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Contributo di solidarietà: quando è illegittimo?

La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, stabilendo l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto da un ente previdenziale privato su una pensione già erogata. La Corte ha ribadito che un simile prelievo, essendo una prestazione patrimoniale imposta, necessita di una base legale specifica che non può essere surrogata dall’autonomia gestionale della Cassa. Di conseguenza, l’ente è stato condannato a restituire le somme indebitamente trattenute, con prescrizione decennale e interessi decorrenti da ogni singolo prelievo.

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Pubblicato il 19 luglio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: La Corte d’Appello ne Conferma l’Illegittimità

Il tema del contributo di solidarietà applicato dalle Casse di previdenza private è da tempo al centro di un acceso dibattito legale. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Bologna ha fornito un’ulteriore, chiara indicazione, confermando l’illegittimità di tali prelievi quando imposti in assenza di una specifica norma di legge. Analizziamo la decisione per capire le ragioni giuridiche e le conseguenze pratiche per i pensionati.

I Fatti di Causa: Il Prelievo sulla Pensione

Un professionista in pensione si è rivolto al Tribunale del Lavoro contestando le trattenute effettuate sulla sua pensione a titolo di contributo di solidarietà da parte del proprio ente previdenziale privato. Secondo il pensionato, l’ente non aveva il potere di imporre un simile prelievo, introdotto tramite proprie delibere interne, in quanto lesivo dei suoi diritti acquisiti.
Il Tribunale di primo grado gli ha dato parzialmente ragione, dichiarando illegittime le trattenute ad eccezione di un periodo specifico (2012-2013) in cui un prelievo dell’1% era stato previsto da una norma di legge (D.L. 201/2011). L’ente è stato quindi condannato a restituire le somme indebitamente percepite.

L’Appello dell’Ente Previdenziale

L’ente previdenziale ha impugnato la sentenza, sostenendo di aver agito nell’ambito della propria autonomia gestionale, conferitagli dalla legge per assicurare la stabilità finanziaria a lungo termine. Secondo la tesi difensiva, le riforme legislative succedutesi nel tempo avrebbero ampliato i suoi poteri, consentendogli di adottare tutti i “provvedimenti necessari” a garantire l’equilibrio di bilancio, incluso il contributo di solidarietà.
Inoltre, l’ente ha contestato la durata della prescrizione, ritenendola quinquennale anziché decennale, e la decorrenza degli interessi, che a suo avviso dovevano partire dalla domanda di restituzione e non da ogni singolo prelievo.

Analisi del Contributo di Solidarietà e il Principio di Legalità

La Corte d’Appello ha rigettato integralmente l’appello, basando la sua decisione su un principio cardine dell’ordinamento italiano: la riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali imposte, sancita dall’articolo 23 della Costituzione. Il contributo di solidarietà, secondo la Corte, è a tutti gli effetti un prelievo coattivo che incide sul patrimonio del cittadino. In quanto tale, non può essere introdotto da una fonte normativa secondaria come una delibera di un ente privato, seppur dotato di autonomia, ma necessita di una chiara e specifica previsione di legge.
I giudici hanno chiarito che l’autonomia gestionale delle Casse privatizzate permette di intervenire su elementi come le aliquote contributive o i coefficienti di calcolo della pensione (rispettando il principio del pro-rata), ma non di imporre un prelievo esterno su una prestazione pensionistica già liquidata e determinata nei suoi importi.

La Questione della Prescrizione e degli Interessi

Anche sui motivi subordinati, la Corte ha dato torto all’ente previdenziale.

Prescrizione Decennale

È stato confermato l’orientamento consolidato secondo cui i crediti relativi a ratei di pensione non riscossi si prescrivono nel termine ordinario di dieci anni. La prescrizione quinquennale, invocata dall’ente, si applica solo quando il credito è liquido ed esigibile, condizione che non si verifica quando il pensionato può riscuotere solo l’importo già decurtato dal contributo illegittimo.

Decorrenza degli Interessi

La Corte ha stabilito che gli interessi sulle somme da restituire decorrono dalla data di ogni singola trattenuta. Questo perché il credito pensionistico ha natura unitaria: gli accessori (interessi e rivalutazione) sono componenti essenziali della prestazione stessa e servono a mantenerne il valore reale nel tempo. Il pagamento del solo capitale si configura come un adempimento parziale, e l’inadempimento si verifica al momento di ogni prelievo indebito.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sull’interpretazione rigorosa dei poteri conferiti agli enti previdenziali privatizzati. La facoltà di garantire l’equilibrio di bilancio non costituisce una “carta bianca” che permette di superare i principi costituzionali. La stessa Corte Costituzionale ha ritenuto legittimi i contributi di solidarietà solo quando introdotti dal legislatore e nel rispetto di precisi criteri di ragionevolezza, eccezionalità e temporaneità. L’autonomia della Cassa non può spingersi fino a creare una nuova forma di imposizione fiscale o parafiscale. Le norme che hanno previsto un contributo di solidarietà per legge (come il D.L. 201/2011) non fanno che confermare, a contrario, che senza un intervento legislativo tale potere non esiste. Pertanto, le delibere dell’ente sono state ritenute prive di fondamento giuridico.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante vittoria per i diritti dei pensionati. Essa riafferma che l’autonomia degli enti previdenziali, seppur ampia, incontra un limite invalicabile nei principi costituzionali, in particolare nella riserva di legge. I pensionati che hanno subito trattenute a titolo di contributo di solidarietà sulla base di mere delibere interne, senza una copertura legislativa, hanno diritto a chiederne la restituzione integrale. La decisione chiarisce inoltre che tale diritto si prescrive in dieci anni e che la restituzione deve includere gli interessi calcolati dal momento di ogni singolo prelievo illegittimo, garantendo un pieno ristoro del danno subito.

Un ente previdenziale privato può imporre autonomamente un contributo di solidarietà sulle pensioni già in pagamento?
No. Secondo la sentenza, un tale prelievo è una prestazione patrimoniale imposta che, in base all’art. 23 della Costituzione, richiede una specifica base legale. L’autonomia gestionale della Cassa non è sufficiente per introdurlo.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione del contributo di solidarietà illegittimamente trattenuto?
Il termine di prescrizione è decennale. La Corte ha stabilito che non si applica la prescrizione breve quinquennale poiché il credito del pensionato non era liquido ed esigibile nel suo intero ammontare, essendo stato decurtato alla fonte.

Da quando decorrono gli interessi sulle somme che l’ente deve restituire al pensionato?
Gli interessi legali decorrono dalla data di ogni singola trattenuta illegittima. Questo perché gli interessi sono una componente essenziale del credito previdenziale e sono dovuti dal momento dell’inadempimento, che coincide con ogni prelievo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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