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Contratto part time verticale: Orario e Turni Certi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13495/2024, ha stabilito che in un contratto part time verticale è illegittima l’assegnazione a turni non specificati nell’accordo iniziale. La mera previsione generica di lavoro su turni ‘in caso di necessità’ non soddisfa il requisito di legge di ‘puntuale indicazione’ della collocazione temporale dell’orario, poiché lascia al datore di lavoro un potere discrezionale che la normativa intende limitare per tutelare la programmabilità della vita del lavoratore.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratto Part Time Verticale: L’Orario di Lavoro Deve Essere Certo e Predeterminato

Nel mondo del lavoro flessibile, il contratto part time verticale rappresenta una soluzione importante per molte aziende e lavoratori. Tuttavia, la sua flessibilità non può tradursi in incertezza per il dipendente. Con una recente e significativa ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’orario di lavoro, inclusa l’eventuale articolazione su turni, deve essere indicato in modo puntuale e predeterminato nel contratto di assunzione. Vediamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Un gruppo di lavoratori era stato assunto da un’importante società di gestione infrastrutturale con un contratto part time verticale. Questo prevedeva che lavorassero a tempo pieno per sei mesi all’anno. I loro contratti individuali indicavano un orario di lavoro standard diurno, dal lunedì al venerdì. Tuttavia, di fatto, i dipendenti venivano costantemente impiegati su tre turni, inclusi quelli notturni, secondo una programmazione comunicata dall’azienda. I lavoratori hanno quindi agito in giudizio, sostenendo che questa prassi violasse la normativa sul lavoro a tempo parziale, la quale esige una chiara e preventiva definizione dell’orario nel contratto, per permettere loro di organizzare la propria vita e altre eventuali attività lavorative.

La Decisione della Corte sul contratto part time verticale

La Corte d’Appello aveva inizialmente dato torto ai lavoratori, equiparando la loro posizione a quella dei dipendenti a tempo pieno, dato che lavoravano 40 ore settimanali nei mesi di attività. La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato questa visione. Accogliendo il ricorso dei lavoratori, ha cassato la sentenza precedente e ha affermato che i requisiti di specificità dell’orario valgono per tutte le forme di part-time, incluso quello verticale. L’assenza di una puntuale indicazione dei possibili turni nel contratto rende la clausola sull’orario illegittima.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su principi cardine della disciplina del lavoro a tempo parziale. La normativa (in particolare il D.Lgs. 61/2000) è finalizzata a garantire al lavoratore una duplice tutela: la possibilità di programmare altre attività lavorative per raggiungere un reddito adeguato e quella di conciliare il lavoro con la vita privata. Questo obiettivo può essere raggiunto solo se il lavoratore conosce con esattezza e in anticipo la collocazione temporale del suo impegno lavorativo.

I giudici hanno chiarito i seguenti punti:

1. Obbligo di Indicazione Puntuale: Il contratto di lavoro a tempo parziale deve contenere una ‘puntuale indicazione’ della durata e della collocazione temporale della prestazione. Questo requisito non può essere eluso.
2. Irrilevanza della Clausola di Necessità: La clausola contrattuale che prevedeva la possibilità di turni ‘in caso di necessità’ è stata ritenuta troppo generica e astratta. Non basta prevedere una possibilità, ma è necessario definire le coordinate temporali predeterminate o oggettivamente predeterminabili dei turni stessi.
3. Limite al Potere del Datore di Lavoro: Consentire al datore di lavoro di definire i turni attraverso una successiva comunicazione, anche se annuale, equivale a riconoscergli un jus variandi (potere di modifica unilaterale) che la legge esclude esplicitamente per i contratti part-time. La programmazione dei turni non può sanare un vizio genetico del contratto.
4. Specificità dei Turni: Se è prevista la possibilità di lavoro a turni, il contratto deve specificare quali schemi di turno potranno essere applicati. Il lavoratore deve essere messo in condizione di conoscere fin dall’inizio l’articolazione della sua prestazione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida la tutela del lavoratore a tempo parziale, riaffermando che la certezza e la prevedibilità dell’orario di lavoro sono elementi essenziali del contratto. Per i datori di lavoro, emerge la necessità di una redazione estremamente attenta e dettagliata dei contratti di contratto part time verticale e, più in generale, di tutti i contratti part-time. Non è sufficiente un rinvio generico al contratto collettivo o a future necessità aziendali. È indispensabile definire fin da subito, per iscritto, la durata e la precisa collocazione dell’orario, specificando gli eventuali schemi di turno a cui il lavoratore potrà essere assegnato. In caso contrario, il datore di lavoro si espone a contenziosi e a richieste di risarcimento del danno da parte dei dipendenti.

In un contratto part time verticale, è sufficiente indicare un orario diurno generico se poi il lavoratore è impiegato su turni?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che se il lavoro viene svolto su turni, questi devono essere specificamente indicati nel contratto individuale fin dall’assunzione, con coordinate temporali predeterminate o oggettivamente predeterminabili. Un’indicazione generica non è sufficiente.

La possibilità di lavorare su turni può essere introdotta con una clausola generica “in caso di necessità”?
No. Una previsione astratta e residuale come quella “in caso di necessità” non soddisfa il requisito di legge della “puntuale indicazione”. Questa clausola non elimina l’incertezza per il lavoratore e lascia un’eccessiva discrezionalità al datore di lavoro, in contrasto con la finalità della normativa sul part-time.

Una programmazione annuale dei turni, comunicata dopo l’assunzione, sana la mancanza di indicazioni precise nel contratto di lavoro?
No. La programmazione successiva alla stipula del contratto è considerata un adempimento che non può sanare il vizio originario del contratto stesso. La legge impone che l’indicazione precisa dell’orario e dei turni sia contenuta nell’accordo contrattuale iniziale per garantire al lavoratore immediata contezza del suo impegno lavorativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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