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Contratto intermittente: no conversione senza DVR

L’Ente Previdenziale ha richiesto la conversione di un contratto di lavoro intermittente in contratto a tempo indeterminato a causa della mancata redazione del documento di valutazione dei rischi da parte del datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, a differenza di altri tipi di contratto, non esiste una norma specifica che preveda tale automatica conversione per il contratto di lavoro intermittente in questa ipotesi.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratto Intermittente: La Mancanza del DVR Non Causa la Conversione in Indeterminato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 378 del 2024, ha fornito un chiarimento cruciale sulla disciplina del contratto di lavoro intermittente. La Suprema Corte ha stabilito che l’omessa redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) da parte del datore di lavoro non comporta l’automatica conversione del rapporto in un contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato. Questa decisione delinea una netta distinzione rispetto a quanto previsto per altre forme contrattuali, come il lavoro a termine.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di addebito emesso da un ente previdenziale nei confronti di una società. L’ente contestava il mancato versamento di contributi, calcolati sul presupposto che i rapporti di lavoro intermittenti instaurati con alcuni dipendenti dovessero essere considerati come contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato fin dalla loro costituzione. La tesi dell’ente si fondava sulla nullità del contratto intermittente a causa della mancata predisposizione del Documento di Valutazione dei Rischi, un adempimento obbligatorio per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro.

Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano dato ragione alla società, respingendo la richiesta dell’ente. La Corte d’Appello, in particolare, aveva sottolineato come non esistesse alcuna disposizione normativa che sanzionasse la mancanza del DVR con la conversione del contratto intermittente in un rapporto a tempo pieno. L’ente previdenziale ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito che la sanzione della conversione in un rapporto a tempo indeterminato non può essere applicata per analogia al contratto di lavoro intermittente in caso di omessa valutazione dei rischi. La Corte ha così tracciato una linea di demarcazione importante tra questa tipologia contrattuale e il contratto a tempo determinato, per il quale invece la legge prevede espressamente tale conseguenza.

Le Motivazioni: Perché il contratto di lavoro intermittente non si converte?

Il cuore della motivazione risiede nella diversa natura e disciplina dei contratti messi a confronto. La Corte ha spiegato che il contratto di lavoro intermittente si caratterizza per un peculiare ‘schema causale’: la sua funzione è quella di rispondere a esigenze datoriali di manodopera flessibile e non continuativa. Il lavoratore si mette a disposizione, ma la prestazione viene resa solo quando richiesta.

La mancanza del DVR, sebbene costituisca un inadempimento datoriale grave, non altera questa causa contrattuale. Non incide, cioè, sulla natura ‘intermittente’ della prestazione, ma riguarda un obbligo di protezione della salute del lavoratore. Secondo la Corte, il legislatore non ha ritenuto che questa omissione snaturasse il contratto al punto da trasformarlo in un rapporto di lavoro standard.

Il ragionamento è diverso per il contratto a tempo determinato. In quel caso, la legge stabilisce requisiti stringenti (come, in passato, l’indicazione delle ragioni giustificative o, appunto, la valutazione dei rischi per certe mansioni) la cui violazione incide direttamente sulla clausola che appone il termine. La nullità di tale clausola fa ‘espandere’ il contratto, che diventa a tempo indeterminato per effetto dell’art. 1419, co. 2 c.c. (nullità parziale).

Per il contratto intermittente, invece, non esiste una norma analoga che leghi la mancanza del DVR alla nullità di una clausola essenziale del contratto e che ne imponga la conversione. L’effetto dell’inadempimento del datore di lavoro, in questo caso, è quello ‘caducatorio’, ovvero può portare a conseguenze diverse (sanzioni amministrative, risarcimento del danno), ma non alla trasformazione automatica del rapporto di lavoro, applicandosi semmai la tutela prevista dall’art. 2126 c.c. per il lavoro di fatto prestato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione offre importanti indicazioni pratiche per datori di lavoro e lavoratori:

1. Stabilità della tipologia contrattuale: I datori di lavoro che utilizzano il contratto intermittente hanno la certezza che un’eventuale omissione nella redazione del DVR, pur rimanendo un illecito, non comporterà il rischio di una conversione automatica del rapporto in un contratto a tempo indeterminato, con i conseguenti oneri contributivi e retributivi retroattivi.
2. Permanenza degli obblighi di sicurezza: La decisione non sminuisce l’importanza del DVR. Il datore di lavoro resta pienamente responsabile per la sicurezza dei lavoratori intermittenti e l’omissione del documento può comportare pesanti sanzioni amministrative e penali, oltre a responsabilità civili in caso di infortunio.
3. Distinzione normativa: La sentenza ribadisce il principio secondo cui le sanzioni ‘novative’ come la conversione del contratto devono essere espressamente previste dalla legge e non possono essere applicate in via analogica a fattispecie non contemplate. Ogni forma contrattuale ha le sue regole e le sue sanzioni.

La mancanza del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) causa la conversione automatica di un contratto di lavoro intermittente in un contratto a tempo indeterminato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non esiste una norma specifica che preveda la conversione del contratto di lavoro intermittente in un rapporto a tempo indeterminato come sanzione per la mancata redazione del DVR.

Perché la Cassazione tratta diversamente il contratto intermittente rispetto a quello a tempo determinato in caso di mancanza del DVR?
Perché nel contratto a tempo determinato, la legge collega direttamente la violazione di certi obblighi (inclusa la valutazione dei rischi) alla nullità della clausola che fissa il termine, causando l’espansione del contratto a tempo indeterminato. Per il contratto intermittente, la mancanza del DVR non incide sulla sua causa tipica (la discontinuità della prestazione) e il legislatore non ha previsto una sanzione analoga.

Qual è la conseguenza per il datore di lavoro se non redige il DVR per un lavoratore intermittente?
Anche se non scatta la conversione del contratto, l’omessa redazione del DVR costituisce un grave inadempimento datoriale che espone l’azienda a sanzioni amministrative e penali, oltre alla responsabilità per eventuali danni o infortuni subiti dal lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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