LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contratto a progetto: quando si converte in indeterminato

La Corte di Cassazione conferma la conversione di un contratto a progetto in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. La sentenza stabilisce che un progetto generico, che si sovrappone all’ordinaria attività aziendale, è nullo e comporta l’automatica trasformazione del rapporto sin dall’inizio, senza necessità di ulteriori accertamenti. L’appello della società è stato respinto in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratto a Progetto Nullo: Quando Scatta la Conversione in Lavoro Subordinato

Il contratto a progetto è stato per anni uno strumento flessibile, ma spesso abusato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda un principio fondamentale: quando il progetto è troppo generico o coincide con la normale attività aziendale, il contratto è nullo e si trasforma automaticamente in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Analizziamo questa importante decisione per capire le implicazioni per datori di lavoro e collaboratori.

I Fatti del Caso: La Controversia tra Società e Lavoratrice

Una lavoratrice era stata assunta da una società con una serie di contratti di collaborazione a progetto. Ritenendo che il suo rapporto mascherasse in realtà un vero e proprio lavoro subordinato, ha agito in giudizio. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello le hanno dato ragione, dichiarando la nullità dei contratti per l’assoluta genericità del progetto indicato. I giudici hanno accertato che le mansioni affidate non erano legate a un risultato finale specifico e distinto, ma si risolvevano in una mera messa a disposizione di energie lavorative per l’attività ordinaria dell’azienda. Di conseguenza, il rapporto è stato convertito in un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, con condanna della società al ripristino del rapporto, al pagamento delle differenze retributive e al risarcimento del danno. La società, non accettando la decisione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Specificità del Progetto e Conversione del Rapporto

Il nodo centrale della questione era stabilire se il progetto descritto nei contratti possedesse i requisiti di specificità richiesti dalla legge (D.Lgs. 276/2003, la cosiddetta “Legge Biagi”). Secondo la normativa, il progetto deve consistere in un’attività produttiva chiaramente descritta e identificata, funzionalmente collegata a un determinato risultato finale. Non può essere una semplice riproposizione dell’oggetto sociale dell’impresa o coincidere con l’ordinaria attività aziendale.

La società ricorrente sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel valutare la validità del progetto e che, in ogni caso, i contratti successivi al primo avessero dato vita a una “novazione”, ovvero a un nuovo rapporto che sanava eventuali vizi precedenti.

Analisi del contratto a progetto secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, ha ribadito i suoi consolidati principi in materia di contratto a progetto. Ha sottolineato che l’assenza di un progetto specifico, o la sua pattuizione in termini così generici da non essere distinguibile dall’attività corrente dell’azienda, costituisce un vizio che porta alla nullità del contratto. Questa nullità opera come una sanzione per il datore di lavoro che ha violato la legge, con l’obiettivo di prevenire l’uso elusivo di questa forma contrattuale per mascherare rapporti di lavoro subordinato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto i motivi di ricorso inammissibili. In primo luogo, ha evidenziato che le censure della società non denunciavano una violazione di legge, ma tentavano di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. I giudici di merito avevano già ampiamente argomentato le ragioni per cui il progetto era stato ritenuto “inidoneo” e generico.

La Cassazione ha confermato che, in presenza di un progetto nullo, la conversione in rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato è automatica. Non sono necessari ulteriori accertamenti sulla natura subordinata della prestazione, poiché è la legge stessa a prevedere questa sanzione per tutelare il lavoratore.

Inoltre, è stata respinta la tesi della novazione. La Corte ha chiarito che la stipulazione di successivi contratti a progetto, dopo un primo contratto già nullo (e quindi già convertito de iure in rapporto indeterminato), non può sanare l’illegittimità originaria. Per aversi una novazione, sarebbe stata necessaria una chiara ed esplicita volontà delle parti di estinguere il precedente rapporto a tempo indeterminato per costituirne uno nuovo, volontà che non era emersa in alcun modo dai contratti o dal comportamento delle parti.

Infine, la Corte ha confermato anche il corretto inquadramento della lavoratrice nel livello contrattuale stabilito dai giudici di merito, ritenendo l’accertamento fattuale congruamente motivato e non sindacabile in quella sede.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Aziende e Lavoratori

Questa ordinanza rafforza un principio cardine a tutela dei lavoratori: la forma contrattuale deve corrispondere alla sostanza del rapporto. Per le aziende, emerge la necessità di definire con estrema precisione e chiarezza l’oggetto di un eventuale contratto di collaborazione, assicurandosi che sia legato a un risultato finale concreto, autonomo e distinto dall’operatività quotidiana. Per i lavoratori, questa decisione conferma che la mancanza di un progetto specifico è un elemento sufficiente per chiedere e ottenere la conversione del rapporto in un più stabile e tutelato contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Cosa rende nullo un contratto a progetto?
Un contratto a progetto è nullo quando manca un progetto specifico, ovvero un’attività produttiva chiaramente descritta e identificata, funzionalmente collegata a un determinato risultato finale. È nullo anche quando il progetto coincide con la mera riproposizione dell’oggetto sociale o dell’ordinaria attività aziendale.

Qual è la conseguenza della nullità di un contratto a progetto?
La conseguenza è l’automatica conversione del rapporto in un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato fin dall’inizio della prestazione. Questa conversione opera come sanzione legale e non richiede ulteriori accertamenti sulla natura del rapporto.

La stipulazione di contratti successivi può sanare l’illegittimità del primo contratto a progetto?
No. Se il primo contratto è nullo e quindi già trasformato per legge in un rapporto a tempo indeterminato, la stipulazione di altri contratti a progetto non incide su tale trasformazione, a meno che non risulti provata l’esplicita volontà delle parti di estinguere il rapporto esistente e costituirne uno nuovo (novazione).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati