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Contributo di solidarietà: illegittimo se non per legge

Un ente previdenziale ha imposto un “contributo di solidarietà” sulle pensioni esistenti. La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo tale prelievo, affermando che solo il legislatore statale, e non un ente autonomo, può imporre simili obbligazioni patrimoniali. La Corte ha inoltre confermato che il diritto a richiedere il rimborso è soggetto alla prescrizione ordinaria di dieci anni, non a quella breve di cinque.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: La Cassazione Ribadisce, Solo la Legge Può Imporlo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio fondamentale in materia previdenziale: l’imposizione di un contributo di solidarietà sulle pensioni già in essere è una prerogativa esclusiva dello Stato e non può essere decisa autonomamente dalle casse di previdenza privatizzate. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai granitico, offrendo importanti tutele ai pensionati e tracciando confini netti all’autonomia gestionale degli enti previdenziali.

I Fatti: Una Cassa Previdenziale e un Prelievo Contestato

Il caso trae origine dal ricorso di un ente nazionale di previdenza e assistenza per professionisti avverso la decisione della Corte d’Appello, che aveva dichiarato illegittimo un prelievo effettuato a titolo di “contributo di solidarietà” sulla pensione di un suo iscritto. L’ente era stato condannato a restituire all’erede del pensionato le somme indebitamente trattenute.

L’ente previdenziale, nel suo ricorso per cassazione, sosteneva di avere il potere di introdurre tale prelievo in virtù della propria autonomia gestionale, finalizzata a garantire l’equilibrio di bilancio e la stabilità a lungo termine del sistema. In subordine, chiedeva l’applicazione di un diverso contributo previsto dalla legge statale per i casi di inerzia degli enti e contestava l’applicazione della prescrizione decennale, ritenendo applicabile quella quinquennale.

La Decisione della Corte di Cassazione: L’Autonomia delle Casse ha dei Limiti

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso in ogni sua parte, confermando le sentenze dei precedenti gradi di giudizio e ribadendo con forza i principi che governano la materia.

Le Motivazioni della Corte sul contributo di solidarietà

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra l’autonomia gestionale delle casse e il potere impositivo dello Stato. La Corte ha chiarito che, sebbene gli enti previdenziali privatizzati (ai sensi del D.Lgs. 509/94) godano di autonomia per assicurare il loro equilibrio finanziario, questo potere non è illimitato. Essi possono intervenire modificando le aliquote contributive o i criteri di calcolo delle pensioni future, sempre nel rispetto del principio pro rata (che tutela i diritti già maturati).

Tuttavia, non possono introdurre un prelievo su trattamenti pensionistici già determinati e in pagamento. Un contributo di solidarietà di questo tipo, infatti, non è una modifica dei criteri di calcolo, ma una vera e propria “prestazione patrimoniale imposta”. Secondo l’articolo 23 della Costituzione, tali prestazioni possono essere introdotte solo da una legge dello Stato (principio della riserva di legge). I regolamenti delle casse, essendo fonti normative subordinate, non hanno la forza di istituire un simile prelievo, che incide su un diritto quesito del pensionato.

La Corte ha anche respinto l’argomento secondo cui, in subordine, si sarebbe dovuto applicare un contributo previsto dalla legge statale (D.L. n. 201/2011). Quella norma, infatti, era concepita come una sanzione per l'”inerzia” delle casse che non avessero adottato misure di riequilibrio entro una certa data. Nel caso di specie, l’ente non era stato inerte: aveva agito, sebbene in modo illegittimo. Pertanto, mancava il presupposto per applicare la norma statale.

Le Motivazioni sulla Prescrizione

Anche il motivo relativo alla prescrizione è stato respinto. L’ente sosteneva l’applicazione del termine breve di cinque anni, previsto per i ratei di pensione non riscossi. La Corte ha invece confermato l’orientamento consolidato secondo cui la richiesta di restituzione delle somme indebitamente trattenute a titolo di contributo illegittimo non riguarda un semplice rateo, ma è un’azione di ripetizione dell’indebito. Si contesta il diritto stesso dell’ente a operare la trattenuta, chiedendo di fatto un ricalcolo della pensione senza il prelievo illecito. Tale azione è soggetta al termine di prescrizione ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.).

Le Conclusioni: Implicazioni per Pensionati e Casse di Previdenza

La decisione della Cassazione ha implicazioni pratiche di grande rilievo. Innanzitutto, consolida la tutela dei pensionati, stabilendo che i loro trattamenti, una volta liquidati, non possono essere decurtati da prelievi o contributi straordinari se non in forza di una specifica legge nazionale. Viene così posto un argine a possibili interventi discrezionali da parte degli enti previdenziali. In secondo luogo, chiarisce che i pensionati che hanno subito trattenute simili dispongono di un termine di dieci anni per agire in giudizio e ottenere la restituzione delle somme. Infine, la condanna dell’ente a pagare una somma alla Cassa delle Ammende per aver insistito in un ricorso palesemente infondato serve da monito, sottolineando la solidità di un principio giuridico che la Corte non intende più mettere in discussione.

Una cassa di previdenza privata può imporre autonomamente un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’imposizione di un contributo di solidarietà su pensioni già liquidate costituisce una prestazione patrimoniale imposta, che per l’art. 23 della Costituzione rientra nella riserva di legge. Pertanto, solo una legge dello Stato può introdurlo, non un regolamento di una cassa previdenziale autonoma.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere la restituzione di un contributo di solidarietà illegittimo?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. La richiesta non riguarda singoli ratei di pensione (soggetti a prescrizione quinquennale), ma costituisce un’azione di ripetizione di indebito, volta a recuperare somme trattenute senza una valida causa giuridica.

Perché il contributo di solidarietà previsto dalla legge statale non è stato applicato in questo caso?
La normativa statale (art. 24, comma 24, del D.L. n. 201/2011) prevedeva un contributo sostitutivo solo in caso di “inerzia” della cassa nell’adottare misure di riequilibrio entro un termine prestabilito. Nel caso in esame, la cassa non è stata inerte, ma ha agito, sebbene in modo illegittimo, introducendo un proprio contributo. Di conseguenza, mancava il presupposto dell’inerzia per l’applicazione della norma statale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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