LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contratti a termine PA: No alla conversione del rapporto

Un lavoratore, dopo anni di contratti a termine e somministrazione presso un’azienda sanitaria pubblica, ha richiesto la stabilizzazione del suo rapporto di lavoro. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16713/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso, ribadendo un principio fondamentale per i contratti a termine PA: l’abuso nella reiterazione dei contratti non porta alla conversione in un posto a tempo indeterminato, a causa del principio costituzionale dell’accesso tramite concorso pubblico, ma garantisce al lavoratore il diritto a un risarcimento del danno.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratti a termine PA: La Cassazione chiarisce i limiti della tutela risarcitoria

La questione dei contratti a termine PA e delle tutele per i lavoratori precari è da tempo al centro del dibattito giuslavoristico. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 16713 del 17 giugno 2024, torna sul tema, confermando un orientamento consolidato: in caso di abuso nella reiterazione di contratti a tempo determinato nel pubblico impiego, il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno, ma non alla conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

Il caso: un operatore sanitario tra appalti e somministrazione

Un operatore socio-sanitario ha prestato servizio ininterrottamente dal 2012 presso un noto ospedale pubblico. Inizialmente, il suo lavoro era mediato da cooperative assegnatarie di un appalto di servizi; successivamente, è stato impiegato tramite un’agenzia di somministrazione con contratti a termine più volte prorogati.

Ritenendo illegittima la continua reiterazione di contratti precari per sopperire a esigenze stabili dell’azienda sanitaria, il lavoratore ha adito il Tribunale per chiedere l’accertamento di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato direttamente con l’ospedale e il conseguente risarcimento dei danni.

Il Tribunale di primo grado ha accolto parzialmente le sue richieste: ha dichiarato l’illegittimità del ricorso al lavoro somministrato, ha condannato l’azienda sanitaria a un risarcimento pari a sette mensilità e ha riconosciuto il diritto del lavoratore a ricevere lo stesso trattamento economico e previdenziale dei dipendenti a tempo indeterminato. Tuttavia, ha respinto la domanda di conversione del contratto.

La decisione della Corte d’Appello e i motivi del ricorso

La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, respingendo sia l’appello principale del lavoratore, che insisteva per la stabilizzazione, sia quello incidentale dell’azienda sanitaria, che contestava la condanna.

I giudici d’appello hanno ribadito che l’art. 36 del D.Lgs. 165/2001 preclude la costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato con le pubbliche amministrazioni in violazione delle procedure concorsuali. Di fronte a questa decisione, entrambe le parti hanno proposto ricorso per cassazione.

L’analisi della Cassazione sui Contratti a termine PA

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, quello del lavoratore e quello dell’azienda sanitaria, cristallizzando importanti principi in materia di contratti a termine PA.

Il divieto di conversione nel pubblico impiego

Il motivo principale del ricorso del lavoratore si basava sulla presunta violazione dei principi comunitari e costituzionali che, a suo dire, avrebbero dovuto consentire la conversione del rapporto. La Cassazione ha ritenuto il motivo generico e non in grado di scalfire la ratio decidendi della Corte d’Appello. La giurisprudenza, anche a Sezioni Unite, è infatti granitica nel sostenere che il principio dell’accesso agli impieghi pubblici tramite concorso (art. 97 Cost.) prevale e impedisce la conversione automatica. La sanzione per l’abuso è di natura risarcitoria, non reale.

L’inammissibilità dei motivi di ricorso

La Corte ha rilevato come i motivi di ricorso di entrambe le parti fossero proceduralmente errati. Il lavoratore, ad esempio, ha mescolato in un unico motivo diverse censure (violazione di legge, vizio di motivazione, omesso esame di un fatto), una pratica non consentita che porta all’inammissibilità. Similmente, l’azienda sanitaria ha tentato di ottenere una nuova valutazione dei fatti di causa, compito che non spetta alla Corte di Cassazione, la quale è giudice di legittimità e non di merito.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. Il primo è il rispetto del consolidato orientamento giurisprudenziale sui contratti a termine PA. La violazione di norme imperative sulla durata dei contratti nel settore pubblico non può portare alla stessa conseguenza prevista per il settore privato (la conversione), a causa della norma speciale (art. 36, D.Lgs. 165/2001) e del principio costituzionale del concorso pubblico. La tutela del lavoratore è assicurata da un’indennità risarcitoria, considerata una sanzione adeguata e dissuasiva per l’amministrazione.

Il secondo pilastro è di natura prettamente processuale. I ricorsi per cassazione devono essere formulati nel rispetto di precise regole tecniche. Non possono limitarsi a una generica doglianza o a richiedere un riesame del merito della controversia, ma devono individuare in modo specifico l’errore di diritto commesso dal giudice precedente e confrontarsi puntualmente con la sua motivazione. In questo caso, entrambi i ricorsi sono stati giudicati carenti sotto questo profilo, determinandone l’inammissibilità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame non introduce novità dirompenti, ma consolida un quadro giuridico chiaro per i contratti a termine PA. Per i lavoratori, la strada per la stabilizzazione non passa attraverso il riconoscimento giudiziale di un rapporto a tempo indeterminato derivante dall’abuso di contratti precari. La tutela è garantita dal diritto a un congruo risarcimento del danno e al pari trattamento retributivo e previdenziale. Per le pubbliche amministrazioni, emerge ancora una volta il monito a un utilizzo corretto e non abusivo degli strumenti di lavoro flessibile, pena l’esposizione a significative conseguenze economiche.

L’abuso di contratti a termine nella Pubblica Amministrazione può portare alla conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato?
No. Secondo la giurisprudenza costante, l’art. 36 del D.Lgs. 165/2001 e il principio costituzionale dell’accesso agli impieghi pubblici tramite concorso (art. 97 Cost.) impediscono la conversione del contratto a termine in uno a tempo indeterminato, anche in caso di illegittima reiterazione.

Quale tutela ha un lavoratore pubblico in caso di illegittima reiterazione di contratti a termine?
Il lavoratore ha diritto a una tutela risarcitoria. La sentenza conferma che l’abuso comporta il diritto a un’indennità onnicomprensiva a ristoro del danno, oltre al diritto al medesimo trattamento retributivo e previdenziale riservato ai lavoratori a tempo indeterminato a parità di mansioni.

Perché i ricorsi di entrambe le parti sono stati dichiarati inammissibili dalla Corte di Cassazione?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili per motivi processuali. La Corte ha ritenuto che le censure fossero generiche, mirassero a una non consentita rivalutazione dei fatti di merito, oppure mescolassero in modo inammissibile diversi tipi di vizi, senza confrontarsi specificamente con la ratio decidendi (la ragione giuridica fondamentale) della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati