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Contributo di solidarietà: illegittimo senza legge

La Corte di Cassazione dichiara illegittimo il contributo di solidarietà applicato da una Cassa di previdenza privata sulle pensioni, in assenza di una specifica norma di legge. Confermando le decisioni dei giudici di merito, la Corte ha stabilito che tale prelievo costituisce una prestazione patrimoniale soggetta a riserva di legge e ha ribadito che il diritto alla restituzione delle somme si prescrive in dieci anni, non in cinque.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: Illegittimo se non Previsto dalla Legge

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sulla questione del contributo di solidarietà applicato dalle Casse di previdenza private, ribadendo un principio fondamentale: nessun prelievo può essere imposto ai pensionati senza una chiara e specifica previsione di legge. La decisione consolida un orientamento giurisprudenziale a tutela dei diritti dei pensionati e chiarisce i limiti dell’autonomia degli enti previdenziali.

I Fatti del Caso: Una Trattenuta Contestata

Un professionista in pensione si era visto trattenere, a partire dal 2009, una parte del suo assegno pensionistico da parte della propria Cassa di previdenza a titolo di “contributo di solidarietà”. Ritenendo illegittimo tale prelievo, il pensionato ha agito in giudizio per ottenere la restituzione delle somme.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al professionista, condannando la Cassa a restituire quanto indebitamente trattenuto. I giudici di merito hanno evidenziato come l’ente non avesse il potere di imporre un simile contributo in virtù della sola autonomia regolamentare, essendo necessaria una norma di legge in base all’art. 23 della Costituzione. La Cassa di previdenza, non rassegnandosi alla sconfitta, ha quindi proposto ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Principio sul Contributo di Solidarietà

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso della Cassa inammissibile, confermando in toto le decisioni dei gradi precedenti. Gli Ermellini hanno smontato le argomentazioni dell’ente previdenziale, basate principalmente sulla presunta necessità di garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine. La Corte ha ribadito che, sebbene questo sia un obiettivo lodevole e necessario, non può essere perseguito violando principi costituzionali fondamentali come quello della riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali imposte.

Inoltre, la Corte ha definitivamente chiarito la questione della prescrizione, rigettando la tesi della Cassa che invocava il termine breve di cinque anni. La Cassazione ha specificato che il diritto alla restituzione delle somme illegittimamente trattenute si prescrive nel termine ordinario di dieci anni.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Corte si fonda su due pilastri argomentativi principali.

1. Limiti dell’Autonomia Regolamentare e Riserva di Legge: La Corte ha ribadito che l’autonomia concessa alle Casse di previdenza privatizzate (d.lgs. 509/94) non è assoluta. Essa permette di modificare le aliquote contributive o i coefficienti di rendimento, ma non di introdurre un prelievo forzoso su pensioni già liquidate e maturate. Un prelievo come il contributo di solidarietà ha natura di “prestazione patrimoniale imposta” e, come tale, ricade sotto la tutela dell’art. 23 della Costituzione, che ne assoggetta l’istituzione a una riserva di legge. In assenza di una legge che autorizzi esplicitamente la Cassa a imporre tale contributo, il prelievo è da considerarsi illegittimo.

2. Prescrizione Decennale: La seconda motivazione riguarda il termine di prescrizione. La Corte ha spiegato che la prescrizione quinquennale (art. 2948 c.c.) si applica ai singoli ratei di pensione, considerati prestazioni periodiche. Tuttavia, quando la controversia non riguarda un semplice mancato pagamento, ma la correttezza dell’importo stesso della pensione (a causa di una trattenuta illegittima che ne altera il calcolo), si è di fronte a una richiesta di “riliquidazione” del trattamento. In questi casi, il diritto soggiace alla prescrizione ordinaria decennale (art. 2946 c.c.).

Le Conclusioni: Implicazioni per Pensionati e Casse di Previdenza

L’ordinanza in esame ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza la posizione dei pensionati, confermando il loro diritto a non subire decurtazioni dei propri assegni se non in forza di una chiara disposizione di legge. In secondo luogo, definisce in modo netto i confini del potere delle Casse di previdenza, che non possono agire come legislatori imponendo sacrifici ai propri iscritti al di fuori del quadro normativo stabilito dal Parlamento. Infine, la conferma della prescrizione decennale offre ai pensionati un arco temporale più ampio per agire in giudizio e recuperare le somme che potrebbero essere state loro illegittimamente sottratte.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni usando la propria autonomia regolamentare?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’autonomia regolamentare delle Casse non si estende all’introduzione di un prelievo di questo tipo, poiché si tratta di una prestazione patrimoniale che richiede una specifica base legale (riserva di legge), come previsto dall’art. 23 della Costituzione.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione delle somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà illegittimo?
Il termine di prescrizione è quello ordinario decennale (art. 2946 c.c.). La prescrizione breve di cinque anni si applica solo ai ratei di pensione già liquidati e non contestati, mentre in questo caso è in discussione l’ammontare stesso del trattamento pensionistico, che richiede una riliquidazione.

L’obiettivo di assicurare l’equilibrio finanziario a lungo termine giustifica l’introduzione di un contributo di solidarietà da parte di una Cassa?
No. Sebbene l’equilibrio finanziario sia un obiettivo legittimo, non può essere perseguito con strumenti non previsti dalla legge. La Corte ha chiarito che il contributo di solidarietà è una misura straordinaria e provvisoria che non rientra tra gli atti finalizzati a garantire la stabilità a lungo termine, i quali devono comunque rispettare i limiti imposti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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