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Contributo di solidarietà: illegittimo senza legge

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà applicato sulle pensioni. Tale prelievo, essendo una prestazione patrimoniale imposta, richiede una specifica norma di legge e non può essere introdotto in via regolamentare dall’ente, il cui potere autonomo è limitato ad altri aspetti gestionali. La prescrizione per il rimborso è decennale.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di solidarietà sulle pensioni: la Cassazione fissa i paletti per le Casse private

L’introduzione di un contributo di solidarietà sulle pensioni è una questione che tocca da vicino molti professionisti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: le Casse di previdenza privatizzate non possono imporre autonomamente un tale prelievo. Questa decisione chiarisce i limiti del potere regolamentare di questi enti e rafforza le tutele per i pensionati.

I fatti del caso

Un professionista in pensione si è rivolto al tribunale per contestare le trattenute effettuate dalla sua Cassa di previdenza a titolo di “contributo di solidarietà”. Secondo il pensionato, queste trattenute erano illegittime perché non previste da alcuna norma di legge. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello gli avevano dato ragione, ordinando alla Cassa la restituzione delle somme prelevate.

La Cassa di previdenza, non accettando la decisione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo di avere l’autonomia necessaria per introdurre tale contributo al fine di garantire l’equilibrio finanziario dell’ente. Ha inoltre sollevato questioni relative alla prescrizione del diritto alla restituzione e alla decorrenza degli interessi.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso della Cassa inammissibile, confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito. La Corte ha seguito il suo orientamento consolidato, ribadendo con forza che l’autonomia degli enti previdenziali privatizzati non è illimitata.

Le motivazioni

La decisione della Corte si fonda su argomenti giuridici chiari e consolidati, analizzando punto per punto i motivi del ricorso della Cassa.

1. Limiti all’autonomia e illegittimità del contributo di solidarietà

Il punto centrale della questione riguarda la natura del contributo di solidarietà. La Corte ha stabilito che si tratta di una “prestazione patrimoniale imposta” ai sensi dell’articolo 23 della Costituzione. Come tale, è soggetta a una “riserva di legge”, il che significa che può essere introdotta solo da una legge dello Stato e non da un regolamento interno della Cassa.

L’autonomia gestionale concessa alle Casse privatizzate dalla legge (in particolare dal D.Lgs. 509/1994) riguarda la possibilità di modificare le aliquote contributive o i coefficienti di rendimento per il calcolo delle future pensioni, ma non si estende fino a permettere l’imposizione di un prelievo su trattamenti pensionistici già liquidati e attribuiti. Tale prelievo non è uno strumento di determinazione della pensione, ma una decurtazione successiva di un diritto già acquisito.

2. La prescrizione è decennale, non quinquennale

La Cassa sosteneva che il diritto del pensionato a chiedere la restituzione delle somme fosse soggetto alla prescrizione breve di cinque anni. La Corte ha respinto questa tesi, affermando che la richiesta del pensionato non riguarda singoli ratei non pagati, ma il diritto alla “riliquidazione” della pensione, ovvero al suo ricalcolo senza la trattenuta illegittima. Tale diritto è soggetto all’ordinaria prescrizione decennale prevista dall’art. 2946 del codice civile.

3. Decorrenza degli interessi

Infine, la Corte ha confermato che gli interessi legali sulle somme da restituire decorrono non dalla data della domanda giudiziale, ma dalla data di ogni singolo prelievo illegittimo. I crediti previdenziali, infatti, hanno natura unitaria e gli accessori (interessi e rivalutazione) sono componenti essenziali della prestazione. Pertanto, spettano dal momento in cui il diritto matura, ovvero dal momento in cui la Cassa ha effettuato la trattenuta indebita.

Le conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione rappresenta un’importante conferma per tutti i pensionati iscritti a Casse di previdenza private. I principi enunciati sono chiari:

1. Nessun contributo senza legge: Qualsiasi forma di prelievo o contributo di solidarietà su una pensione già erogata deve avere una base legislativa esplicita. I regolamenti interni delle Casse non sono sufficienti.
2. Tutela dei diritti acquisiti: L’autonomia delle Casse serve a garantire la stabilità futura, ma non può comprimere i diritti pensionistici già maturati e liquidati.
3. Tempi per agire: I pensionati che hanno subito trattenute illegittime hanno dieci anni di tempo per chiederne la restituzione, con interessi e rivalutazione a partire da ogni singolo prelievo.

Una Cassa di previdenza privata può introdurre un contributo di solidarietà con un proprio regolamento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il contributo di solidarietà è una prestazione patrimoniale imposta ai sensi dell’art. 23 della Costituzione e, come tale, è soggetto a riserva di legge. Può essere introdotto solo da una legge dello Stato, non da un atto regolamentare della Cassa, la cui autonomia è limitata a variazioni delle aliquote contributive e dei criteri di calcolo delle pensioni.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere la restituzione delle somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà illegittimo?
Il termine di prescrizione è quello ordinario decennale (art. 2946 c.c.). La richiesta non riguarda singoli ratei, ma il diritto alla riliquidazione dell’intera prestazione pensionistica, epurata dalla trattenuta illegittima.

Da quando decorrono gli interessi sulle somme che la Cassa deve restituire al pensionato?
Gli interessi legali decorrono dalla data di maturazione del diritto, che coincide con la data in cui sono stati effettuati i singoli prelievi illegittimi, e non dalla data della richiesta di pagamento. Questo perché gli accessori sono considerati parte integrante della prestazione previdenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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