LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contratto a termine illegittimo: sì al risarcimento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8385/2019, stabilisce che in caso di contratto a termine illegittimo, la conversione in rapporto a tempo indeterminato ha effetto retroattivo (‘ex tunc’). Al lavoratore spetta sia un’indennità onnicomprensiva per il periodo tra la scadenza del termine e la sentenza, sia il diritto alla riammissione e alle retribuzioni maturate dalla data della sentenza in poi, poiché il rapporto di lavoro si considera mai interrotto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 luglio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratto a Termine Illegittimo: Conversione Retroattiva e Pieno Diritto al Risarcimento

La gestione di un contratto a termine illegittimo rappresenta una delle questioni più delicate nel diritto del lavoro. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8385 del 2019, ha fornito chiarimenti cruciali sulla portata della tutela per il lavoratore, specificando la natura della conversione del contratto e l’estensione del risarcimento dovuto. La pronuncia stabilisce che la conversione ha effetto retroattivo (ex tunc) e non si limita a una mera indennità, garantendo la continuità giuridica del rapporto di lavoro.

Il Caso: Dalla Nullità del Termine alla Controversia sul Risarcimento

Un lavoratore era stato assunto con un contratto a tempo determinato da una società di servizi. Ritenendo illegittima la clausola del termine, si era rivolto al Giudice del Lavoro, che aveva dichiarato la nullità della clausola e ordinato la conversione del contratto in un rapporto a tempo indeterminato, con condanna della società alla riammissione in servizio e al pagamento delle retribuzioni maturate.

La società ha impugnato la decisione e la Corte d’Appello ha parzialmente riformato la sentenza. Pur confermando l’illegittimità del termine, ha limitato la tutela del lavoratore alla sola indennità risarcitoria onnicomprensiva (pari a 2,5 mensilità), escludendo il diritto alle retribuzioni per il periodo successivo alla sentenza di primo grado. In sostanza, la Corte territoriale ha interpretato la conversione come un atto con efficacia ex nunc, ovvero dal momento della pronuncia giudiziale, e non ex tunc (retroattiva).

La Questione Giuridica sul contratto a termine illegittimo

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 32 della Legge n. 183/2010. La domanda è: l’indennità forfetizzata prevista da questa norma (da 2,5 a 12 mensilità) esaurisce ogni pretesa del lavoratore, oppure si aggiunge al diritto alla continuazione del rapporto di lavoro e alle relative retribuzioni?

La Corte d’Appello aveva sposato la prima tesi, ritenendo che l’indennità risarcisse integralmente il pregiudizio, rendendo la conversione efficace solo per il futuro. Il lavoratore, invece, ha sostenuto in Cassazione che la sentenza che accerta la nullità del termine ha natura dichiarativa, e non costitutiva. Ciò implica che il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato fin dall’origine, con tutte le conseguenze economiche che ne derivano.

La Decisione della Cassazione: Natura Dichiarativa e Doppia Tutela

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, ribaltando la decisione d’appello. I giudici hanno chiarito che la tutela per un contratto a termine illegittimo si articola su due piani distinti ma complementari:

1. Indennità Risarcitoria: L’indennità onnicomprensiva prevista dall’art. 32, comma 5, L. 183/2010 copre specificamente il danno subito dal lavoratore nel cosiddetto “periodo intermedio”, ovvero quello che va dalla scadenza del termine fino alla sentenza che ne accerta la nullità.
2. Ricostituzione del Rapporto: La sentenza ha natura dichiarativa. Ciò significa che non “crea” un nuovo rapporto, ma “accerta” che il rapporto è sempre stato a tempo indeterminato. Di conseguenza, dalla data della sentenza, il datore di lavoro è obbligato a riammettere in servizio il lavoratore e a corrispondergli tutte le retribuzioni, poiché il rapporto di lavoro non si è mai legalmente interrotto.

Le Motivazioni

La Suprema Corte fonda la sua decisione su un’interpretazione sistematica delle norme, in linea con i principi espressi dalla Corte Costituzionale (sentenze n. 303/2011 e n. 226/2014). La sentenza che accerta la nullità della clausola del termine e dichiara la conversione del rapporto ha natura dichiarativa e non costitutiva. La conversione, pertanto, opera ex tunc, fin dall’origine del rapporto. La scelta del legislatore di introdurre un’indennità forfetizzata risponde a esigenze di certezza e omogeneità nel risarcimento del danno per il periodo di interruzione illegittima, ma non sostituisce la tutela fondamentale della stabilità del posto di lavoro. L’indennità, quindi, si aggiunge e non si sostituisce alla ricostituzione del rapporto. Negare al lavoratore le retribuzioni successive alla sentenza di conversione svuoterebbe di significato la tutela della stabilità del rapporto, che è il rimedio principale contro l’uso abusivo dei contratti a termine.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza in modo significativo la posizione del lavoratore in caso di contratto a termine illegittimo. Le implicazioni pratiche sono chiare: il lavoratore ha diritto non solo a un’indennità per il periodo in cui è rimasto illegittimamente a casa, ma anche alla piena “ricostituzione” del rapporto di lavoro dal momento della sentenza, con il conseguente diritto a percepire le retribuzioni correnti. Il datore di lavoro non può limitarsi a pagare l’indennità per chiudere la questione, ma deve affrontare l’obbligo di riammettere il dipendente in servizio o, in alternativa, continuare a corrispondergli lo stipendio. Viene così confermato che l’effetto della conversione è retroattivo, garantendo una protezione completa e non meramente simbolica.

In caso di contratto a termine illegittimo, la conversione in contratto a tempo indeterminato vale dal giorno della sentenza o dall’inizio?
La conversione ha effetto retroattivo (ex tunc), il che significa che il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato fin dall’inizio. La sentenza del giudice ha natura dichiarativa, cioè accerta una situazione giuridica già esistente.

L’indennità prevista dalla legge (da 2,5 a 12 mensilità) copre anche le retribuzioni non percepite dopo la sentenza?
No. L’indennità forfetizzata copre solo il danno per il periodo compreso tra la scadenza del termine illegittimo e la pronuncia del giudice. Dalla data della sentenza, il lavoratore ha diritto alla riammissione in servizio e al pagamento di tutte le retribuzioni correnti, poiché il rapporto di lavoro è legalmente in corso.

Cosa succede se il datore di lavoro non riammette in servizio il lavoratore dopo la sentenza che dichiara la conversione del contratto?
Il datore di lavoro rimane indefettibilmente obbligato a corrispondere al lavoratore le retribuzioni dovute, anche in caso di mancata riammissione effettiva. L’obbligo di pagamento dello stipendio sorge dalla continuità giuridica del rapporto di lavoro accertata dalla sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati