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Contributo di solidarietà: illegittimo per le Casse

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cassa di previdenza professionale, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto ai propri pensionati. Secondo la Corte, tale prelievo costituisce una prestazione patrimoniale che solo la legge può istituire, riaffermando un orientamento ormai consolidato. La sentenza chiarisce anche che il diritto alla restituzione delle somme si prescrive in dieci anni.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà: la Cassazione Conferma l’Illegittimità per le Casse Private

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia previdenziale: il contributo di solidarietà non può essere imposto autonomamente dalle casse di previdenza privatizzate. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale a tutela dei diritti dei pensionati, definendo con chiarezza i limiti del potere degli enti previdenziali.

I fatti del caso

La vicenda trae origine dal ricorso di due professionisti pensionati che si sono visti applicare una trattenuta sulle loro pensioni, denominata “Contributo di solidarietà”, da parte della loro cassa di previdenza di categoria. Ritenendo tale prelievo illegittimo, hanno adito il Tribunale, che ha accolto la loro domanda, ordinando all’ente la restituzione delle somme trattenute. La decisione è stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello.

L’ente previdenziale, sostenendo la legittimità del proprio operato in virtù della propria autonomia gestionale e della necessità di garantire l’equilibrio finanziario, ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte sul Contributo di Solidarietà

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno stabilito che la sentenza impugnata si è correttamente allineata alla giurisprudenza consolidata della stessa Corte. Secondo tale orientamento, l’introduzione di un prelievo sulle pensioni già liquidate costituisce una prestazione patrimoniale che, ai sensi dell’articolo 23 della Costituzione, è riservata esclusivamente al legislatore.

Inoltre, la Corte ha affrontato la questione della prescrizione, rigettando la tesi della cassa che invocava il termine breve di cinque anni. È stato invece confermato che l’azione di restituzione delle somme indebitamente trattenute è soggetta al termine di prescrizione ordinario di dieci anni.

Le motivazioni della decisione

Le motivazioni alla base della decisione si fondano su principi cardine del nostro ordinamento.

In primo luogo, la Corte distingue nettamente tra gli atti con cui le casse private definiscono i criteri per la determinazione del trattamento pensionistico (agendo sul principio del pro rata) e gli atti che, invece, impongono una trattenuta su una prestazione già determinata e in corso di erogazione. Mentre i primi rientrano nella loro autonomia, i secondi eccedono le loro competenze.

Il contributo di solidarietà, in quanto prelievo forzoso su un diritto acquisito, rientra nel genus delle prestazioni patrimoniali. La Costituzione italiana, all’art. 23, stabilisce una riserva di legge in materia: nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge. Pertanto, un ente previdenziale, seppur dotato di autonomia, non può sostituirsi al Parlamento e istituire una tale misura.

Infine, per quanto riguarda la prescrizione, la Corte ha chiarito che il termine quinquennale si applica ai ratei di pensione liquidi ed esigibili. Nel caso di un’azione volta a contestare l’ammontare stesso del trattamento pensionistico e a chiederne la “riliquidazione” (epurandolo dalle trattenute illegittime), si applica il termine ordinario decennale previsto dall’art. 2946 del Codice Civile.

Le conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela dei pensionati e traccia un confine invalicabile per l’autonomia delle casse di previdenza private. La stabilità della gestione e l’equilibrio di bilancio, pur essendo obiettivi legittimi, non possono essere perseguiti attraverso strumenti che la Costituzione riserva in via esclusiva alla legge. La decisione ribadisce che i diritti quesiti, come quello a una pensione determinata secondo le norme vigenti al momento della liquidazione, non possono essere incisi da atti unilaterali degli enti, garantendo così certezza del diritto e stabilità per i percettori di trattamenti previdenziali.

Una cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni già in essere?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale imposizione ha natura di prestazione patrimoniale e, come tale, può essere introdotta solo da una legge dello Stato, non da un atto dell’ente previdenziale.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere la restituzione del contributo di solidarietà illegittimamente trattenuto?
Il diritto alla restituzione si prescrive in dieci anni (prescrizione ordinaria), non in cinque, poiché la richiesta riguarda la riliquidazione della pensione e le somme trattenute non erano considerate ratei liquidi ed esigibili ai fini della prescrizione breve.

Perché la Corte ha dichiarato il ricorso della Cassa inammissibile?
Perché la sentenza impugnata aveva deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, e i motivi del ricorso non offrivano elementi nuovi tali da giustificare un cambiamento di tale orientamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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