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Contributo di solidarietà pensioni: quando è illegale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cassa previdenziale privata contro un suo pensionato. La Corte ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà pensioni imposto autonomamente dalla cassa, in quanto tale prelievo viola la riserva di legge prevista dall’art. 23 della Costituzione, che affida solo al legislatore il potere di imporre prestazioni patrimoniali. È stato inoltre ribadito che il diritto al rimborso di tali somme si prescrive in dieci anni e non nel termine breve di cinque anni.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: La Cassazione Conferma l’Illegittimità

La Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su una questione di grande rilevanza per molti pensionati: la legittimità del contributo di solidarietà pensioni imposto autonomamente dalle casse di previdenza private. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha messo un punto fermo, ribadendo un orientamento ormai consolidato: tali prelievi, se non previsti da una legge dello Stato, sono illegittimi. La vicenda analizzata riguarda il ricorso di una cassa professionale contro un suo iscritto, al quale era stata applicata una trattenuta sulla pensione in virtù di delibere interne dell’ente. La Corte ha respinto il ricorso, confermando il diritto del pensionato alla restituzione delle somme.

Il Caso: Una Trattenuta Contestata sulla Pensione

I fatti traggono origine dall’azione legale di un professionista, pensionato dal 2004, che si era visto applicare un “contributo di solidarietà” sul suo trattamento pensionistico. Tale prelievo era stato introdotto e rinnovato nel tempo da diverse delibere della sua cassa di previdenza privatizzata. Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al pensionato, dichiarando l’illegittimità della trattenuta e condannando l’ente alla restituzione delle somme indebitamente percepite, nel limite della prescrizione decennale.

I Motivi del Ricorso della Cassa Previdenziale

La cassa previdenziale ha impugnato la decisione d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su tre motivi principali:

1. Presunta autonomia impositiva: L’ente sosteneva di avere il potere, in virtù della propria autonomia gestionale, di introdurre misure come il contributo di solidarietà per garantire l’equilibrio di bilancio e la stabilità a lungo termine del sistema, anche derogando al principio del calcolo pro-rata.
2. Applicazione di una norma statale: In subordine, la cassa riteneva che, anche qualora il proprio contributo fosse stato ritenuto illegittimo, si sarebbe dovuto applicare un prelievo sostitutivo previsto da una legge statale (D.L. 201/2011) per gli anni 2012-2013.
3. Prescrizione quinquennale: La cassa contestava l’applicazione della prescrizione decennale, sostenendo che la richiesta di restituzione dovesse essere soggetta al termine più breve di cinque anni, tipico dei ratei pensionistici.

La Decisione della Corte e il principio sul contributo di solidarietà pensioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le argomentazioni della cassa previdenziale e confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito. La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire principi fondamentali in materia di previdenza e autonomia degli enti privati.

Le Motivazioni

La decisione si fonda su un’analisi giuridica rigorosa, che tocca punti cruciali del nostro ordinamento.

Violazione della Riserva di Legge

Il cuore della motivazione risiede nel principio costituzionale della riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali, sancito dall’art. 23 della Costituzione. La Corte ha affermato che un prelievo come il contributo di solidarietà, che incide su un diritto pensionistico già maturato e quantificato, ha natura di prestazione patrimoniale imposta. Come tale, può essere introdotto solo da una legge formale dello Stato e non da un atto regolamentare di un ente privato, per quanto autonomo.
L’autonomia gestionale delle casse privatizzate, pur ampia, non può spingersi fino a invadere una sfera di competenza riservata al legislatore. Gli enti possono modificare i criteri di calcolo delle pensioni future (aliquote, coefficienti), ma non possono imporre prelievi su prestazioni già liquidate.

Inapplicabilità del Prelievo Statale Sostitutivo

La Corte ha respinto anche il secondo motivo, chiarendo che il prelievo statale dell’1% previsto dal D.L. 201/2011 era una misura eccezionale, destinata ad applicarsi solo in caso di inerzia da parte delle casse nell’adottare misure di riequilibrio. Nel caso di specie, la cassa non era stata inerte; al contrario, aveva agito, ma in modo illegittimo. L’illegittimità di un’azione non può essere equiparata a un’inazione, pertanto la condizione per l’applicazione della norma statale non sussisteva.

La Prescrizione è Decennale

Infine, sul terzo motivo, la Cassazione ha confermato l’orientamento consolidato secondo cui il diritto alla restituzione di somme indebitamente trattenute si prescrive nel termine ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.). La prescrizione breve di cinque anni si applica ai “ratei arretrati” della pensione, cioè a parti della prestazione non corrisposte. Qui, invece, la controversia non riguardava il calcolo della pensione, ma un prelievo esterno e illegittimo. Si tratta quindi di un’azione di ripetizione dell’indebito, soggetta alla prescrizione ordinaria.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante baluardo a tutela dei pensionati. Il messaggio della Corte di Cassazione è chiaro: l’autonomia delle casse di previdenza private non è assoluta e incontra un limite invalicabile nella riserva di legge costituzionalmente garantita. Nessun ente può trasformarsi in un esattore, imponendo prelievi di natura sostanzialmente tributaria senza un’esplicita previsione di legge. Per i pensionati che hanno subito o subiscono trattenute simili, questa decisione conferma la solidità delle loro ragioni e il diritto a ottenere il rimborso delle somme illegittimamente versate, con un orizzonte temporale di dieci anni per agire legalmente.

Una cassa di previdenza privata può imporre un “contributo di solidarietà” sulla pensione con una propria delibera?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un tale contributo è una prestazione patrimoniale che, secondo l’art. 23 della Costituzione, può essere introdotta solo da una legge dello Stato (principio della riserva di legge). L’autonomia della cassa non si estende fino a questo punto.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere il rimborso di un contributo di solidarietà trattenuto illegittimamente?
Il termine di prescrizione è quello ordinario decennale (dieci anni). La Corte ha chiarito che non si tratta di ratei di pensione non pagati (soggetti a prescrizione di cinque anni), ma di una richiesta di restituzione di somme indebitamente trattenute, che segue la regola generale.

Se la delibera della Cassa è illegittima, si può applicare in via sostitutiva il prelievo dell’1% previsto da una legge statale per i casi di inerzia?
No. La Corte ha specificato che il prelievo statale era previsto solo per i casi in cui l’ente previdenziale fosse rimasto inerte nell’adottare misure di riequilibrio. In questo caso, l’ente non è stato inerte, ma ha agito, seppur in modo illegittimo. L’illegittimità di un’azione non equivale all’inerzia richiesta dalla norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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