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Contributi assegni familiari: S.p.A. pubblica paga?

La Corte di Cassazione ha stabilito che una società per azioni, anche se interamente partecipata da enti pubblici per la gestione dell’edilizia residenziale, non è esonerata dal versamento dei contributi per gli assegni familiari. La forma giuridica privatistica (S.p.A.) prevale sulla natura pubblica dei soci e del servizio svolto, rendendo inapplicabili le esenzioni previste per la Pubblica Amministrazione. La diretta erogazione degli assegni ai dipendenti non è sufficiente a escludere l’obbligo contributivo verso l’ente previdenziale.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contributi Assegni Familiari: Anche le S.p.A. Pubbliche Devono Pagare

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale in materia di contributi assegni familiari: le società per azioni, anche se costituite e partecipate da enti locali per la gestione di un servizio pubblico, non possono beneficiare delle esenzioni previste per la Pubblica Amministrazione. La forma giuridica privata prevale sulla natura pubblica della proprietà e dello scopo.

I Fatti del Caso

La controversia vedeva contrapposti l’Istituto Previdenziale Nazionale e una società per azioni costituita da enti locali per la gestione dell’edilizia residenziale pubblica. L’Istituto richiedeva alla società il pagamento dei contributi relativi agli assegni familiari per i suoi dipendenti. La società si opponeva, sostenendo di dover essere equiparata a un ente pubblico e, di conseguenza, di essere esonerata da tale obbligo, in quanto già provvedeva a erogare direttamente ai propri dipendenti trattamenti di famiglia non inferiori a quelli previsti dalla legge.

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva dato ragione alla società, riconoscendone la natura sostanzialmente pubblicistica. L’Istituto Previdenziale, tuttavia, ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: I Contributi Assegni Familiari per le S.p.A.

Il nucleo della questione era stabilire se una società con forma giuridica di diritto privato (S.p.A.), ma con capitale pubblico e finalità pubbliche, dovesse essere soggetta alle stesse regole contributive di un’azienda privata o se potesse godere delle deroghe previste per gli enti pubblici, come Comuni e Province, dall’articolo 79 del d.P.R. n. 797/1955.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Istituto Previdenziale, ribaltando la decisione d’appello e affermando un principio di diritto molto chiaro.

La Prevalenza della Forma Giuridica

Le motivazioni della Corte si fondano su un punto cardine: la scelta della forma societaria di diritto privato, come quella della società per azioni, comporta l’accettazione integrale delle regole del diritto privato, incluse quelle in materia di obblighi contributivi. La natura pubblica dei soci (gli enti locali) o del servizio svolto (edilizia residenziale pubblica) non è sufficiente a trasformare la società in un ente pubblico ai fini previdenziali.

L’esenzione prevista dalla legge è tassativa e si applica solo alle categorie specificamente elencate, come le Amministrazioni dello Stato, le Province, i Comuni e altri enti pubblici. Una S.p.A. non rientra in questo elenco.

L’Irrilevanza dell’Erogazione Diretta

La Corte ha inoltre specificato che il fatto che la società erogasse direttamente gli assegni familiari ai propri lavoratori è ininfluente. L’obbligazione contributiva si basa su un principio di solidarietà generale del sistema previdenziale. Non esiste un nesso diretto e automatico tra il contributo versato da un datore di lavoro e la prestazione ricevuta dai suoi dipendenti. Salvo che una legge dello Stato non lo preveda espressamente, il datore di lavoro è tenuto a versare la contribuzione anche se l’ente previdenziale, per vari motivi, non dovesse erogare prestazioni a tutti o ad alcuni dei suoi dipendenti.

La Competenza Esclusiva dello Stato

Infine, i giudici hanno ribadito un principio costituzionale fondamentale: la previdenza sociale è materia di competenza legislativa esclusiva dello Stato (art. 117 Cost.). Ciò significa che né le leggi regionali, né la contrattazione collettiva possono introdurre deroghe o esenzioni agli obblighi contributivi stabiliti dalla normativa nazionale. Qualsiasi esonero deve essere previsto da una legge statale, come avvenuto in passato per altri settori.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza stabilisce con fermezza che la forma giuridica è decisiva per determinare gli obblighi previdenziali. Le società partecipate da enti pubblici che operano in forma di S.p.A. devono considerarsi a tutti gli effetti soggetti privati per quanto riguarda il versamento dei contributi assegni familiari. Non possono invocare la loro missione pubblica per sottrarsi a un dovere che grava sulla generalità dei datori di lavoro privati. Questo principio garantisce uniformità di trattamento e tutela il principio di solidarietà su cui si fonda il nostro sistema di sicurezza sociale.

Una società per azioni, anche se interamente posseduta da enti pubblici, è esonerata dal pagamento dei contributi per gli assegni familiari?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la forma giuridica di società per azioni prevale sulla natura pubblica della proprietà. Pertanto, la società è soggetta alle regole del diritto privato e deve versare i contributi, non rientrando nelle specifiche categorie di enti pubblici esonerati dalla legge.

Se un datore di lavoro eroga già direttamente ai propri dipendenti un trattamento di famiglia, è comunque obbligato a versare i contributi all’ente previdenziale?
Sì. L’erogazione diretta della prestazione non esonera dal versamento dei contributi. L’obbligazione contributiva si fonda sul principio di solidarietà generale e non su un rapporto diretto tra contributo versato e prestazione ricevuta, salvo che una specifica legge dello Stato non disponga diversamente.

Una legge regionale o un contratto collettivo possono stabilire un’esenzione dal versamento dei contributi previdenziali?
No. La materia della previdenza sociale è di competenza legislativa esclusiva dello Stato, come sancito dall’art. 117 della Costituzione. Di conseguenza, solo una legge statale può introdurre deroghe o esenzioni agli obblighi contributivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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