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Contributi INPS su redditi da capitale: la decisione

La Corte di Cassazione ha stabilito che i redditi derivanti dalla mera partecipazione a una società di capitali, senza lo svolgimento di un’effettiva attività lavorativa, non rientrano nella base imponibile per il calcolo dei contributi INPS. L’ordinanza chiarisce la distinzione tra redditi d’impresa, soggetti a contribuzione, e redditi di capitale, che ne sono esclusi, basandosi sulla normativa fiscale.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributi INPS e Redditi da Capitale: la Cassazione Fa Chiarezza

La questione dei contributi INPS dovuti dai soci di società di capitali è da tempo al centro di dibattiti e contenziosi. Un socio o un amministratore di una S.r.l. deve sempre versare i contributi sugli utili percepiti? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fornisce una risposta chiara, distinguendo nettamente tra redditi derivanti da un’attività lavorativa e quelli provenienti dalla mera partecipazione al capitale sociale.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla pretesa dell’INPS nei confronti di un socio e amministratore di una società a responsabilità limitata. L’Istituto previdenziale sosteneva che i redditi percepiti dall’individuo, derivanti dalla sua partecipazione nella società, dovessero essere inclusi nella base imponibile per il calcolo dei contributi dovuti alla gestione degli autonomi. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al contribuente, escludendo tali redditi dall’obbligo contributivo. L’INPS ha quindi proposto ricorso in Cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La Questione Giuridica: Redditi d’Impresa vs. Redditi di Capitale

Il nodo centrale della controversia ruota attorno all’interpretazione dell’art. 3-bis del D.L. 384/1992, che definisce la base imponibile per i contributi previdenziali come la “totalità dei redditi d’impresa” dichiarati ai fini IRPEF. Secondo l’INPS, questa dicitura dovrebbe includere ogni forma di reddito d’impresa, a prescindere che derivi da una società di persone o di capitali.

La difesa del socio, invece, si è basata su una distinzione fondamentale presente nella normativa fiscale (D.P.R. 917/1986, Testo Unico delle Imposte sui Redditi): quella tra “redditi d’impresa” e “redditi di capitale”. I primi sono il frutto di un’attività lavorativa imprenditoriale, mentre i secondi derivano dal mero possesso di quote di capitale, come gli utili distribuiti da una S.r.l. a un socio non lavoratore.

Le Motivazioni della Cassazione: il Ruolo dell’Attività Lavorativa nei Contributi INPS

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso dell’INPS, ha confermato il proprio orientamento consolidato, basato su principi chiari e coerenti.

Il Riferimento alla Disciplina Fiscale

I giudici hanno ribadito che, per individuare cosa costituisca “reddito d’impresa” ai fini previdenziali, è necessario fare riferimento alla sua definizione fiscale. Il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) distingue nettamente:
Redditi d’impresa (art. 55): quelli che derivano dall’esercizio di attività imprenditoriali.
Redditi di capitale (art. 44): quelli che includono gli utili da partecipazione a società soggette a IRES, come le S.r.l.

La normativa previdenziale, individuando come base imponibile la “totalità dei redditi d’impresa”, esclude implicitamente i redditi di capitale. Di conseguenza, gli utili percepiti da un socio per la sua mera partecipazione, senza che sia provata una prestazione lavorativa, non possono essere assoggettati ai contributi INPS.

L’Importanza della Prestazione Lavorativa

La Corte ha sottolineato che il presupposto per l’obbligo di iscrizione a una gestione previdenziale e per il conseguente versamento dei contributi è lo svolgimento di un’attività lavorativa. Se l’individuo è iscritto alla gestione previdenziale perché svolge un’attività lavorativa autonoma, la base imponibile per i suoi contributi sarà costituita dalla totalità dei redditi d’impresa che ne derivano. Tuttavia, i redditi che non sono frutto di tale attività, come quelli da capitale, ne restano esclusi.

Nel caso specifico, era incontestato che il reddito percepito dal socio fosse frutto di una mera partecipazione, non essendo stato provato lo svolgimento di alcuna prestazione lavorativa all’interno della società. Pertanto, la pretesa dell’INPS è stata ritenuta infondata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un punto fermo di estrema importanza per tutti i soci e amministratori di società di capitali. La decisione chiarisce che l’obbligo di versare i contributi INPS non sorge automaticamente dalla percezione di un utile societario. Il principio cardine è il seguente: senza un’effettiva e provata attività lavorativa, i proventi derivanti dalla partecipazione in una S.r.l. sono considerati redditi di capitale e, come tali, non concorrono a formare la base imponibile contributiva. Questa sentenza rafforza la certezza del diritto, offrendo uno strumento chiaro per distinguere le diverse tipologie di reddito ed evitare pretese contributive infondate da parte dell’Istituto previdenziale.

I profitti derivanti dalla semplice partecipazione a una società di capitali (es. S.r.l.) sono soggetti ai contributi INPS?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che tali profitti, se non derivano da un’effettiva attività lavorativa, sono qualificati come redditi di capitale e non come redditi d’impresa. Pertanto, sono esclusi dalla base imponibile per il calcolo dei contributi INPS.

Qual è il criterio per distinguere i redditi soggetti a contribuzione da quelli esclusi?
Il criterio fondamentale è la qualificazione fiscale del reddito, come stabilito dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (D.P.R. 917/1986). Sono soggetti a contribuzione solo i “redditi d’impresa”, ovvero quelli che derivano dall’esercizio di un’attività imprenditoriale. I redditi da mera partecipazione azionaria, senza prestazione lavorativa, sono “redditi di capitale” e quindi esclusi.

Un socio amministratore di S.r.l. deve sempre pagare i contributi INPS sugli utili percepiti?
No, non sempre. La sentenza specifica che è determinante se il socio o l’amministratore svolga o meno un’attività lavorativa concreta all’interno della società. Se il reddito percepito è frutto di una mera partecipazione al capitale e non di una prestazione lavorativa, non è soggetto a contribuzione obbligatoria presso la gestione previdenziale degli autonomi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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