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Contributo di solidarietà: illegittimo per le Casse

Un ente previdenziale per professionisti ha imposto un contributo di solidarietà su una pensione esistente, ma il pensionato lo ha contestato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso dell’ente inammissibile, confermando che il contributo di solidarietà è un prelievo illegittimo. La Corte ha ribadito che solo lo Stato, tramite legge, può imporre tali obblighi patrimoniali, non gli enti previdenziali privati. Il diritto di richiedere la restituzione delle somme trattenute si prescrive in dieci anni.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: La Cassazione Conferma l’Illegittimità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha consolidato un principio fondamentale in materia previdenziale: l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto autonomamente dagli enti di previdenza privati. Questa decisione chiarisce definitivamente i limiti del potere di tali enti e rafforza le tutele per i pensionati, riaffermando un principio cardine del nostro ordinamento: nessuna prestazione patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge.

Il Contesto: La Controversia sul Contributo di Solidarietà

Il caso trae origine dall’azione di un professionista in pensione contro il proprio ente previdenziale. L’ente aveva deliberato l’applicazione di una trattenuta sulla sua pensione, qualificandola come “contributo di solidarietà”, al fine di garantire la stabilità finanziaria della gestione.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al pensionato, dichiarando illegittima la trattenuta. Secondo i giudici, l’ente previdenziale non aveva il potere di imporre un simile prelievo, che incideva su un trattamento pensionistico già calcolato e consolidato. Di conseguenza, l’ente era stato condannato alla restituzione delle somme indebitamente prelevate, nel limite della prescrizione decennale.

L’Intervento della Cassazione: I Motivi del Ricorso dell’Ente

L’ente previdenziale ha impugnato la sentenza di secondo grado davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due argomenti principali.

La Presunta Autonomia Impositiva dell’Ente

L’ente sosteneva di avere l’autonomia necessaria per introdurre misure come il contributo di solidarietà, in virtù delle norme sulla privatizzazione e sulla necessità di assicurare l’equilibrio dei bilanci. A suo avviso, tale potere rientrava nella facoltà di determinare i criteri del trattamento pensionistico.

La Questione della Prescrizione

In subordine, l’ente contestava l’applicazione della prescrizione decennale, sostenendo che dovesse applicarsi quella quinquennale, tipica dei ratei pensionistici arretrati.

Le Motivazioni: Perché il Contributo di Solidarietà è Illegittimo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la linea dei giudici di merito e del proprio consolidato orientamento. La motivazione si fonda su un principio costituzionale inderogabile: la riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali, sancita dall’art. 23 della Costituzione.

La Corte ha chiarito che il potere degli enti previdenziali privatizzati è limitato alla definizione dei criteri di calcolo della pensione (es. aliquote contributive, requisiti di accesso), ma non si estende fino a imporre prelievi su prestazioni già maturate. Un contributo di solidarietà non è un criterio di determinazione della pensione, ma una prestazione patrimoniale imposta, un prelievo che può essere introdotto solo ed esclusivamente dal legislatore statale.

Qualsiasi atto dell’ente che imponga una simile trattenuta è incompatibile con il principio del pro rata e costituisce un prelievo illegittimo, poiché privo della necessaria base legale.

Le Motivazioni sulla Prescrizione Decennale

Anche sul tema della prescrizione, la Corte ha confermato il suo orientamento. L’azione del pensionato non mira a ottenere il pagamento di singoli ratei non corrisposti (soggetti a prescrizione quinquennale), ma a far accertare l’illegittimità della trattenuta e ottenere la riliquidazione del trattamento pensionistico senza di essa. Questo diritto, che riguarda l’esatta quantificazione della prestazione nel suo complesso, è soggetto alla prescrizione ordinaria decennale (art. 2946 c.c.).

Le Conclusioni: Implicazioni per Pensionati ed Enti Previdenziali

L’ordinanza in esame non introduce novità, ma consolida un orientamento giurisprudenziale di massima importanza. Le conclusioni che se ne possono trarre sono chiare:

1. Potere Limitato degli Enti: Gli enti previdenziali privati non possono, di propria iniziativa, imporre contributi o prelievi sulle pensioni già in essere, neppure se motivati da esigenze di bilancio.
2. Tutela per i Pensionati: I pensionati che hanno subito trattenute simili hanno diritto a chiederne la restituzione. Il termine per agire in giudizio è di dieci anni, decorrenti dai singoli prelievi.
3. Monito per il Futuro: La decisione serve da monito per gli enti previdenziali, che devono operare nel rispetto della riserva di legge, cercando soluzioni per la stabilità finanziaria che non travalichino i poteri loro conferiti dall’ordinamento.

Un ente previdenziale privato può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni che già eroga?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un contributo di solidarietà è una prestazione patrimoniale la cui imposizione è riservata esclusivamente al legislatore, ai sensi dell’art. 23 della Costituzione. Gli enti non hanno questo potere.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione delle somme illegittimamente trattenute a titolo di contributo di solidarietà?
Il diritto alla restituzione si prescrive in dieci anni (prescrizione ordinaria). Non si applica la prescrizione breve di cinque anni, poiché l’azione legale non riguarda i singoli ratei pensionistici, ma la richiesta di ricalcolare l’intera prestazione senza la trattenuta illegittima.

La necessità di assicurare l’equilibrio di bilancio giustifica l’introduzione di un contributo di solidarietà da parte di una Cassa di previdenza?
No. Sebbene gli enti debbano garantire la stabilità della gestione, non possono farlo imponendo prelievi su trattamenti pensionistici già determinati. Tali atti sono incompatibili con il principio del pro rata e violano la riserva di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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