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Contributo di solidarietà: illegittimo per le Casse

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31713/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza professionale, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà applicato sulle pensioni. La Corte ha ribadito che l’imposizione di tale prelievo eccede i poteri degli enti previdenziali privatizzati, essendo una materia coperta da riserva di legge statale. Di conseguenza, i pensionati hanno diritto alla restituzione delle somme trattenute, con un termine di prescrizione di dieci anni.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà: la Cassazione Conferma l’Illegittimità

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha posto un punto fermo sulla questione del contributo di solidarietà imposto dalle Casse di previdenza private. La decisione ribadisce un principio fondamentale: gli enti previdenziali privatizzati non hanno il potere di introdurre prelievi sulle pensioni, poiché tale facoltà è riservata esclusivamente alla legge dello Stato. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale a tutela dei diritti dei pensionati, chiarendo anche aspetti cruciali come i termini per richiedere la restituzione delle somme illegittimamente trattenute.

I Fatti di Causa: una Trattenuta Contestata

Il caso trae origine dalla controversia tra una professionista in pensione e la sua Cassa di previdenza di categoria. L’ente aveva operato delle trattenute sulla pensione della sua iscritta a titolo di ‘contributo di solidarietà’, una misura introdotta unilateralmente dalla Cassa per assicurare il proprio equilibrio finanziario a lungo termine.

La pensionata si è opposta a tale prelievo, sostenendone l’illegittimità e chiedendo la restituzione delle somme versate. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello le hanno dato ragione, dichiarando illegittima la trattenuta e condannando la Cassa alla restituzione degli importi, applicando la prescrizione ordinaria di dieci anni. La Cassa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: la presunta legittimità del proprio operato, l’errata applicazione della normativa sulla prescrizione e una richiesta subordinata di applicazione di un diverso contributo previsto dalla legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso della Cassa inammissibile in ogni sua parte, confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato e costante, che la Corte ha ritenuto di non dover modificare in assenza di nuovi e concreti elementi.

I giudici hanno rigettato tutti i motivi di ricorso, fornendo una chiara interpretazione delle norme che regolano l’autonomia degli enti previdenziali privatizzati e i limiti invalicabili posti dalla Costituzione.

Le motivazioni: perché il contributo di solidarietà è Illegittimo?

Le motivazioni della Corte si articolano su due pilastri fondamentali: i limiti del potere degli enti previdenziali e la corretta individuazione del termine di prescrizione per l’azione di restituzione.

Potere Ultra Vires e Riserva di Legge

Il punto centrale della decisione è l’inesistenza del potere, in capo alle Casse private, di imporre un contributo di solidarietà. La Corte ha spiegato che tale prelievo, incidendo su un trattamento pensionistico già determinato secondo le regole vigenti, si configura come una ‘prestazione patrimoniale’.

Secondo l’articolo 23 della Costituzione, l’imposizione di prestazioni patrimoniali è soggetta a una riserva di legge: solo lo Stato, attraverso una legge formale, può istituire obblighi di questo tipo. Qualsiasi tentativo da parte di un ente, seppur autonomo come una Cassa professionale, di agire in questo campo è un atto ultra vires, ovvero compiuto al di fuori e al di là dei propri poteri. L’esigenza di garantire la stabilità dei conti, pur essendo un obiettivo legittimo, non può giustificare una violazione di principi costituzionali.

La Questione della Prescrizione: Dieci Anni per la Restituzione

Un altro motivo di ricorso respinto riguardava il termine di prescrizione. La Cassa sosteneva che dovesse applicarsi la prescrizione breve di cinque anni, tipica dei ratei pensionistici. La Cassazione ha nettamente respinto questa tesi.

L’azione del pensionato non mira a ottenere il pagamento di una prestazione previdenziale, ma la restituzione di somme pagate senza una causa giuridica valida. Si tratta, quindi, di un’azione di ‘ripetizione dell’indebito’, disciplinata dall’articolo 2033 del codice civile, per la quale vige il termine di prescrizione ordinario di dieci anni.

Conclusioni: le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i professionisti iscritti a Casse di previdenza private. In primo luogo, essa rafforza la tutela dei pensionati, confermando che i loro trattamenti, una volta determinati, non possono essere ridotti da prelievi unilaterali decisi dagli enti. In secondo luogo, chiarisce definitivamente che i pensionati che hanno subito tali trattenute hanno dieci anni di tempo per agire in giudizio e chiederne la restituzione. La decisione riafferma la supremazia della legge e della Costituzione rispetto all’autonomia regolamentare delle Casse, tracciando un confine netto che non può essere superato neanche in nome della stabilità finanziaria.

Le Casse di previdenza private possono imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non hanno questo potere. L’imposizione di una prestazione patrimoniale come il contributo di solidarietà è riservata esclusivamente alla legge dello Stato (riserva di legge ex art. 23 Cost.). Un atto del genere da parte di una Cassa è considerato ultra vires, cioè al di fuori delle proprie competenze.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione delle somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. La Corte ha chiarito che l’azione non riguarda il diritto alla prestazione pensionistica (soggetta a prescrizione breve di cinque anni), ma un’azione di restituzione di somme indebitamente versate (ripetizione dell’indebito), per la quale si applica il termine decennale previsto dall’art. 2033 del codice civile.

L’esigenza di garantire l’equilibrio finanziario della Cassa giustifica l’imposizione del contributo?
No. Sebbene le Casse abbiano il dovere di assicurare la stabilità finanziaria a lungo termine, non possono farlo imponendo trattenute su trattamenti pensionistici già determinati. Tali misure sono incompatibili con i principi costituzionali e rappresentano un prelievo che solo il legislatore statale può disporre.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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