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Contributi avvocato G.O.T.: il caso alle Sezioni Unite

La Corte di Cassazione ha rimesso alle Sezioni Unite la questione relativa ai contributi previdenziali per un avvocato che ha svolto funzioni di Giudice Onorario di Tribunale (G.O.T.) tra il 2007 e il 2010. A causa di un vuoto normativo in quel periodo, è incerto se l’indennità percepita dovesse essere soggetta a contribuzione presso la Cassa Forense. La decisione è stata rinviata per risolvere un problema di rilevanza sistematica e per evitare un’assenza di tutela previdenziale, in contrasto con il principio di universalizzazione della copertura assicurativa.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributi Avvocato G.O.T.: la Cassazione Rimette la Questione alle Sezioni Unite

La questione dei contributi avvocato G.O.T. (Giudice Onorario di Tribunale) per il periodo antecedente al 2012 rappresenta un nodo giuridico complesso, caratterizzato da un vuoto normativo che ha generato incertezza. Con un’ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione ha deciso di non pronunciarsi direttamente, ma di rimettere la delicata materia alle Sezioni Unite, affinché venga fatta chiarezza su un punto fondamentale per la previdenza dei professionisti che svolgono anche funzioni onorarie.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dall’opposizione di un avvocato a una cartella di pagamento emessa dall’ente previdenziale forense. L’ente richiedeva il versamento dei contributi previdenziali per gli anni dal 2007 al 2010, calcolati sull’indennità percepita dal professionista per l’attività di Giudice Onorario di Tribunale. Sia in primo grado che in appello, i giudici hanno dato ragione all’avvocato, annullando la richiesta di pagamento. La Corte d’Appello, in particolare, ha escluso la possibilità di applicare per analogia la disciplina prevista per un’altra figura di magistrato onorario (i Giudici Onorari Aggregati – G.O.A.) e ha richiamato una precedente pronuncia delle Sezioni Unite che aveva negato la natura di reddito da lavoro autonomo all’indennità dei giudici di pace. Di fronte a questa decisione, l’ente previdenziale ha proposto ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Un Vuoto Normativo sui Contributi Avvocato G.O.T.

Il cuore del problema risiede nell’assenza, per il periodo 2007-2010, di una legge che definisse in modo esplicito il regime previdenziale per gli avvocati che svolgevano le funzioni di G.O.T. Le leggi successive (in particolare la L. 247/2012) hanno poi imposto l’iscrizione alla cassa forense e la contribuzione su tale indennità, ma queste norme non possono essere applicate retroattivamente.

La Corte si è trovata di fronte a un dilemma: se rigettasse il ricorso dell’ente previdenziale, confermando le sentenze precedenti, si creerebbe un “vuoto di copertura previdenziale”. L’indennità percepita dal G.O.T. non sarebbe soggetta a contribuzione né presso la Cassa Forense, né presso la Gestione Separata dell’INPS. Questo esito si scontrerebbe con il principio, ormai consolidato, di universalizzazione della tutela previdenziale, secondo cui tutti i redditi da lavoro devono avere una corrispondente copertura assicurativa.

Le Motivazioni dell’Ordinanza

La Sezione Lavoro della Cassazione, nell’analizzare il caso, ha evidenziato la problematicità e la rilevanza sistematica della questione. I giudici hanno osservato che negare qualsiasi forma di contribuzione per l’attività di G.O.T. svolta prima del 2012 porterebbe a una conseguenza inaccettabile.

La Corte ha anche messo in discussione l’applicabilità automatica al caso dei G.O.T. dei principi stabiliti dalle Sezioni Unite nel 2017 per i giudici di pace. La situazione dei G.O.T. potrebbe essere diversa e richiedere una riconsiderazione. In particolare, si è posto il dubbio se l’indennità per l’esercizio di pubbliche funzioni, quando svolte da un professionista, non debba essere inquadrata come reddito da lavoro autonomo e, di conseguenza, assoggettata a contribuzione.

Una riconduzione dell’indennità a reddito da lavoro autonomo garantirebbe la copertura previdenziale: o presso la Cassa di categoria, o, in alternativa, presso la Gestione Separata INPS. Proprio per questa complessità interpretativa e per la necessità di un intervento chiarificatore con valenza generale, la Corte ha ritenuto indispensabile un pronunciamento delle Sezioni Unite.

Le Conclusioni

Concludendo, la Corte di Cassazione non ha deciso nel merito, ma ha adottato un’ordinanza interlocutoria di rinvio. Ha trasmesso gli atti alla Prima Presidente affinché valuti l’assegnazione del ricorso alle Sezioni Unite. Questa scelta sottolinea l’importanza della questione, che va oltre il singolo caso e tocca i principi fondamentali del sistema previdenziale italiano. La futura decisione delle Sezioni Unite sarà cruciale per definire il corretto trattamento dei contributi avvocato G.O.T. per il passato e per fornire una guida sicura per il futuro, garantendo che a ogni attività lavorativa corrisponda un’adeguata tutela pensionistica.

Perché la Corte di Cassazione ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite?
La Corte ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite a causa della rilevanza e della problematicità sistematica della questione. Mancando una legge specifica per il periodo 2007-2010, si è creato un vuoto normativo che, se non colmato, potrebbe lasciare i redditi percepiti dai G.O.T. senza alcuna copertura previdenziale, violando il principio di universalizzazione della tutela.

Qual è il principale problema giuridico relativo ai contributi degli avvocati G.O.T. prima del 2012?
Il problema principale è l’assenza di una norma chiara che stabilisse se l’indennità percepita per le funzioni di Giudice Onorario di Tribunale dovesse essere considerata reddito professionale soggetto a contribuzione presso la Cassa Forense. L’applicazione analogica di altre norme è incerta e le leggi successive non sono retroattive.

Cosa succederebbe se venisse confermata la decisione della Corte d’Appello?
Se la decisione venisse confermata, si stabilirebbe che per il periodo 2007-2010 l’indennità percepita dall’avvocato come G.O.T. non è soggetta a contribuzione presso la Cassa Forense. Questo, secondo la Cassazione, creerebbe un inaccettabile vuoto di tutela previdenziale per il professionista, poiché tale reddito rischierebbe di non essere assoggettato ad alcuna forma di contribuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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