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Contributi malattia spettacolo: obbligo anche per club

Una nota società sportiva ha contestato un avviso di pagamento per contributi di malattia, sostenendo di essere esonerata in quanto corrisponde l’intera retribuzione ai propri dipendenti durante l’assenza. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che le modifiche legislative del 2011 hanno reso obbligatorio il versamento dei contributi malattia spettacolo per tutti i datori di lavoro del settore, eliminando la precedente esenzione. La decisione si basa su un’interpretazione evolutiva della normativa, che tende a unificare i regimi previdenziali.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributi Malattia Spettacolo: La Cassazione Conferma l’Obbligo per i Club Sportivi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione di grande rilevanza per il settore sportivo e dello spettacolo. Anche se un datore di lavoro, come una società calcistica, garantisce l’intera retribuzione al proprio dipendente durante il periodo di malattia, non è esonerato dal versamento dei contributi malattia spettacolo. Questa decisione chiarisce l’evoluzione della normativa e le sue implicazioni per tutte le aziende del settore.

I Fatti del Caso: La Controversia sui Contributi

Una nota società sportiva si è vista recapitare dall’ente previdenziale un avviso di addebito per il mancato pagamento dei contributi previdenziali di malattia relativi a un mese del 2016. La società ha impugnato l’avviso, sostenendo di non essere tenuta a tale versamento. La sua tesi si basava su un principio consolidato nel tempo: poiché garantiva per legge e contratto la piena retribuzione ai propri tesserati anche in caso di malattia, l’ente previdenziale era esonerato dal pagamento della relativa indennità, e di conseguenza la società doveva essere esonerata dal versamento della contribuzione corrispondente.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno però respinto le ragioni della società, confermando la legittimità della richiesta dell’ente. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e i contributi malattia spettacolo

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società sportiva, confermando la sua condanna al pagamento dei contributi. I giudici hanno stabilito che, nonostante la specificità del regime previdenziale dei lavoratori dello sport e dello spettacolo (ex Enpals), le recenti riforme legislative hanno eliminato l’esonero contributivo che in passato era previsto per i datori di lavoro che si facevano carico dell’intera retribuzione per malattia.

Di conseguenza, a partire dal 1° maggio 2011, l’obbligo di versare i contributi malattia spettacolo è diventato generale e si applica a tutti i datori di lavoro del settore, senza eccezioni.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ricostruito in modo dettagliato l’evoluzione normativa per motivare la sua decisione. In origine, la legge (L. 138/1943 e D.Lgs. 708/1947) prevedeva effettivamente un esonero per i datori di lavoro che garantivano un trattamento economico di malattia pari o superiore a quello previsto dalla legge.

Questo quadro è stato radicalmente modificato da due interventi legislativi cruciali:

1. Il D.L. n. 112/2008: Questo decreto aveva inizialmente confermato l’esonero per i datori di lavoro che corrispondevano il trattamento di malattia.
2. Il D.L. n. 98/2011: Questa è la norma chiave. Ha introdotto un nuovo comma (il 1-bis) all’articolo 20 del precedente decreto, stabilendo che, a decorrere dal 1° maggio 2011, i datori di lavoro del settore sono “comunque tenuti” al versamento della contribuzione.

L’avverbio “comunque”, secondo la Corte, non lascia spazio a dubbi: il legislatore ha voluto superare la precedente esenzione, creando un obbligo di pagamento generalizzato. Questa scelta si inserisce in un più ampio contesto di “progressiva omogeneizzazione” dei diversi regimi previdenziali, volto a garantire maggiore equità e sostenibilità al sistema.

Conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Tutte le società operanti nel settore dello sport e dello spettacolo devono versare i contributi per l’indennità di malattia, anche se contrattualmente si fanno carico dell’intera retribuzione del lavoratore assente. La “specialità” del settore non costituisce più una giustificazione per un trattamento contributivo differenziato su questo specifico punto. La sentenza riafferma un principio di universalità contributiva, secondo cui la contribuzione è dovuta in base alla legge per finanziare il sistema nel suo complesso, indipendentemente dal fatto che il singolo datore di lavoro provveda già a una tutela equivalente per i propri dipendenti.

Un datore di lavoro del settore sportivo che paga l’intera retribuzione al dipendente malato è esonerato dal versamento dei contributi di malattia?
No. Secondo la Corte di Cassazione, a seguito delle modifiche legislative introdotte nel 2011, tale esonero non è più previsto. Tutti i datori di lavoro del settore sono tenuti al versamento, indipendentemente dal trattamento economico garantito al lavoratore.

Quale norma ha modificato l’obbligo di versamento dei contributi malattia spettacolo?
La norma chiave è l’art. 18 del D.L. n. 98/2011, che ha introdotto il comma 1-bis all’art. 20 del D.L. n. 112/2008. Questa modifica ha stabilito che, a decorrere dal 1° maggio 2011, i datori di lavoro del settore sono “comunque tenuti” al versamento della contribuzione.

La disciplina previdenziale per i lavoratori dello sport e dello spettacolo è ancora considerata “speciale” per quanto riguarda i contributi di malattia?
No. Per quanto riguarda specificamente l’obbligo contributivo di malattia, la Corte ha evidenziato un processo di “progressiva omogeneizzazione” delle gestioni previdenziali. Pertanto, la specialità del regime non giustifica più un’esenzione dal versamento di tali contributi, che è diventato un obbligo generale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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