LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contributo solidarietà: illegittimo se imposto da Casse

La Corte di Cassazione ha stabilito l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto da una Cassa di previdenza privatizzata sulle pensioni dei propri iscritti. Secondo la Corte, tale prelievo, avendo natura di prestazione patrimoniale imposta, può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non rientra nei poteri regolamentari autonomi dell’ente previdenziale. Di conseguenza, il pensionato ha diritto alla restituzione delle somme trattenute, con un termine di prescrizione decennale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: la Cassazione fissa i paletti per le Casse private

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza per i professionisti iscritti a Casse di previdenza privatizzate: la legittimità dell’introduzione di un contributo di solidarietà tramite regolamento interno. La Suprema Corte, confermando una consolidata giurisprudenza, ha ribadito che un simile prelievo, incidendo su trattamenti pensionistici già liquidati, esula dai poteri autonomi degli enti e può essere disposto solo dal legislatore.

Il caso: un prelievo contestato da un pensionato

Un professionista, titolare di una pensione di vecchiaia anticipata erogata dalla sua Cassa di previdenza di categoria, si è visto applicare una trattenuta a titolo di “contributo di solidarietà”. Ritenendo illegittimo tale prelievo, ha agito in giudizio per ottenerne la restituzione. La Corte d’Appello, in riforma della decisione di primo grado, ha dato ragione al pensionato, dichiarando l’illegittimità del contributo e condannando la Cassa alla restituzione delle somme indebitamente trattenute, comprensive di interessi e rivalutazione. La Cassa ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo la legittimità del proprio operato in virtù dell’autonomia gestionale e regolamentare riconosciuta agli enti previdenziali privatizzati.

I limiti all’autonomia delle Casse e l’illegittimità del contributo di solidarietà

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Cassa, basando la sua decisione su principi fondamentali del nostro ordinamento. Sebbene le Casse professionali privatizzate (ai sensi del D.Lgs. 509/1994) godano di autonomia gestionale, organizzativa e contabile, tale autonomia non è assoluta. Essa deve essere esercitata nel rispetto dei limiti fissati dalla legge, in particolare per garantire l’equilibrio di bilancio a lungo termine.

La legge (in particolare, l’art. 3, comma 12, della L. 335/1995) elenca tassativamente gli strumenti a disposizione delle Casse per assicurare la stabilità finanziaria. Questi includono la variazione delle aliquote contributive, la riparametrazione dei coefficienti di rendimento o l’adozione di altri criteri per la determinazione del trattamento pensionistico, sempre nel rispetto del principio del pro rata per i diritti già maturati.

La natura del prelievo

Il contributo di solidarietà, secondo la Corte, non rientra in nessuna di queste categorie. Non è una modifica dei criteri di calcolo della pensione, ma un prelievo imposto su un trattamento già determinato e liquidato. Esso costituisce una vera e propria prestazione patrimoniale imposta, che, ai sensi dell’art. 23 della Costituzione, è soggetta a una riserva di legge. Questo significa che solo una legge dello Stato può introdurre un simile prelievo, non un atto regolamentare di un ente, seppur autonomo. Pertanto, l’atto della Cassa è stato dichiarato illegittimo perché ha travalicato i poteri ad essa conferiti dalla normativa primaria.

La prescrizione per la restituzione: un termine decennale

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda il termine di prescrizione per richiedere la restituzione delle somme. La Cassa sosteneva l’applicazione della prescrizione breve quinquennale, tipica dei ratei di pensione. La Cassazione ha invece confermato che il diritto alla restituzione delle somme indebitamente trattenute a titolo di contributo di solidarietà si prescrive nel termine ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.).

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. L’autonomia concessa alle Casse professionali privatizzate con il D.Lgs. 509/1994 è finalizzata a garantire la stabilità delle gestioni previdenziali, ma non può spingersi fino a derogare a principi costituzionali come la riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali imposte (Art. 23 Cost.). Il contributo di solidarietà non modifica i criteri di calcolo della pensione, ma impone un prelievo su un diritto già acquisito. Questo lo qualifica come una prestazione patrimoniale che solo il legislatore ha il potere di istituire. Qualsiasi tentativo da parte delle Casse di agire in tal senso eccede i limiti della loro autonomia normativa. Per quanto riguarda la prescrizione, la Corte ha specificato che la controversia non verte sulla liquidazione o riliquidazione della pensione (per cui varrebbe il termine di cinque anni), ma sul recupero di somme trattenute illegittimamente. Si tratta quindi di un’azione di ripetizione dell’indebito, soggetta alla prescrizione ordinaria decennale, poiché il credito alla restituzione non era né liquido né esigibile prima dell’accertamento giudiziale della sua illegittimità.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma un principio fondamentale: l’autonomia delle Casse professionali non è senza limiti. La tutela dell’equilibrio finanziario deve avvenire attraverso gli strumenti previsti dalla legge, senza invadere la sfera di competenza esclusiva del legislatore. I pensionati che hanno subito trattenute per contributi di solidarietà istituiti autonomamente dalle Casse hanno il diritto di chiederne la restituzione, potendo contare su un termine di prescrizione decennale per far valere i propri diritti. Questa decisione rappresenta un importante baluardo a tutela dei diritti acquisiti dei pensionati e chiarisce in modo definitivo i confini del potere regolamentare degli enti previdenziali privatizzati.

Una Cassa di previdenza privatizzata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’introduzione di un contributo di solidarietà su trattamenti pensionistici già liquidati ha la natura di una prestazione patrimoniale imposta. In base all’art. 23 della Costituzione, tale prelievo è soggetto a riserva di legge e, pertanto, può essere istituito solo da una legge dello Stato e non da un regolamento interno della Cassa.

Perché il contributo di solidarietà è considerato illegittimo se non previsto dalla legge?
È illegittimo perché non rientra negli strumenti che la legge concede alle Casse per garantire il loro equilibrio finanziario (come la modifica delle aliquote o dei coefficienti di rendimento). Si tratta di un prelievo su un diritto già acquisito, che esula dai poteri di autonomia regolamentare dell’ente, invadendo una competenza esclusiva del legislatore.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione delle somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà?
Il termine di prescrizione per l’azione di recupero delle somme indebitamente trattenute è quello ordinario decennale (art. 2946 c.c.). Non si applica la prescrizione breve di cinque anni, in quanto la controversia non riguarda i ratei di pensione ma la restituzione di un prelievo illegittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati