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Contributo di solidarietà: illegittimo senza legge

La Cassazione ha dichiarato illegittimo il contributo di solidarietà imposto da una cassa di previdenza privata ai suoi iscritti, in assenza di una specifica norma di legge. La Corte ha stabilito che l’autonomia regolamentare dell’ente non può introdurre prelievi patrimoniali, confermando la prescrizione decennale per la restituzione delle somme.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: Legittimo solo se Previsto dalla Legge

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia previdenziale: il contributo di solidarietà sulle pensioni erogate dalle Casse professionali private è illegittimo se non è istituito da una specifica norma di legge. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che pone chiari limiti all’autonomia regolamentare degli enti previdenziali, tutelando i diritti acquisiti dei pensionati.

Il Caso: la Trattenuta sulla Pensione

La vicenda trae origine dalla decisione di una Cassa di Previdenza e Assistenza per professionisti di applicare una trattenuta, a titolo di contributo di solidarietà, sui ratei di pensione già maturati da un proprio iscritto. Il professionista si è opposto a tale prelievo, ritenendolo illegittimo, e ha adito le vie legali per ottenere la restituzione delle somme.

La Corte d’Appello, in prima istanza, ha dato ragione al pensionato, condannando la Cassa alla restituzione delle somme indebitamente trattenute. I giudici di secondo grado hanno sottolineato che nessuna norma di legge legittimava l’ente ad applicare tale contributo e che il diritto alla restituzione si prescriveva nel termine ordinario di dieci anni.

Insoddisfatta della decisione, la Cassa ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi principali: la violazione della propria autonomia, la necessità del contributo per garantire l’equilibrio finanziario, l’errata applicazione della prescrizione decennale (invece di quella quinquennale) e il calcolo degli accessori.

La Decisione della Corte: i Limiti al Contributo di Solidarietà

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della Cassa di Previdenza, confermando la sentenza d’appello. Gli Ermellini hanno chiarito, ancora una volta, i paletti invalicabili che governano l’imposizione di prelievi sui trattamenti pensionistici.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 23 della Costituzione, che istituisce una riserva di legge per le prestazioni patrimoniali imposte. La Corte ha spiegato che il contributo di solidarietà rientra pienamente in questa categoria, in quanto si tratta di un prelievo coattivo che incide sul patrimonio del cittadino. Di conseguenza, può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non da un regolamento interno di una Cassa previdenziale, per quanto autonoma.

La Corte ha specificato che l’autonomia regolamentare concessa agli enti previdenziali privatizzati riguarda la variazione delle aliquote contributive o dei coefficienti di rendimento, ma non si estende fino a poter creare nuove forme di prelievo su prestazioni già maturate. L’esigenza di assicurare l’equilibrio finanziario a lungo termine, sebbene importante, non può giustificare la violazione di un principio costituzionale.

Sul tema della prescrizione, la Cassazione ha confermato l’orientamento consolidato: l’azione volta a ottenere la restituzione delle somme trattenute non riguarda i singoli ratei di pensione (soggetti a prescrizione quinquennale), ma il diritto alla corretta determinazione dell’intera prestazione pensionistica (cosiddetta “riliquidazione”). Pertanto, si applica il termine di prescrizione ordinario decennale previsto dall’art. 2946 del Codice Civile.

Infine, è stato respinto anche il motivo relativo al calcolo degli interessi, ribadendo la natura unitaria dei crediti previdenziali, per cui gli accessori vanno calcolati sul capitale rivalutato dal momento del mancato pagamento.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è di grande importanza per tutti i pensionati iscritti a Casse professionali private. Essa stabilisce in modo inequivocabile che qualsiasi trattenuta, denominata contributo di solidarietà o in altro modo, che non sia prevista da una fonte legislativa primaria, è illegittima. I professionisti che hanno subito tali prelievi hanno diritto a chiederne la restituzione, potendo contare su un termine di prescrizione di dieci anni. La decisione rafforza la tutela dei diritti quesiti e riafferma la supremazia della legge rispetto all’autonomia regolamentare degli enti, anche quando questi ultimi agiscono con finalità di stabilità finanziaria.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No, secondo la Corte di Cassazione, una Cassa di previdenza privata non può imporre un contributo di solidarietà tramite un proprio regolamento. Tale prelievo è una prestazione patrimoniale imposta e, in base all’art. 23 della Costituzione, richiede una specifica base legale (riserva di legge).

Qual è il termine di prescrizione per chiedere la restituzione del contributo di solidarietà non dovuto?
Il termine di prescrizione per l’azione di restituzione delle somme indebitamente trattenute a titolo di contributo di solidarietà è di dieci anni. Questo perché l’azione non riguarda i singoli ratei, ma il diritto alla corretta quantificazione della pensione (riliquidazione), soggetto alla prescrizione ordinaria.

L’autonomia delle Casse di previdenza private è illimitata?
No, l’autonomia regolamentare delle Casse private non è illimitata. Essa consente di modificare aliquote contributive o coefficienti di rendimento, ma non può spingersi fino a creare nuove prestazioni patrimoniali imposte, come un contributo di solidarietà, in assenza di una previsione di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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