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Contratto a progetto nullo: conversione automatica

Una società di servizi aveva stipulato con un lavoratore un contratto di lavoro a progetto. Successivamente, il lavoratore ha impugnato il contratto, sostenendo che fosse fittizio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che un contratto a progetto nullo, poiché privo dell’indicazione di uno specifico programma di lavoro, si converte automaticamente in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Questa conversione avviene per legge, senza la necessità di dimostrare ulteriormente la sussistenza della subordinazione nei fatti. L’appello della società è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 13 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratto a progetto nullo: Guida alla conversione automatica

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale del diritto del lavoro: le conseguenze di un contratto a progetto nullo. La Suprema Corte chiarisce che, in assenza di un progetto specifico e ben definito, il rapporto di lavoro non può che essere considerato subordinato a tempo indeterminato sin dalla sua costituzione. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale a tutela del lavoratore, delineando i confini tra lavoro autonomo genuino e forme contrattuali utilizzate in modo elusivo.

I Fatti del Caso: Un Contratto Sotto Esame

Il caso ha origine dalla domanda di un lavoratore, impiegato con un contratto a progetto per svolgere mansioni di pulizia, che chiedeva il riconoscimento della natura subordinata del suo rapporto di lavoro. La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, aveva accolto la sua richiesta. I giudici di merito avevano riscontrato una duplice criticità: in primo luogo, il contratto mancava di un progetto o programma di lavoro specifico, requisito essenziale previsto dalla normativa (D.Lgs. 276/2003). In secondo luogo, l’attività lavorativa si svolgeva di fatto con le caratteristiche tipiche della subordinazione: utilizzo di strumenti aziendali, inserimento stabile nell’organizzazione, rispetto di un orario preciso e percezione di un compenso fisso.

La società datrice di lavoro ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione e sostenendo, tra le altre cose, l’errata applicazione di norme successive alla stipula del contratto e la mancata prova della subordinazione.

La Decisione della Corte: Conversione e Reintegrazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la sentenza d’appello. La decisione si fonda su un punto cardine: la sanzione per un contratto a progetto nullo è la sua conversione automatica (ope legis) in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Di conseguenza, la Corte ha confermato l’ordine di riammissione in servizio del lavoratore e la condanna della società al pagamento delle differenze retributive e del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) per il periodo lavorato, oltre alle retribuzioni maturate dalla messa in mora fino alla sentenza.

Le motivazioni della Cassazione sul contratto a progetto nullo

Le motivazioni della Suprema Corte sono lineari e si concentrano sull’interpretazione dell’articolo 69 del D.Lgs. 276/2003. I giudici distinguono nettamente due scenari:

1. Assenza di progetto (art. 69, comma 1): Quando un rapporto di collaborazione viene instaurato senza l’individuazione di uno specifico progetto, programma o fase di lavoro, la legge stessa ne prevede la conversione automatica in rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Questa è una presunzione assoluta, che non ammette prova contraria. Lo scopo della norma è anti-elusivo: impedire che forme di lavoro autonomo vengano usate per mascherare un vero e proprio rapporto di dipendenza. In questo caso, l’indagine del giudice si ferma alla verifica della mancanza del progetto nel contratto, senza dover accertare se, nei fatti, il lavoro fosse subordinato o autonomo. La nullità dell’elemento qualificante (il progetto) determina di per sé la conversione.

2. Progetto esistente ma rapporto di fatto subordinato (art. 69, comma 2): Diversa è l’ipotesi in cui un progetto specifico esista formalmente nel contratto, ma il rapporto si svolga concretamente con le modalità della subordinazione. In questo scenario, il giudice deve accertare la reale natura del rapporto attraverso l’analisi del comportamento delle parti (eterodirezione, controllo, etc.). Se la subordinazione viene provata, il rapporto si “trasforma” in un rapporto di lavoro subordinato.

Nel caso specifico, essendo stata accertata la mancanza del progetto, la Corte ha applicato la prima ipotesi, ritenendo la conversione automatica e l’ulteriore accertamento sulla subordinazione (comunque svolto dalla Corte d’Appello) come un argomento aggiuntivo ma non necessario (ad abundantiam).

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Datori di Lavoro e Lavoratori

Questa ordinanza offre importanti conclusioni operative. Per i datori di lavoro, emerge la necessità di definire con estrema precisione e specificità il progetto, programma o fase di lavoro nei contratti di collaborazione, pena la nullità e la conseguente conversione automatica del rapporto. Una descrizione generica o vaga non è sufficiente a superare il vaglio giudiziale. Per i lavoratori, la sentenza rafforza la tutela contro l’uso improprio di questa tipologia contrattuale. Dimostrare la mancanza di un progetto reale e specifico nel contratto è una via diretta e più agevole per ottenere il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato, con tutte le tutele economiche e normative che ne derivano, inclusa la stabilità del posto di lavoro.

Cosa succede se un contratto a progetto non indica un progetto specifico?
Secondo la Corte di Cassazione, se un contratto a progetto è privo dell’indicazione di uno specifico progetto, programma o fase di esso, il rapporto di lavoro si converte automaticamente (ope legis) in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato fin dalla sua data di costituzione.

Per ottenere la conversione del contratto, è necessario provare che il lavoro era di fatto subordinato?
No. Quando manca l’elemento essenziale del progetto, la conversione è automatica e non richiede un’ulteriore indagine per verificare se la prestazione si sia svolta secondo i canoni della subordinazione. L’assenza del progetto è di per sé sufficiente.

La conversione del contratto da “a progetto” a “subordinato” che effetti produce?
La conversione comporta che il rapporto di lavoro deve considerarsi proseguito senza interruzioni. Il lavoratore ha diritto alla riammissione in servizio, al pagamento delle retribuzioni dal momento della messa in mora fino alla riammissione effettiva, e al ricalcolo delle spettanze maturate durante il rapporto (come TFR e mensilità aggiuntive) secondo le regole del lavoro subordinato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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