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Contratto a progetto: quando è lavoro subordinato?

Un professionista con un contratto a progetto ha richiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito che negava tale qualificazione basandosi solo sull’iscrizione del lavoratore a un albo professionale. La Suprema Corte ha stabilito che è sempre necessario un accertamento concreto sull’effettiva natura delle mansioni svolte, non potendo l’iscrizione all’albo escludere a priori l’esistenza di un rapporto subordinato mascherato da contratto a progetto.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratto a Progetto per Professionisti: Quando si Cela un Lavoro Subordinato?

La distinzione tra lavoro autonomo e subordinato è uno dei temi più dibattuti nel diritto del lavoro. Con l’ordinanza n. 30649/2024, la Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su una questione cruciale: l’applicazione delle tutele del lavoro subordinato a un professionista iscritto a un albo che opera sulla base di un contratto a progetto. Questa pronuncia sottolinea un principio fondamentale: la qualifica formale e l’iscrizione a un albo non possono, da sole, escludere un’analisi concreta della reale natura del rapporto lavorativo.

I Fatti di Causa: un Geometra Contesta il Suo Contratto

Il caso ha origine dalla domanda di un geometra che, assunto da una grande società con un contratto a progetto per la mansione di ispettore di cantiere, chiedeva ai giudici di accertare che il suo rapporto fosse in realtà un lavoro subordinato a tempo indeterminato. Il professionista sosteneva che, al di là del nome dato al contratto, le modalità concrete di svolgimento della sua attività (uso di attrezzature aziendali, tesserino, account e abbigliamento forniti dalla società, retribuzione fissa e periodica, presenza quotidiana in cantiere) fossero tipiche del lavoratore dipendente.

La Decisione nei Primi Gradi di Giudizio

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le richieste del lavoratore. La motivazione principale dei giudici di merito si basava su un’interpretazione restrittiva della legge sui contratti a progetto (D.Lgs. 276/2003). Secondo la Corte d’Appello, la disciplina che prevedeva la trasformazione del contratto in subordinato in assenza di un progetto specifico non si applicava alle professioni intellettuali che richiedono l’iscrizione a un albo, come quella di geometra. Di conseguenza, i giudici non hanno ritenuto necessario esaminare nel dettaglio le prove offerte dal lavoratore per dimostrare l’esistenza della subordinazione.

Il Contratto a Progetto e l’Analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato questa impostazione, accogliendo il ricorso del professionista. La Suprema Corte ha chiarito che l’esclusione prevista dalla legge per le professioni ordinistiche non è un ‘via libera’ per mascherare rapporti di lavoro subordinato dietro la forma del contratto a progetto. L’iscrizione a un albo professionale non impedisce a un professionista di stipulare un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, ma non può nemmeno essere usata come uno scudo per negare la realtà effettiva del rapporto.

Le motivazioni: l’errore nell’interpretazione della deroga

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’errore commesso dalla Corte d’Appello. Quest’ultima si è limitata a una valutazione astratta e formale, senza procedere a un accertamento in concreto dell’attività lavorativa effettivamente svolta. La Suprema Corte ha spiegato che il giudice ha sempre il dovere di confrontare l’attività dedotta nel contratto con quella realmente eseguita dal lavoratore.

La Cassazione distingue due scenari patologici:
1. Difetto genetico e formale: quando il contratto manca fin dall’inizio di uno specifico progetto. In questo caso, il rapporto si considera subordinato sin dalla sua costituzione.
2. Difetto funzionale e sostanziale: quando un contratto formalmente valido viene di fatto eseguito con le modalità tipiche della subordinazione (sottoposizione al potere direttivo del datore di lavoro, orari fissi, etc.). Anche in questo caso, il rapporto si trasforma in lavoro subordinato.

La Corte d’Appello, negando la rilevanza delle prove testimoniali e documentali, ha impedito al lavoratore di dimostrare proprio questo secondo scenario, commettendo un errore di diritto.

Le conclusioni: l’importanza dell’accertamento in concreto

In conclusione, con questa ordinanza la Corte di Cassazione riafferma un principio di civiltà giuridica: la realtà dei fatti prevale sempre sulla forma contrattuale. L’iscrizione a un albo professionale non è una patente di autonomia che esonera il giudice dall’indagare la vera natura del rapporto. La sentenza è stata quindi cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo fondamentale principio e valutando nel merito tutte le prove relative alle concrete modalità di esecuzione della prestazione lavorativa.

L’iscrizione a un albo professionale esclude automaticamente che un contratto a progetto possa essere riqualificato come lavoro subordinato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’iscrizione a un albo non impedisce al giudice di verificare in concreto la natura del rapporto. Se le modalità di svolgimento del lavoro sono quelle tipiche della subordinazione, il rapporto deve essere riqualificato come tale, indipendentemente dalla qualifica professionale del lavoratore.

Cosa deve fare il giudice per stabilire la vera natura di un rapporto di lavoro qualificato come contratto a progetto?
Il giudice deve procedere a un ‘accertamento in concreto’, confrontando l’attività descritta nel contratto con quella effettivamente svolta dal lavoratore. Deve valutare tutti gli indizi di subordinazione, come la sottoposizione al potere direttivo del datore di lavoro, l’uso di strumenti aziendali, il rispetto di un orario di lavoro e la continuità della prestazione.

Qual è la differenza tra un difetto ‘genetico’ e uno ‘funzionale’ in un contratto a progetto?
Un difetto ‘genetico’ si ha quando il contratto è nullo fin dall’origine, ad esempio per la mancanza di uno specifico progetto. In tal caso, il rapporto si considera subordinato fin dall’inizio. Un difetto ‘funzionale’ si verifica quando un contratto, formalmente valido, viene eseguito nella pratica come un rapporto di lavoro subordinato. In questo caso, il rapporto si trasforma in subordinato a causa delle concrete modalità di esecuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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