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Contratti a termine PA: illegittimi senza esigenze reali

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22379/2025, ha stabilito l’illegittimità di una serie di contratti di somministrazione stipulati da un’azienda ospedaliera per coprire esigenze ordinarie e non temporanee. Anche se la durata totale del rapporto di lavoro con la singola lavoratrice non ha superato il limite legale di 36 mesi, i giudici hanno confermato il diritto al risarcimento del danno, sottolineando che i contratti a termine nella PA devono essere giustificati da esigenze effettivamente eccezionali e transitorie, non da necessità strutturali e permanenti dell’ente.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratti a termine PA: Illegittimi se Usati per Esigenze Strutturali

La Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sulla delicata questione dei contratti a termine nella PA, ribadendo un principio fondamentale: il mero rispetto del limite temporale massimo di 36 mesi non è sufficiente a rendere legittimo l’impiego di personale precario. Se le esigenze da soddisfare sono ordinarie e permanenti, il ricorso a contratti flessibili costituisce un abuso e dà diritto al lavoratore a un risarcimento del danno. L’ordinanza n. 22379/2025 offre importanti chiarimenti per lavoratori ed enti pubblici.

I Fatti del Caso: Precariato in Corsia

Una lavoratrice veniva assunta da un’agenzia di somministrazione e impiegata presso un’azienda ospedaliera pubblica per un periodo di quasi tre anni, dal 2016 al 2019. Il rapporto di lavoro era frammentato in una serie di contratti e proroghe, giustificati dall’ente con motivazioni generiche. Di fatto, la lavoratrice svolgeva mansioni ordinarie, tipiche del personale infermieristico e degli operatori socio-sanitari, coprendo un fabbisogno stabile e non temporaneo della struttura sanitaria.

La lavoratrice ha quindi agito in giudizio, sostenendo la nullità dei contratti per mancanza di una reale causale di temporaneità e chiedendo la conversione del rapporto o, in subordine, un risarcimento. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello le hanno dato ragione, riconoscendo l’illegittimità del ricorso alla somministrazione e condannando l’ospedale al pagamento di un’indennità risarcitoria. L’azienda sanitaria ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: Respingimento del Ricorso dell’Ospedale

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda ospedaliera, confermando le decisioni dei giudici di merito. I magistrati hanno smontato la tesi difensiva dell’ente, incentrata sul fatto che il rapporto con la singola lavoratrice si era interrotto prima dello scadere dei 36 mesi. Secondo la Corte, questo elemento da solo non dimostra affatto la natura temporanea ed eccezionale del fabbisogno di personale.

Le Motivazioni: Analisi Approfondita sui Contratti a Termine nella PA

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra la durata del contratto del singolo lavoratore e la natura dell’esigenza dell’amministrazione. La Corte ha spiegato che la legge consente l’uso di contratti a termine nella PA solo per far fronte a esigenze “eccezionali, temporanee, fuori dall’ordinario”.

Nel caso specifico, era emerso che l’ospedale utilizzava sistematicamente lavoratori somministrati per coprire carenze di organico strutturali. La prassi consisteva nel sostituire un gruppo di lavoratori precari con un altro gruppo non appena il primo si avvicinava alla scadenza del limite triennale. Questo comportamento, secondo i giudici, svela la vera natura dell’esigenza: non temporanea, ma permanente e ordinaria.

La Corte ha inoltre chiarito che il ruolo del giudice non è quello di interferire con la discrezionalità amministrativa dell’ente pubblico, ma di verificare la legittimità del rapporto contrattuale alla luce delle norme imperative di legge. In altre parole, il giudice ha il potere e il dovere di controllare che i presupposti per l’applicazione di un contratto a termine (in questo caso, l’eccezionalità e la temporaneità) esistano davvero. Se questi mancano, il contratto è nullo per difetto di giustificazione causale.

Le Conclusioni: Implicazioni per la Pubblica Amministrazione

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale. Le Pubbliche Amministrazioni non possono utilizzare la somministrazione o i contratti a termine come uno strumento per gestire carenze di personale stabili, aggirando le norme sul pubblico impiego. La “staffetta” tra lavoratori precari per non superare il limite dei 36 mesi è una pratica illegittima che non sana il vizio originario del contratto: l’assenza di una reale esigenza temporanea.

Per i lavoratori, questa sentenza conferma il diritto a ottenere un risarcimento del danno qualora vengano impiegati in modo abusivo. Per gli enti pubblici, rappresenta un monito a programmare il proprio fabbisogno di personale in modo corretto, ricorrendo agli strumenti del lavoro flessibile solo per le finalità specifiche previste dalla legge e non per coprire vuoti d’organico strutturali.

Nella Pubblica Amministrazione è sufficiente rispettare il limite massimo di 36 mesi per rendere legittimo un contratto a termine?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il rispetto del limite temporale di 36 mesi per il singolo lavoratore non è di per sé sufficiente a garantire la legittimità del contratto. È necessario che l’esigenza della Pubblica Amministrazione che giustifica il contratto sia genuinamente temporanea ed eccezionale.

Cosa deve dimostrare la Pubblica Amministrazione per giustificare una serie di contratti a termine?
La Pubblica Amministrazione deve dimostrare la sussistenza di esigenze specifiche, eccezionali e temporanee, che non possono essere fronteggiate con il personale in organico. Non può limitarsi a motivazioni generiche, soprattutto se di fatto utilizza i lavoratori a termine per coprire bisogni ordinari e permanenti.

Il giudice può sindacare le scelte della Pubblica Amministrazione sull’uso dei contratti a termine?
Sì. La Corte ha chiarito che la valutazione del giudice non costituisce un’indebita ingerenza nella discrezionalità amministrativa. Si tratta, invece, di una verifica di legittimità del rapporto contrattuale, volta ad accertare se nel concreto esistono i presupposti di legge (come la causale di temporaneità) per la stipula di tali contratti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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