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Contributo di solidarietà: illegittimo se non c’è legge

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto da una cassa di previdenza privata ai suoi pensionati. La decisione si fonda sul principio della riserva di legge: un prelievo patrimoniale di questo tipo non può essere introdotto da un semplice regolamento interno dell’ente, ma necessita di una specifica norma di legge. Di conseguenza, le somme trattenute devono essere restituite, con un termine di prescrizione decennale per l’azione di recupero.

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Pubblicato il 24 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: No alla Trattenuta senza Legge

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia previdenziale: l’illegittimità di un contributo di solidarietà imposto da una cassa di previdenza privata in assenza di una specifica norma di legge. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che pone chiari limiti all’autonomia regolamentare degli enti previdenziali privatizzati, a tutela dei diritti dei pensionati.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un professionista in pensione contro la propria cassa di previdenza. L’ente aveva operato per anni delle trattenute sulla sua pensione a titolo di “contributo di solidarietà”, basandosi su una disposizione del proprio regolamento interno. Il pensionato ha contestato la legittimità di tali prelievi, sostenendo che una simile imposizione potesse derivare solo da una legge dello Stato.
Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al professionista, dichiarando illegittime le trattenute e condannando la cassa alla restituzione delle somme indebitamente percepite, oltre agli interessi. La cassa di previdenza ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo la legittimità del proprio operato in virtù della sua autonomia gestionale e della necessità di garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno ribadito che l’autonomia gestionale degli enti previdenziali privatizzati, pur essendo ampia, non è assoluta e incontra un limite invalicabile nella riserva di legge stabilita dall’articolo 23 della Costituzione per le prestazioni patrimoniali imposte.

Le Motivazioni della Corte sul contributo di solidarietà

Le motivazioni alla base della decisione sono articolate e toccano diversi punti cruciali del diritto previdenziale.

Il Limite dell’Autonomia Regolamentare delle Casse Private

Il cuore della questione risiede nella natura del contributo di solidarietà. La Corte lo qualifica come una prestazione patrimoniale imposta, ovvero un prelievo coattivo di ricchezza a carico del cittadino. Secondo l’art. 23 della Costituzione, nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge.
Di conseguenza, la Cassa non poteva, attraverso un proprio atto regolamentare, introdurre una trattenuta che incideva su un trattamento pensionistico già determinato. L’autonomia degli enti privati, sancita dal D.Lgs. 509/94, non si estende fino a poter derogare a principi costituzionali e a norme primarie. Tali enti possono modificare i criteri di determinazione della pensione (come le aliquote contributive o i coefficienti di rendimento), ma non possono imporre un prelievo ex post su una prestazione già liquidata.

La Questione della Prescrizione: Termine Decennale

Un altro punto fondamentale affrontato dalla Corte riguarda il termine di prescrizione per la richiesta di restituzione delle somme. La Cassa sosteneva l’applicazione della prescrizione breve di cinque anni, prevista dall’art. 2948 n. 4 c.c. per i ratei di pensione.
La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che il diritto del pensionato non riguarda il pagamento di ratei pensionistici, bensì la ripetizione di un indebito, ossia la restituzione di somme prelevate illegittimamente. Si tratta di un credito distinto e consequenziale all’indebita ritenuta. Pertanto, si applica il termine di prescrizione ordinario decennale, previsto dall’art. 2946 c.c.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza la tutela dei pensionati iscritti alle casse professionali private. Il principio affermato è chiaro: nessuna cassa di previdenza può imporre un contributo di solidarietà o qualsiasi altro prelievo patrimoniale tramite un semplice atto regolamentare. Per essere legittima, una simile misura deve essere prevista e disciplinata da una legge dello Stato. I professionisti che hanno subito tali trattenute hanno il diritto di chiederne la restituzione, potendo contare su un termine di prescrizione di dieci anni per far valere i propri diritti.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni tramite un proprio regolamento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un contributo di questo tipo, configurandosi come una prestazione patrimoniale, richiede una base legale e non può essere introdotto da una fonte regolamentare, in virtù della riserva di legge prevista dall’art. 23 della Costituzione.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione delle somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà illegittimo?
Il termine di prescrizione è quello ordinario decennale (art. 2946 c.c.), non quello quinquennale. La richiesta non riguarda ratei di pensione non pagati, ma la restituzione di un prelievo indebito, che costituisce un credito distinto.

L’autonomia gestionale delle Casse di previdenza privatizzate permette di derogare alle norme primarie dello Stato?
No. L’autonomia delle Casse non è assoluta e non consente di sostituire o derogare a disposizioni legislative statali di livello primario, specialmente in materie coperte da riserva di legge come le prestazioni patrimoniali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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