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Contributo di solidarietà: la Cassazione lo boccia

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cassa previdenziale privata, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto sulle pensioni. La Corte ha ribadito che tale prelievo, essendo una prestazione patrimoniale, può essere introdotto solo da una legge dello Stato (art. 23 Cost.) e non da un regolamento interno dell’ente. Di conseguenza, il diritto al rimborso delle somme trattenute si prescrive in dieci anni.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà: La Cassazione Sancisce l’Illegittimità per le Casse Private

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per tutti i professionisti iscritti a casse di previdenza privatizzate: il contributo di solidarietà non può essere imposto tramite un semplice regolamento interno dell’ente. Tale prelievo, incidendo sul patrimonio dei pensionati, rientra nella categoria delle prestazioni patrimoniali la cui istituzione è riservata esclusivamente alla legge dello Stato. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti: Il Prelievo Controverso sulla Pensione

Il caso trae origine dal ricorso di un professionista, poi proseguito dal suo erede, contro la propria Cassa di previdenza. L’ente aveva applicato una trattenuta sulla pensione del professionista a titolo di “contributo di solidarietà”, in base a una delibera interna. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al pensionato, dichiarando illegittima la trattenuta e condannando la Cassa alla restituzione delle somme indebitamente prelevate, entro il limite della prescrizione decennale.

La Cassa previdenziale, non accettando la decisione, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la legittimità del proprio operato in nome dell’autonomia gestionale e della necessità di garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine dell’ente.

La Decisione della Corte: Illegittimo il contributo di solidarietà

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno ribadito la loro giurisprudenza consolidata in materia, stabilendo che le casse previdenziali private, pur godendo di autonomia, non possono derogare a principi fondamentali dell’ordinamento giuridico.

La Questione della Prescrizione

Uno dei punti chiave del ricorso della Cassa riguardava il termine di prescrizione per la richiesta di rimborso. L’ente sosteneva l’applicazione della prescrizione breve di cinque anni, tipica dei ratei pensionistici. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che la richiesta del pensionato non riguarda arretrati di pensione, ma la restituzione di somme indebitamente trattenute (ripetizione di indebito). Pertanto, si applica il termine di prescrizione ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.).

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali: la violazione della riserva di legge e la natura dell’azione di rimborso.

La Violazione della Riserva di Legge

Il cuore della motivazione risiede nell’articolo 23 della Costituzione, che stabilisce una riserva di legge per l’imposizione di prestazioni personali o patrimoniali. Il contributo di solidarietà, essendo un prelievo forzoso che decurta un trattamento pensionistico già maturato, ha natura di prestazione patrimoniale. Di conseguenza, solo una legge approvata dal Parlamento può introdurlo, non un atto regolamentare di una cassa privata.

L’autonomia concessa a questi enti (D.Lgs. 509/1994) non è assoluta (“legibus soluta”), ma deve essere esercitata nel rispetto delle fonti normative primarie. La Corte ha chiarito che gli strumenti a disposizione delle casse per garantire la stabilità finanziaria sono altri (es. variazione delle aliquote contributive, modifica dei coefficienti di rendimento), ma non possono includere l’imposizione di prelievi esterni al calcolo della pensione.

La Prescrizione Decennale per il Rimborso

Per quanto riguarda la prescrizione, la Cassazione ha spiegato che il termine di cinque anni si applica ai crediti che diventano esigibili periodicamente, come i ratei di pensione. In questo caso, invece, l’azione del pensionato è volta a far dichiarare l’illegittimità di un prelievo ab origine e a recuperare somme che non avrebbero mai dovuto essere trattenute. Si tratta, quindi, di un’azione di ripetizione di indebito, soggetta alla prescrizione ordinaria decennale.

Conclusioni: Le Implicazioni per Pensionati e Casse di Previdenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza per la tutela dei diritti dei pensionati. Le casse previdenziali private devono operare entro i confini stabiliti dalla legge e non possono unilateralmente imporre sacrifici economici ai loro iscritti attraverso strumenti non previsti dall’ordinamento. I pensionati che hanno subito trattenute simili hanno il diritto di chiederne la restituzione, potendo contare su un termine di prescrizione di dieci anni per far valere le proprie ragioni.

Una cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni con un proprio regolamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il contributo di solidarietà è una prestazione patrimoniale la cui imposizione è coperta da riserva di legge (art. 23 della Costituzione). Pertanto, solo una legge dello Stato può introdurlo, non un atto regolamentare di un ente privato, anche se dotato di autonomia gestionale.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere il rimborso delle somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. La Corte ha chiarito che non si tratta di una richiesta di ratei di pensione arretrati (soggetti a prescrizione quinquennale), ma di un’azione per la restituzione di somme indebitamente pagate (ripetizione di indebito), per cui si applica l’art. 2946 del codice civile.

Perché la Corte ritiene che il contributo di solidarietà sia diverso da altre modifiche al trattamento pensionistico?
La Corte distingue tra le misure che incidono sui criteri di determinazione del trattamento pensionistico (come la variazione delle aliquote o dei coefficienti di calcolo), che rientrano nell’autonomia dell’ente nel rispetto del principio pro rata, e i prelievi che vengono imposti su una pensione già quantificata e attribuita. Il contributo di solidarietà rientra in questa seconda categoria: è una trattenuta esterna, non un elemento di calcolo della pensione, e per questo motivo la sua imposizione richiede una base legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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