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Contributo di solidarietà: la Cassazione lo boccia

Una Cassa Previdenziale ha imposto un contributo di solidarietà sulla pensione di un suo iscritto. La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del prelievo, stabilendo che tali misure possono essere introdotte solo dal legislatore e non dagli enti previdenziali autonomi. L’ente è stato condannato per aver ignorato la giurisprudenza consolidata.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: La Cassazione Conferma l’Illegittimità per le Casse Private

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sulla questione del contributo di solidarietà imposto dalle casse di previdenza privatizzate, ribadendo un principio ormai consolidato: tali enti non hanno il potere di introdurre prelievi forzosi sui trattamenti pensionistici già determinati. Questa facoltà, secondo la Corte, è una prerogativa esclusiva del legislatore. L’ordinanza analizza il caso di un pensionato contro la sua Cassa di riferimento, che aveva applicato una trattenuta a titolo di solidarietà, ritenuta illegittima sia in primo che in secondo grado.

I Fatti del Contendere: Una Trattenuta Contestata

Il caso nasce dal ricorso di una Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza contro la sentenza della Corte d’Appello che, confermando la decisione del Tribunale, aveva dichiarato illegittime le trattenute operate sulla pensione di un suo iscritto. Tali trattenute erano state imposte a titolo di “contributo di solidarietà” in virtù di delibere interne dell’ente, finalizzate ad assicurare l’equilibrio di bilancio.

La Cassa ricorrente ha presentato cinque motivi di ricorso, sostenendo la legittimità del proprio operato in base all’autonomia gestionale riconosciuta agli enti previdenziali privatizzati. In subordine, ha invocato l’applicazione di altre normative e contestato la decisione sulla prescrizione del diritto alla restituzione delle somme.

La Decisione della Corte: il Contributo di Solidarietà è Illegittimo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando la Cassa al pagamento delle spese legali e di un’ulteriore somma per aver agito in giudizio nonostante l’orientamento giurisprudenziale fosse ormai consolidato e contrario alle sue tesi. La decisione si fonda su principi chiari, che limitano l’autonomia degli enti previdenziali in materia di prelievi patrimoniali.

La Corte ha ribadito che gli atti con cui le Casse impongono un contributo di solidarietà non incidono sui criteri di determinazione della pensione, ma introducono un prelievo assimilabile a una prestazione patrimoniale imposta. Secondo l’art. 23 della Costituzione, solo la legge può imporre prestazioni di questo tipo, e tale potere non può essere esercitato autonomamente dagli enti, neanche con l’obiettivo di garantire la stabilità finanziaria.

Le Motivazioni: La Riserva di Legge e i Limiti delle Casse

Le motivazioni della Corte si articolano su diversi punti chiave che meritano un’analisi approfondita.

La Distinzione tra Criteri di Calcolo e Prelievo Fiscale

Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra la modifica dei criteri di calcolo della pensione (che rientra nell’autonomia delle Casse, nel rispetto del principio pro rata) e l’imposizione di una trattenuta su una pensione già liquidata. Quest’ultima, chiarisce la Corte, non è uno strumento di gestione previdenziale, ma un prelievo coattivo. Di conseguenza, esula dai poteri degli enti e rientra nella riserva di legge statale. Citando precedenti pronunce, inclusa una della Corte Costituzionale, i giudici hanno definito tale contributo come un “prelievo inquadrabile nel genus delle prestazioni patrimoniali imposte”, la cui introduzione spetta unicamente al legislatore.

L’Inapplicabilità del Contributo di Solidarietà per “Inerzia”

La Cassa aveva sostenuto che, in subordine, si sarebbe dovuto applicare il contributo dell’1% previsto dal D.L. n. 201/2011 per gli anni 2012 e 2013. La Corte ha rigettato anche questa tesi, spiegando che tale norma è una misura suppletiva che si applica solo in caso di “inerzia” della Cassa, ovvero quando l’ente non adotta le misure necessarie per l’equilibrio di bilancio entro i termini di legge. Nel caso di specie, la Cassa aveva agito, sebbene in modo illegittimo. L’adozione di un provvedimento poi dichiarato illegittimo non può essere equiparata a una situazione di inattività.

La Questione della Prescrizione: Dieci Anni, non Cinque

Un altro motivo di ricorso riguardava la prescrizione. La Cassa sosteneva l’applicabilità della prescrizione breve di cinque anni, tipica dei ratei pensionistici arretrati. La Corte ha invece confermato che il diritto del pensionato a ottenere la restituzione delle somme indebitamente trattenute si prescrive nel termine ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.). La richiesta, infatti, non riguarda singoli ratei non pagati, ma la rideterminazione dell’esatto ammontare della pensione a seguito della dichiarazione di illegittimità di una trattenuta. Si tratta quindi di un’azione di accertamento del diritto e di condanna alla restituzione dell’indebito, soggetta alla prescrizione decennale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Pensionati e Casse

L’ordinanza consolida un orientamento fondamentale a tutela dei pensionati. Le casse di previdenza private, pur godendo di autonomia gestionale, non possono imporre prelievi o contributi di solidarietà sulle pensioni, poiché ciò violerebbe la riserva di legge prevista dalla Costituzione. Qualsiasi misura di questo tipo deve essere introdotta da una norma statale. I pensionati che hanno subito tali trattenute hanno diritto alla restituzione delle somme, con gli interessi legali, e possono agire in giudizio entro il termine di dieci anni. Per le Casse, la sentenza rappresenta un monito a operare entro i confini della propria autonomia, evitando iniziative che, sebbene motivate da esigenze di bilancio, invadono la sfera di competenza esclusiva del legislatore.

Una Cassa di previdenza privata può imporre autonomamente un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’imposizione di un contributo di solidarietà su una pensione già determinata costituisce una “prestazione patrimoniale imposta”, che, in base all’art. 23 della Costituzione, può essere introdotta solo da una legge dello Stato e non da delibere autonome degli enti previdenziali.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione di un contributo di solidarietà illegittimamente trattenuto?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. La Corte ha chiarito che non si tratta di una richiesta di ratei arretrati (soggetti a prescrizione di cinque anni), ma di un’azione per rideterminare l’importo corretto della pensione e ottenere la restituzione di somme indebitamente prelevate.

Il contributo di solidarietà previsto dalla legge per i casi di “inerzia” delle Casse si applica se la Cassa ha deliberato un proprio contributo, poi dichiarato illegittimo?
No. La normativa che prevede un contributo sostitutivo si applica solo quando la Cassa non adotta alcuna misura per l’equilibrio finanziario. Se la Cassa ha adottato delle misure, anche se successivamente giudicate illegittime, non si configura una situazione di “inerzia” e la norma suppletiva non può essere applicata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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