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Contributi malattia spettacolo: obbligo anche con CCNL

Una società di produzione audiovisiva ha contestato un avviso di addebito dell’INPS per i contributi malattia relativi ai propri dipendenti, sostenendo di essere esonerata in quanto già garante del trattamento economico di malattia tramite Contratto Collettivo. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8482/2025, ha rigettato il ricorso. I giudici hanno chiarito che, a seguito delle modifiche legislative introdotte nel 2011, l’obbligo di versare i contributi malattia spettacolo sussiste per tutti i datori di lavoro del settore, indipendentemente da quanto previsto dai contratti collettivi, in un’ottica di omogeneizzazione delle tutele previdenziali.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributi Malattia Spettacolo: Obbligo di Versamento Anche con CCNL

L’obbligo di versare i contributi malattia spettacolo sussiste anche per le aziende che, in base al proprio Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), già garantiscono il trattamento economico ai propri dipendenti? A questa domanda ha dato una risposta chiara e definitiva la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con l’ordinanza n. 8482 del 2025, stabilendo un principio fondamentale per tutti i datori di lavoro del settore.

I Fatti del Caso: La Controversia sui Contributi Malattia Spettacolo

Una società operante nel settore della produzione cinematografica e audiovisiva si è opposta a un avviso di addebito emesso dall’INPS per il mancato versamento dei contributi per l’indennità di malattia, relativi al periodo tra marzo e settembre 2015.
L’azienda sosteneva di non essere tenuta a tale pagamento per due ragioni principali:
1. In quanto classificata nel settore “industria”, riteneva che l’obbligo contributivo per la malattia riguardasse solo gli operai e non gli impiegati.
2. In virtù di una normativa speciale per il settore dello spettacolo, si considerava esonerata dal versamento poiché il CCNL applicato prevedeva già la copertura economica diretta della malattia a carico del datore di lavoro.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato torto alla società, la quale ha quindi deciso di ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando la sua piena tenuta al versamento dei contributi contestati. I giudici hanno ritenuto infondate le argomentazioni della società, ricostruendo l’evoluzione normativa che ha portato all’attuale disciplina.

Le Motivazioni: L’Evoluzione Normativa e l’Obbligo Contributivo

La decisione della Corte si fonda su un’attenta analisi del quadro legislativo che regola la materia, evidenziando come le norme nel tempo si siano mosse verso una progressiva omogeneizzazione dei sistemi previdenziali.

La Fine dell’Esonero dal 2011

Il punto di svolta, secondo la Cassazione, è rappresentato dal Decreto Legge n. 98/2011. Se in passato esisteva effettivamente una norma (interpretata dal D.L. n. 112/2008) che esonerava dal versamento contributivo i datori di lavoro che garantivano il trattamento di malattia tramite legge o contratto collettivo, questa disposizione è stata superata.
A partire dal 1° maggio 2011, la legge ha stabilito che tutti i datori di lavoro, anche quelli precedentemente esonerati, sono “comunque” tenuti al versamento della contribuzione per il finanziamento dell’indennità economica di malattia. Questo cambiamento ha eliminato la specialità del settore dello spettacolo, allineandolo alla disciplina generale. Pertanto, l’obbligo contributivo sussiste a prescindere dal fatto che il datore di lavoro eroghi già una copertura economica per la malattia.

L’Irrilevanza della Circolare INPS

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il motivo di ricorso con cui l’azienda lamentava la mancata considerazione di una circolare INPS successiva. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: le circolari amministrative sono atti interni, non vincolanti, che non possono modificare o derogare a una disciplina contributiva imperativamente dettata dalla legge. L’omesso esame di una circolare non costituisce, quindi, un vizio della sentenza.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per le Aziende dello Spettacolo

L’ordinanza della Cassazione stabilisce un principio chiaro: l’obbligo di versare i contributi malattia spettacolo è generalizzato e inderogabile. Le aziende del settore non possono più invocare la specificità della propria disciplina o le previsioni dei contratti collettivi per sottrarsi a tale versamento. La decisione sottolinea la volontà del legislatore di unificare le tutele, garantendo che il finanziamento delle prestazioni previdenziali gravi su tutti i datori di lavoro secondo le aliquote di legge, anche in presenza di tutele contrattuali aggiuntive. Per le imprese, ciò significa dover attentamente pianificare i propri oneri contributivi, consapevoli che il pagamento diretto dell’indennità di malattia non comporta più un esonero dal versamento all’INPS.

Un’azienda del settore spettacolo che paga già l’indennità di malattia ai dipendenti tramite CCNL deve versare anche i contributi malattia all’INPS?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, a seguito di una modifica legislativa intervenuta nel 2011, tutti i datori di lavoro del settore, anche se corrispondono il trattamento economico di malattia per contratto, sono comunque tenuti al versamento della relativa contribuzione all’INPS.

La classificazione del settore spettacolo nella categoria “industria” esclude gli impiegati dall’obbligo contributivo per la malattia?
No. La normativa specifica per i lavoratori dello spettacolo (D.Lgs. C.P.S. n. 708/1947) prevede un regime assicurativo sostitutivo che si applica a tutti gli iscritti al relativo fondo pensioni, indipendentemente dalla qualifica (impiegati o operai), superando la distinzione prevista per il settore generale dell’industria.

Una circolare dell’INPS può modificare un obbligo contributivo previsto dalla legge?
No. La Corte ha ribadito che le circolari INPS sono atti normativi interni non vincolanti. Possono indirizzare l’attività degli uffici ma non possono modificare la disciplina di un rapporto contributivo e previdenziale, che è stabilita inderogabilmente dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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