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Contributo di solidarietà illegittimo: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23728/2025, ha dichiarato illegittimo il contributo di solidarietà imposto da una cassa di previdenza professionale ai propri pensionati. La Corte ha stabilito che, essendo una prestazione patrimoniale, tale contributo può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non da un regolamento interno dell’ente. Viene inoltre confermato che il diritto al rimborso delle somme indebitamente trattenute si prescrive in dieci anni e non in cinque.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di Solidarietà sulle Pensioni: Illegittimo se Imposto senza una Legge

La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito un principio fondamentale in materia previdenziale: il contributo di solidarietà sulle pensioni erogate dalle Casse professionali privatizzate è illegittimo se non è previsto da una fonte normativa primaria, ovvero una legge dello Stato. Con una recente ordinanza, i giudici hanno chiarito i limiti dell’autonomia gestionale degli enti previdenziali, riaffermando la preminenza della Costituzione. Analizziamo la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I fatti del caso

Un professionista in pensione si era rivolto al tribunale per contestare le trattenute effettuate dalla sua Cassa di previdenza a titolo di “contributo di solidarietà”. Tali prelievi, applicati per diversi anni consecutivi sul suo assegno pensionistico, erano stati introdotti dall’ente tramite una propria delibera regolamentare. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano dato ragione al pensionato, dichiarando l’illegittimità delle trattenute e condannando la Cassa alla restituzione delle somme, nei limiti della prescrizione decennale.

La Cassa di previdenza, non accettando la decisione, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la legittimità del proprio operato in nome dell’autonomia gestionale e della necessità di garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine. La difesa dell’ente invocava inoltre una questione di legittimità costituzionale, lamentando una presunta disparità di trattamento rispetto al sistema pensionistico pubblico.

L’illegittimità del contributo di solidarietà senza base legale

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, definendolo manifestamente infondato. Il fulcro della decisione risiede nella natura del contributo di solidarietà. Esso, secondo i giudici, costituisce una “prestazione patrimoniale imposta”, la cui introduzione è soggetta alla riserva di legge prevista dall’articolo 23 della Costituzione.

Questo significa che solo una legge ordinaria o un atto avente forza di legge può imporre ai cittadini un sacrificio economico. L’autonomia gestionale e regolamentare concessa alle Casse professionali privatizzate (D.Lgs. 509/94) non può spingersi fino a derogare a questo principio costituzionale. I regolamenti degli enti, pur potendo modificare alcuni aspetti del trattamento pensionistico (come aliquote e coefficienti), non hanno la forza di introdurre un prelievo ex novo su prestazioni già maturate e determinate, configurandolo come un’imposizione patrimoniale.

La prescrizione per il rimborso è decennale

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda i termini per richiedere la restituzione delle somme indebitamente trattenute. La Cassa sosteneva l’applicazione della prescrizione breve di cinque anni, tipica dei ratei pensionistici (art. 2948 n. 4 c.c.).

La Cassazione ha rigettato anche questa tesi, confermando la correttezza della decisione dei giudici di merito. Il diritto del pensionato non riguarda la riliquidazione dei singoli ratei, ma la restituzione di somme trattenute illegittimamente a valle del calcolo della pensione. Si tratta di un’azione di recupero di un indebito, derivante da un potere di prelievo esercitato senza una base legale. Pertanto, a tale azione si applica il termine di prescrizione ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.).

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. I giudici hanno spiegato che l’autonomia delle Casse private non è “legibus soluta” (sciolta dalle leggi). Sebbene la normativa abbia ampliato i loro poteri per assicurare la stabilità finanziaria, questi poteri devono sempre essere esercitati nel rispetto delle fonti primarie e dei principi costituzionali. L’introduzione di un prelievo come il contributo di solidarietà non incide sui criteri di calcolo della pensione, ma impone una trattenuta su un trattamento già quantificato. Tale atto è incompatibile con il principio del “pro rata” e si configura come una prestazione patrimoniale che solo il legislatore può imporre.

Inoltre, la Corte ha smontato l’argomento della presunta disparità di trattamento rispetto al settore pubblico, dove contributi simili sono stati introdotti. La differenza fondamentale, sottolineano i giudici, sta proprio nella fonte: nel settore pubblico, tali prelievi sono stati previsti da specifiche leggi (es. L. 147/2013), rispettando la riserva di cui all’art. 23 Cost. Nel caso in esame, invece, la fonte era un mero regolamento interno, privo della forza necessaria.

Le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rafforza la tutela dei pensionati iscritti alle Casse professionali. Le implicazioni pratiche sono significative:
1. Nullità dei Contributi via Regolamento: Qualsiasi contributo di solidarietà imposto da una Cassa privata attraverso un proprio regolamento, senza una copertura legislativa, è illegittimo.
2. Diritto al Rimborso: I pensionati che hanno subito tali trattenute hanno diritto a chiederne la restituzione.
3. Prescrizione Decennale: L’azione per ottenere il rimborso si prescrive in dieci anni, consentendo di recuperare le somme trattenute in un arco temporale più ampio.

Questa pronuncia serve da monito per gli enti previdenziali, che devono operare all’interno del perimetro tracciato dalla legge e dalla Costituzione, senza poter imporre oneri patrimoniali ai propri iscritti in virtù della sola autonomia gestionale.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà tramite un proprio regolamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il contributo di solidarietà è una prestazione patrimoniale imposta che, in base all’art. 23 della Costituzione, può essere introdotta solo da una legge dello Stato o da un atto avente forza di legge, non da una fonte regolamentare interna dell’ente.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere il rimborso delle somme trattenute come contributo di solidarietà?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. La Corte ha chiarito che non si tratta di una richiesta di pagamento di ratei di pensione (soggetti a prescrizione quinquennale), ma di un’azione di recupero di somme indebitamente trattenute, per la quale si applica la prescrizione decennale.

Perché il contributo di solidarietà delle Casse private è diverso da quello previsto nel settore pubblico?
La differenza fondamentale risiede nella fonte normativa. Nel settore pubblico, i contributi di solidarietà sono stati introdotti da specifiche disposizioni di legge, rispettando così il principio della riserva di legge. Nel caso delle Casse private esaminato, il prelievo era basato su un regolamento interno, fonte inidonea a imporre prestazioni patrimoniali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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