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Contratto a progetto: sanzioni per finta autonomia

La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni amministrative a carico di un’azienda per violazione degli obblighi di comunicazione. L’azienda aveva assunto 19 lavoratori con contratti a progetto, i quali sono stati successivamente riqualificati come rapporti di lavoro subordinato. Secondo la Corte, la comunicazione di un tipo di contratto fittizio non adempie all’obbligo di legge, poiché non fornisce alle autorità informazioni veritiere e complete, necessarie per il monitoraggio del mercato del lavoro. La sentenza ribadisce che un contratto a progetto, per essere valido, deve riferirsi a un’attività specifica e distinguibile dall’ordinaria operatività aziendale.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratto a progetto: la comunicazione non veritiera equivale a un’omissione

L’uso improprio del contratto a progetto per mascherare un rapporto di lavoro subordinato continua a essere una questione centrale nel diritto del lavoro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: comunicare alle autorità l’instaurazione di un contratto a progetto, quando in realtà si tratta di lavoro subordinato, equivale a un’omissione e giustifica l’applicazione di sanzioni amministrative. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore delle notifiche aveva assunto 19 lavoratori stipulando altrettanti contratti di collaborazione a progetto. A seguito di un’ispezione, l’Ispettorato del Lavoro ha contestato la legittimità di tali contratti, riqualificandoli come rapporti di lavoro subordinato. La motivazione principale era l’assenza di un vero e proprio “progetto specifico”, requisito essenziale per questa tipologia contrattuale. L’attività svolta dai collaboratori, infatti, non era distinguibile dall’ordinaria attività d’impresa e risultava frammentata in modo artificioso.

Di conseguenza, l’Ispettorato ha emesso due ordinanze-ingiunzioni, irrogando sanzioni per la violazione degli obblighi di comunicazione obbligatoria al Centro per l’Impiego e di consegna al lavoratore della relativa documentazione. L’azienda si è opposta, sostenendo di aver comunque effettuato una comunicazione, sebbene per una diversa tipologia contrattuale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le opposizioni, portando la società a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando la validità delle sanzioni. I giudici hanno chiarito che gli obblighi di comunicazione previsti dalla legge non hanno una finalità puramente statistica, ma sono uno strumento di controllo sostanziale per monitorare il mercato del lavoro e garantire la corretta applicazione delle tutele.

Una comunicazione che riporta dati non veritieri sulla natura del rapporto (in questo caso, un contratto a progetto invece di un rapporto subordinato) è inidonea a raggiungere tale scopo. Di fatto, essa impedisce all’amministrazione di avere una conoscenza reale dei flussi di manodopera e di esercitare le proprie funzioni di vigilanza. Pertanto, una comunicazione errata e non veritiera equivale a un’omessa comunicazione.

Analisi del contratto a progetto e dei requisiti di validità

La Corte ha colto l’occasione per ribadire i requisiti di validità del contratto a progetto, come disciplinato dal D.Lgs. 276/2003 (la cosiddetta Legge Biagi). Perché un rapporto di collaborazione sia legittimo, deve essere riconducibile a:

1. Uno o più progetti specifici, programmi di lavoro o fasi di esso.
2. Un’attività determinata dal committente.
3. Un’esecuzione gestita autonomamente dal collaboratore.

Il progetto deve avere un “contenuto caratterizzante” che lo distingua dall’attività ordinaria e ripetitiva dell’impresa. Anche se non deve essere necessariamente un’attività eccezionale, deve comunque integrare un apporto distinguibile e finalizzato a un risultato specifico. Nel caso di specie, la suddivisione delle attività di notifica e delle operazioni di back office tra diverse categorie di collaboratori è stata giudicata artificiosa e non sufficiente a configurare progetti distinti.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una interpretazione teleologica (cioè basata sullo scopo) delle norme. L’obbligo di comunicazione non si esaurisce nel semplice invio di un modulo, ma richiede che le informazioni fornite siano complete e veritiere. La ratio della norma è quella di consentire un “costante monitoraggio dei flussi di manodopera”. Una comunicazione falsa pregiudica questa funzione e, di conseguenza, deve essere sanzionata. Allo stesso modo, la consegna al lavoratore di un contratto che non riflette la reale natura del rapporto non adempie all’obbligo di fornire una “completa e corretta informazione”.

Inoltre, la Corte ha confermato il principio della “conversione automatica”: quando un contratto a progetto è privo del requisito della specificità, si converte automaticamente in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Questa è una presunzione legale assoluta, che non ammette prova contraria sulla natura autonoma del rapporto una volta accertata la carenza del progetto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici per i datori di lavoro. In primo luogo, conferma che la forma contrattuale deve sempre corrispondere alla sostanza del rapporto di lavoro. Utilizzare contratti atipici, come il contratto a progetto, per eludere gli obblighi del lavoro subordinato è una pratica rischiosa che espone a pesanti sanzioni. In secondo luogo, sottolinea l’importanza della correttezza e veridicità delle comunicazioni obbligatorie. Qualsiasi informazione non conforme alla realtà può essere considerata un’omissione, con tutte le conseguenze legali del caso. Infine, ribadisce che la definizione di un “progetto” deve essere rigorosa e sostanziale, non una mera formula di stile per giustificare una collaborazione fittizia.

Comunicare un contratto a progetto poi riqualificato come subordinato adempie all’obbligo di legge?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la comunicazione di un rapporto di lavoro con una tipologia contrattuale non veritiera non adempie all’obbligo di legge. Tale comunicazione è considerata omessa perché non consente alla pubblica amministrazione di monitorare correttamente il mercato del lavoro.

Quali sono i requisiti per un contratto a progetto valido?
Un contratto a progetto, per essere valido, deve essere riconducibile a un progetto, programma di lavoro o fase di esso che sia specifico, determinato dal committente e gestito autonomamente dal collaboratore. Il progetto deve essere concretamente distinguibile dall’ordinaria attività aziendale e non può essere una semplice parcellizzazione di essa.

Cosa succede se un contratto a progetto viene dichiarato illegittimo per mancanza di un progetto specifico?
Se un rapporto di collaborazione viene instaurato senza l’individuazione di uno specifico progetto, si converte automaticamente in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dalla data della sua costituzione. Si tratta di una presunzione legale assoluta, che non richiede ulteriori accertamenti sulla natura del rapporto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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