdurre prestazioni patrimoniali in assenza di una specifica previsione di legge. Questa pronuncia offre importanti tutele ai pensionati e chiarisce i limiti del potere regolamentare delle Casse.

I Fatti del Caso

Un professionista, pensionato dal 2007 e iscritto alla Cassa di previdenza di categoria, si è visto applicare una trattenuta sul proprio assegno pensionistico a titolo di “contributo di solidarietà”. Tale contributo era stato introdotto e rinnovato nel tempo attraverso delibere interne dell’ente previdenziale. Ritenendo illegittimo il prelievo, il pensionato ha adito le vie legali per ottenerne l’accertamento dell’illegittimità e la restituzione delle somme indebitamente trattenute. Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno dato ragione al professionista, condannando la Cassa alla restituzione di quanto percepito, nel limite della prescrizione decennale.

L’Appello della Cassa e il Ricorso in Cassazione

La Cassa di previdenza ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, articolando il ricorso su tre motivi principali. In sintesi, l’ente sosteneva la legittimità del contributo in virtù della propria autonomia negoziale, finalizzata a garantire l’equilibrio di bilancio e la sostenibilità a lungo termine del sistema. La Cassa affermava che le norme introdotte dal legislatore nel tempo (in particolare la L. 296/06) avessero ampliato i suoi poteri, consentendole di derogare al rigido criterio del pro-rata e di introdurre misure come il contributo di solidarietà. Contestava, inoltre, la decisione sulla prescrizione, ritenendo applicabile il termine breve di cinque anni anziché quello ordinario di dieci.

Le Motivazioni: il Contributo Solidarietà e la Riserva di Legge

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le argomentazioni della Cassa. Le motivazioni della Corte si fondano su principi giuridici consolidati e di fondamentale importanza.

In primo luogo, la Corte ha ribadito che il contributo solidarietà, avendo natura di prestazione patrimoniale imposta, rientra nell’ambito di applicazione dell’articolo 23 della Costituzione. Tale norma stabilisce una “riserva di legge”, il che significa che nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base a una legge dello Stato. Di conseguenza, un regolamento o una delibera di un ente privato, seppur dotato di autonomia, non costituisce una fonte idonea a introdurre un simile prelievo. L’autonomia delle Casse privatizzate, pur essendo ampia, non è “legibus soluta” (sciolta dalle leggi) e non può derogare a principi costituzionali.

Le Motivazioni: la Prescrizione Decennale

Anche sul tema della prescrizione, la Corte ha confermato la correttezza della decisione d’appello. I giudici hanno chiarito che l’azione del pensionato non mirava a un ricalcolo dei singoli ratei di pensione (per i quali si applicherebbe la prescrizione quinquennale), ma alla restituzione di somme trattenute senza titolo (azione di ripetizione dell’indebito). In questo caso, il diritto alla restituzione è soggetto al termine di prescrizione ordinario di dieci anni, come previsto dall’art. 2946 del codice civile. La Corte ha sottolineato che si tratta di un potere di prelievo unilaterale esercitato dalla Cassa che si è sovrapposto al diritto alla pensione, ma non si è confuso con esso.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame consolida un orientamento giurisprudenziale a forte tutela dei diritti dei pensionati. Le conclusioni che se ne possono trarre sono nette: le Casse di previdenza private non possono, di propria iniziativa, imporre contributi di solidarietà o altre forme di prelievo sulle pensioni già liquidate. Tali misure, per essere legittime, richiedono un intervento del legislatore. I pensionati che hanno subito trattenute analoghe hanno quindi solide basi per agire in giudizio e richiedere la restituzione di quanto versato, entro il termine di prescrizione di dieci anni. La decisione funge anche da monito per gli enti previdenziali, che sono stati condannati non solo al pagamento delle spese legali, ma anche a versare una somma aggiuntiva per aver intentato un ricorso su questioni già ampiamente decise dalla giurisprudenza, in palese violazione del principio di ragionevole durata del processo.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni con un proprio regolamento?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un tale contributo è una prestazione patrimoniale che può essere introdotta solo da una legge dello Stato, in virtù del principio della riserva di legge previsto dall’art. 23 della Costituzione.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere la restituzione del contributo di solidarietà illegittimamente trattenuto?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni, non quello di cinque anni previsto per i ratei pensionistici. Questo perché l’azione mira a recuperare somme indebitamente trattenute, non a ricalcolare la pensione.

L’autonomia gestionale delle Casse privatizzate permette di derogare al principio del pro-rata o di imporre prelievi sulle pensioni già maturate?
No. L’autonomia delle Casse, sebbene ampia, non permette di derogare a norme primarie come la riserva di legge. Qualsiasi intervento sulle pensioni, specialmente su quelle già in essere, deve rispettare i principi costituzionali e non può configurarsi come un prelievo arbitrario non previsto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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