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Contributo di solidarietà: Cassazione lo boccia

La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo il contributo di solidarietà applicato da una Cassa di previdenza privata sulla pensione di una professionista. La Corte ha stabilito che tali prelievi, essendo prestazioni patrimoniali, possono essere introdotti solo dalla legge (riserva di legge) e non dall’autonomia regolamentare dell’ente. Inoltre, ha confermato che il diritto al rimborso delle somme trattenute si prescrive in dieci anni, non in cinque.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributo di solidarietà: la Cassazione lo boccia se imposto dalle Casse private

Introduzione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia previdenziale: il contributo di solidarietà sulle pensioni non può essere introdotto autonomamente dalle Casse di previdenza private. Tale potere, infatti, spetta esclusivamente al legislatore, in virtù del principio costituzionale della riserva di legge. La pronuncia chiarisce anche che il diritto dei pensionati a ottenere il rimborso delle somme illegittimamente trattenute si prescrive in dieci anni.

I Fatti del Caso

Una professionista in pensione si è vista applicare sul proprio trattamento previdenziale un prelievo a titolo di “contributo di solidarietà”, istituito con delibera della propria Cassa di previdenza di categoria. Ritenendo la trattenuta illegittima, ha adito le vie legali per ottenerne la cessazione e la restituzione delle somme versate.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello le hanno dato ragione, dichiarando l’illegittimità del contributo e condannando l’ente previdenziale al rimborso. La Cassa, tuttavia, non si è arresa e ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo due argomenti principali:
1. La propria autonomia regolamentare le consentirebbe di adottare misure come il contributo di solidarietà per garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine.
2. Il diritto alla restituzione delle somme sarebbe comunque soggetto alla prescrizione breve di cinque anni, e non a quella ordinaria di dieci.

La Decisione della Corte: No al Contributo di Solidarietà senza Legge

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della Cassa di previdenza, confermando le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno smontato entrambi i motivi di ricorso, basando la loro decisione su principi consolidati della giurisprudenza costituzionale e di legittimità.
Il punto centrale della decisione è che l’imposizione di un prelievo economico, anche se denominato contributo di solidarietà, costituisce una “prestazione patrimoniale imposta” che, ai sensi dell’articolo 23 della Costituzione, può essere introdotta solo da una legge dello Stato. L’autonomia gestionale e regolamentare concessa alle Casse privatizzate non si estende fino a poter creare nuove forme di prelievo a carico dei propri iscritti, specialmente su trattamenti pensionistici già determinati e in corso di erogazione.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato le sue motivazioni su due pilastri fondamentali.

Il primo riguarda la violazione della riserva di legge. La Cassazione ha spiegato che, sebbene le Casse private abbiano il dovere di assicurare la stabilità delle proprie gestioni, questo obiettivo deve essere perseguito nel rispetto del quadro normativo primario. L’introduzione di una trattenuta su una pensione già liquidata non è una modifica dei criteri di calcolo della prestazione, ma un prelievo esterno che incide su un diritto già acquisito. Una simile misura, per essere legittima, richiede un intervento legislativo che ne definisca presupposti, limiti e durata.

Il secondo pilastro è la corretta individuazione del termine di prescrizione. La Corte ha chiarito la differenza tra la richiesta di ratei di pensione non pagati e la richiesta di rimborso di una trattenuta indebita. La prescrizione di cinque anni si applica ai crediti per ratei pensionistici, anche se derivanti da una riliquidazione. Il caso in esame, però, è diverso: la pensionata non chiedeva il pagamento di arretrati, ma la restituzione di somme che non avrebbero mai dovuto essere prelevate. Si tratta, quindi, di un’azione di ripetizione dell’indebito, soggetta al termine di prescrizione ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.).

Le Conclusioni

La decisione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i pensionati iscritti a Casse di previdenza private. Innanzitutto, rafforza la tutela dei diritti acquisiti, stabilendo che le pensioni non possono essere decurtate da prelievi unilaterali decisi dagli organi interni degli enti. In secondo luogo, offre una finestra temporale di dieci anni per agire legalmente e recuperare eventuali somme trattenute a titolo di contributi di solidarietà non previsti dalla legge. Per le Casse previdenziali, la sentenza rappresenta un chiaro monito: la ricerca della sostenibilità finanziaria non può avvenire a discapito dei principi costituzionali e dei diritti dei propri iscritti.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un prelievo di questo tipo è una prestazione patrimoniale la cui imposizione è coperta da riserva di legge (art. 23 Cost.). Pertanto, solo una legge dello Stato può introdurlo, non un regolamento interno della Cassa.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere il rimborso del contributo di solidarietà indebitamente trattenuto?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. Non si applica la prescrizione breve di cinque anni prevista per i ratei di pensione, perché la richiesta di rimborso non riguarda il calcolo della pensione, ma la restituzione di una somma illegittimamente prelevata.

L’esigenza di stabilità finanziaria della Cassa giustifica l’introduzione di un contributo di solidarietà?
Secondo la Corte, sebbene la stabilità finanziaria sia un obiettivo legittimo, non può essere perseguita violando principi costituzionali come la riserva di legge. Gli enti previdenziali devono operare nel rispetto delle norme primarie e non possono scavalcarle con la propria autonomia regolamentare per imporre prelievi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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