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Contributi volontari: sì anche se la domanda è post-lavoro

La Corte di Cassazione ha stabilito che un lavoratore può richiedere il versamento dei contributi volontari per un periodo di disoccupazione anche se la domanda viene presentata quando ha già iniziato un nuovo rapporto di lavoro. Ciò che conta è l’assenza di copertura contributiva nel periodo che si intende coprire, non lo status lavorativo al momento della richiesta. La sentenza chiarisce che la possibilità di versare i contributi per i sei mesi precedenti alla domanda è una facoltà ampliata a tutela del lavoratore.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributi Volontari: la Domanda è Valida Anche se Presentata Dopo la Nuova Assunzione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 24734/2024) ha chiarito un punto fondamentale sui contributi volontari: è possibile richiederli per coprire un periodo di disoccupazione anche se, al momento della presentazione della domanda, si è già trovato un nuovo lavoro. Questa decisione tutela i lavoratori che desiderano colmare i ‘buchi’ contributivi nella loro carriera, rafforzando la funzione stessa di questo importante strumento previdenziale.

Il caso: domanda di contributi volontari dopo la rioccupazione

Un lavoratore, dopo un periodo di inattività durato sei mesi (dall’1 gennaio al 30 giugno 2016), aveva trovato un nuovo impiego a partire dall’1 luglio 2016. Proprio in quella data, presentava all’ente previdenziale la domanda per essere autorizzato al versamento dei contributi volontari relativi al semestre di disoccupazione appena concluso.

L’ente previdenziale si opponeva, sostenendo che la domanda fosse illegittima perché presentata ‘in costanza di rapporto di lavoro’. Secondo l’ente, il presupposto per la richiesta è la cessazione o l’interruzione del rapporto di lavoro, condizione non sussistente al momento della domanda.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione al lavoratore, affermando il suo diritto a versare i contributi. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La questione giuridica e i contributi volontari

Il nodo centrale della controversia era interpretare la normativa sui contributi volontari. L’ente previdenziale sosteneva una lettura restrittiva: la domanda può essere presentata solo quando si è disoccupati. Il lavoratore, invece, riteneva che il requisito dell’assenza di lavoro dovesse riferirsi al periodo da coprire con i versamenti, non al momento della presentazione della domanda.

In particolare, la legge (D.Lgs. 184/1997) prevede che la contribuzione volontaria possa essere versata ‘anche per i sei mesi precedenti’ la data della domanda. La disputa verteva sul significato di questa disposizione: è una semplice possibilità di retroattività o permette di sanare un periodo passato, a prescindere dalla propria condizione lavorativa attuale?

Le motivazioni della sentenza

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, confermando le decisioni dei giudici di merito. La Suprema Corte ha innanzitutto ribadito che la contribuzione volontaria è un diritto potestativo dell’assicurato. L’ente ha solo un potere di accertamento meramente ricognitivo dei requisiti.

Il requisito fondamentale, hanno spiegato i giudici, è l’assenza di copertura assicurativa obbligatoria per il periodo per cui si chiede l’autorizzazione. Nel caso specifico, era pacifico che nel semestre dall’1 gennaio al 30 giugno 2016 il lavoratore non avesse svolto alcuna attività lavorativa e non fosse iscritto ad alcuna forma di previdenza obbligatoria. Questo è l’unico presupposto che conta.

La norma che consente di coprire i sei mesi precedenti la domanda ha un ‘contenuto ampliativo della facoltà del contribuente’. Non può essere interpretata in senso restrittivo, come se escludesse la possibilità di presentare la richiesta una volta ripreso a lavorare. L’obiettivo della legge è proprio quello di permettere al lavoratore di ‘sanare’ i buchi contributivi recenti, garantendo la continuità della sua posizione previdenziale.

Conclusioni: implicazioni pratiche

La sentenza stabilisce un principio di grande importanza pratica. I lavoratori che attraversano brevi periodi di disoccupazione possono attendere di trovare una nuova occupazione prima di decidere se versare i contributi volontari per il periodo scoperto. Non c’è il rischio di perdere questo diritto solo perché la domanda viene inoltrata quando si è già tornati al lavoro.

Questa interpretazione tutela pienamente la finalità della prosecuzione volontaria, che è quella di non penalizzare i lavoratori per le interruzioni di carriera, consentendo loro di integrare i periodi scoperti per raggiungere i requisiti pensionistici. La condizione lavorativa al momento della domanda è irrilevante, purché il periodo che si intende coprire sia effettivamente privo di contribuzione obbligatoria.

È possibile richiedere i contributi volontari per un periodo di disoccupazione se al momento della domanda si è già tornati a lavorare?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è possibile. Ciò che rileva è che il periodo per cui si chiedono i contributi sia privo di copertura previdenziale obbligatoria, non lo status lavorativo del richiedente al momento della presentazione della domanda.

Qual è il requisito fondamentale per poter versare i contributi volontari?
Il requisito essenziale è l’assenza di un’attività lavorativa, subordinata o autonoma, e quindi l’assenza di iscrizione a forme di assicurazione obbligatoria, per il periodo che si intende coprire con i versamenti volontari.

La normativa permette di coprire con i contributi volontari anche periodi passati?
Sì, la legge consente esplicitamente che la contribuzione volontaria possa essere versata anche per i sei mesi che precedono la data della domanda, a patto che in quel semestre sussistesse il requisito dell’assenza di copertura contributiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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