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Contributo solidarietà: illegittimo se senza legge

Un ente previdenziale per professionisti ha trattenuto un “contributo solidarietà” dalla pensione di un suo iscritto. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, dichiarando la trattenuta illegittima. Secondo la Corte, un simile contributo, avendo natura di prestazione patrimoniale imposta, può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non da un regolamento interno dell’ente. L’autonomia regolamentare della cassa non si estende fino a poter imporre nuove tasse su trattamenti pensionistici già consolidati. La Corte ha inoltre ribadito che il diritto al rimborso si prescrive in dieci anni.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà: Illegittimo se Imposto senza una Legge

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24667/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia previdenziale: un contributo solidarietà non può essere introdotto da una cassa di previdenza privata tramite un proprio regolamento. Essendo una prestazione patrimoniale imposta, necessita di una base legale solida, ovvero una legge dello Stato. Questa decisione conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato, tracciando confini netti all’autonomia degli enti previdenziali privatizzati.

I Fatti del Caso

Un professionista in pensione si è visto trattenere dalla propria cassa di previdenza un “contributo di solidarietà” sui ratei pensionistici maturati. Ritenendo illegittima tale trattenuta, ha adito le vie legali. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al pensionato, condannando la cassa alla restituzione delle somme indebitamente prelevate. I giudici di merito hanno stabilito che l’ente non aveva il potere di imporre tale contributo in assenza di una specifica norma di legge, come richiesto dall’art. 23 della Costituzione, e hanno fissato in dieci anni il termine di prescrizione per la restituzione.

La cassa previdenziale ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di aver agito nell’ambito della propria autonomia regolamentare per garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine e contestando la durata decennale della prescrizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto che i motivi presentati dalla cassa non fossero in grado di scalfire il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità sulle questioni sollevate. La decisione si fonda su argomentazioni chiare e coerenti con i precedenti, riaffermando i limiti dell’autonomia delle casse private e la necessità di una base legale per le prestazioni patrimoniali imposte.

Le Motivazioni: Analisi del Contributo di Solidarietà e Autonomia delle Casse

La Corte ha smontato le argomentazioni della ricorrente punto per punto. Innanzitutto, ha ricordato che l’autonomia regolamentare concessa alle casse di previdenza privatizzate (ai sensi della L. 335/95) è circoscritta. Essa permette di variare le aliquote contributive o i coefficienti di rendimento, ma non di introdurre nuove imposizioni come il contributo solidarietà su trattamenti pensionistici già quantificati e attribuiti.

Richiamando la sentenza n. 173/2016 della Corte Costituzionale, la Cassazione ha sottolineato che il contributo solidarietà ha la natura di “prestazione patrimoniale imposta”, la quale, secondo l’art. 23 della Costituzione, è soggetta a una “riserva di legge”. Ciò significa che solo una legge formale può istituire un prelievo di questo tipo. Un regolamento interno di una cassa privata non è una fonte normativa idonea a tale scopo. Le norme invocate dalla cassa a sostegno della sua tesi non sono state ritenute pertinenti, in quanto non attribuiscono il potere di istituire in via autonoma e permanente un tale contributo.

Le Motivazioni: La Questione della Prescrizione

Anche sul terzo motivo di ricorso, relativo alla prescrizione, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. La cassa sosteneva l’applicazione della prescrizione breve di cinque anni, tipica dei ratei pensionistici. Tuttavia, la Cassazione ha ribadito che la pretesa del pensionato non riguarda singoli ratei non pagati, ma la riliquidazione dell’intera pensione a seguito di una trattenuta illegittima. In casi come questo, dove è contestato l’ammontare stesso del trattamento pensionistico, si applica l’ordinaria prescrizione decennale prevista dall’art. 2946 del Codice Civile. Il diritto alla corretta quantificazione della pensione prevale sulla disciplina dei singoli ratei.

Le Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un importante baluardo a tutela dei pensionati iscritti a casse previdenziali privatizzate. Le implicazioni sono chiare:

1. Limiti all’autonomia: L’autonomia degli enti previdenziali non è assoluta. Essi possono gestire le proprie finanze e adeguare i parametri tecnici, ma non possono trasformarsi in legislatori fiscali imponendo prelievi non previsti dalla legge.
2. Tutela dei diritti acquisiti: Le pensioni, una volta liquidate, rappresentano diritti acquisiti che non possono essere intaccati da decisioni unilaterali degli enti, se non sulla base di una espressa previsione legislativa.
3. Certezza del diritto: La conferma della prescrizione decennale per le azioni di riliquidazione offre ai pensionati un arco temporale adeguato per far valere i propri diritti in caso di trattenute illegittime, garantendo una maggiore certezza giuridica.

Una cassa di previdenza privata può introdurre un contributo di solidarietà sulle pensioni tramite un proprio regolamento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il contributo di solidarietà è una prestazione patrimoniale imposta e, come tale, è soggetto alla riserva di legge prevista dall’art. 23 della Costituzione. Può essere introdotto solo da una legge dello Stato, non da un regolamento interno di un ente previdenziale.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione di un contributo di solidarietà trattenuto illegittimamente?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.). Questo perché la richiesta non riguarda singoli ratei di pensione non pagati, ma la rideterminazione dell’importo corretto della pensione a seguito di una trattenuta illegittima, ovvero un diritto alla riliquidazione del trattamento.

Perché l’autonomia regolamentare delle casse privatizzate non permette di istituire un contributo di solidarietà?
Perché la loro autonomia, definita dalla legge (art. 3, co. 12, L. 335/95), è limitata a specifici ambiti, come la variazione delle aliquote contributive e dei coefficienti di calcolo. Non si estende alla creazione di nuove imposizioni su trattamenti pensionistici già quantificati, in quanto ciò esula dai poteri loro conferiti e invade una materia riservata alla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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