LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contributi figurativi: no all’aumento per chi transita

Un ex controllore di volo militare, passato al settore civile prima della pensione, si è visto negare dalla Corte di Cassazione l’aumento dei contributi figurativi ai fini pensionistici. L’ordinanza stabilisce che tali maggiorazioni non si applicano a chi transita al lavoro civile prima di maturare il diritto alla pensione, ma sono valide solo per un’indennità una tantum. La Corte ha ritenuto legittima la differenza di trattamento rispetto a chi cessa il servizio militare andando direttamente in pensione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributi Figurativi Militari: la Cassazione Nega l’Aumento a chi Transita nel Civile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse per il personale militare che transita nei ruoli civili: il calcolo dei contributi figurativi. La Suprema Corte ha stabilito che le maggiorazioni contributive maturate durante il servizio militare non si applicano ai fini pensionistici se il passaggio al settore civile avviene prima di aver maturato il diritto alla pensione.

Il Fatto: dalla Corte d’Appello alla Cassazione

Il caso riguarda un ex controllore di volo dell’Aeronautica Militare che, dopo anni di servizio, era transitato all’ente nazionale di assistenza al volo (ENAV). Il lavoratore aveva richiesto il riconoscimento, ai fini pensionistici, di una maggiorazione figurativa relativa al periodo di servizio militare.

In un primo momento, il Tribunale aveva respinto la domanda, interpretando il concetto di “servizio prestato” come servizio effettivo, escludendo quindi le maggiorazioni. Successivamente, la Corte d’Appello di Roma aveva parzialmente accolto la richiesta del lavoratore. Secondo i giudici di secondo grado, un decreto del Ministero della Difesa aveva già costituito la sua posizione assicurativa includendo gli aumenti figurativi, e avendo egli maturato oltre 18 anni di anzianità al 31.12.1995, aveva diritto a una maggiorazione di un terzo del servizio.

Contro questa decisione, l’ente previdenziale ha presentato ricorso in Cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La Valutazione dei Contributi Figurativi nel Transito

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, ribaltando la decisione della Corte d’Appello e allineandosi alla propria giurisprudenza consolidata. Il principio chiave affermato dai giudici è che la maggiorazione dei contributi figurativi non spetta, ai fini della costituzione della posizione assicurativa presso l’ente di previdenza, al dipendente militare che transita all’impiego civile prima di aver maturato il diritto alla pensione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha chiarito che il trattamento differenziato tra chi cessa il servizio per andare in pensione e chi transita a un impiego civile è giustificato dalla diversità delle situazioni. I contributi figurativi derivanti da “servizi speciali” non sono persi, ma hanno una finalità diversa: rilevano per il riconoscimento di un’indennità una tantum, come previsto dall’art. 124 del d.P.R. n. 1092/1973. Non possono, tuttavia, essere utilizzati per aumentare l’anzianità contributiva ai fini della pensione erogata dal regime generale.

Questa interpretazione, già avallata dalla Corte dei Conti e dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 39/2018), non viola il principio di parità di trattamento. La Corte Costituzionale ha infatti sottolineato che il conseguimento del diritto alla pensione è un “tratto distintivo di rilievo cruciale”. L’aumento figurativo dell’anzianità è concepito in una prospettiva che abbraccia l’intero percorso lavorativo e si concretizza solo al raggiungimento dei requisiti per la pensione. Chi non li raggiunge e transita al settore civile si trova in una posizione oggettivamente diversa.

Le Conclusioni della Suprema Corte

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha rigettato la domanda originaria del lavoratore. È stato stabilito che il diritto all’aumento di un terzo dell’anzianità contributiva non sussiste per chi, provenendo dal servizio militare, si ricolloca nel settore civile prima di aver maturato i requisiti per la pensione. L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale preciso, fornendo un importante chiarimento sulla valorizzazione dei contributi figurativi in caso di passaggio tra differenti regimi previdenziali.

Un dipendente militare che transita a un impiego civile prima della pensione ha diritto all’aumento pensionistico derivante dai contributi figurativi?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’aumento figurativo dell’anzianità contributiva, previsto per determinati servizi militari, non si applica ai fini del calcolo della pensione per chi passa al settore civile prima di aver maturato il diritto al trattamento pensionistico.

I contributi figurativi maturati durante il servizio militare vengono persi in caso di transito a un ruolo civile prima della pensione?
No, non sono persi. Tali periodi di contribuzione figurativa non sono “infruttuosi”, ma rilevano ai fini del riconoscimento di un’indennità una tantum, un importo erogato in un’unica soluzione, e non per l’aumento della pensione finale.

La differenza di trattamento tra chi si pensiona direttamente dal servizio militare e chi transita al civile è una violazione del principio di parità?
No. La Corte ha stabilito che non vi è violazione del principio di parità di trattamento, poiché le situazioni sono eterogenee. Il conseguimento del diritto alla pensione è un elemento cruciale che giustifica un trattamento differenziato per la valutazione dei servizi speciali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati