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Contratti a termine fondazioni liriche: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza il caso sui contratti a termine nelle fondazioni liriche. Una lavoratrice aveva ottenuto in primo grado la conversione del suo rapporto a tempo indeterminato, ma la Corte d’Appello aveva riformato la decisione, ritenendo legittimi i contratti successivi al D.Lgs. 81/2015. La Cassazione ha sollevato un dubbio di compatibilità tra la normativa nazionale, che sembra consentire l’uso acausale e illimitato di tali contratti, e la direttiva europea che impone misure contro gli abusi, rendendo necessario un approfondimento.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratti a Termine nelle Fondazioni Liriche: la Cassazione Solleva il Dubbio Europeo

La gestione dei contratti a termine nelle fondazioni liriche è al centro di una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione. Il caso, che vede contrapposti una lavoratrice e un’importante fondazione teatrale, solleva questioni cruciali sulla compatibilità tra la legislazione italiana e le direttive dell’Unione Europea in materia di abuso dei contratti a tempo determinato. La Suprema Corte, anziché decidere nel merito, ha preferito rinviare la causa a una pubblica udienza per la rilevanza delle questioni di diritto sollevate.

I Fatti di Causa: Dalla Conversione alla Riforma in Appello

Una lavoratrice, assunta per anni da una fondazione lirico-sinfonica con una serie di contratti a termine per mansioni di maschera, si era rivolta al Tribunale per chiedere la conversione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. In primo grado, il giudice le aveva dato ragione, dichiarando nulli i termini apposti ai contratti e riconoscendole, oltre alla stabilizzazione, un risarcimento del danno.

La situazione si è capovolta in secondo grado. La Corte d’Appello ha riformato la sentenza, ritenendo legittima la successione dei contratti. Secondo i giudici d’appello, la normativa specifica per il settore, in particolare il D.Lgs. 81/2015, avrebbe liberalizzato l’uso dei contratti a termine per le fondazioni liriche, eliminando sia la necessità di indicare “ragioni obiettive” sia il limite massimo di durata di 36 mesi.

Contratti a Termine Fondazioni Liriche e il Conflitto con la Normativa UE

La lavoratrice ha proposto ricorso in Cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte. I giudici di legittimità hanno individuato un nodo giuridico di fondamentale importanza. Da un lato, la normativa nazionale (l’art. 29, comma 3, del D.Lgs. 81/2015) sembra aver creato un regime di ‘acausalità’ e assenza di limiti temporali per questi contratti. Dall’altro lato, la direttiva europea 1999/70/CE e l’accordo quadro ad essa allegato impongono agli Stati membri di adottare misure efficaci per prevenire e sanzionare l’abuso derivante dall’utilizzo di una successione di contratti a tempo determinato.

La Cassazione si è quindi chiesta se un sistema normativo nazionale che permette la reiterazione di contratti a termine senza causa e senza limiti di durata sia compatibile con il diritto europeo. La Corte ha richiamato una precedente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa Sciotto), sottolineando la necessità di un’interpretazione del diritto interno orientata ai principi eurounitari.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La decisione di rinviare la causa a una pubblica udienza non è una mera formalità. La Corte ha ritenuto che la questione avesse un carattere ‘nomofilattico’, ovvero la capacità di influenzare l’interpretazione della legge in modo uniforme per tutti i casi futuri. Il potenziale conflitto tra la flessibilità concessa dal legislatore italiano alle fondazioni liriche e l’obbligo di protezione dei lavoratori imposto dall’Europa è una questione troppo delicata per essere decisa in una camera di consiglio. L’ordinanza evidenzia come la combinazione di ‘acausalità’ e mancanza di un limite temporale possa, di fatto, tradursi in un’assenza totale di misure di prevenzione degli abusi, contravvenendo allo spirito e alla lettera della direttiva 1999/70/CE.

Conclusioni

Con questo rinvio, la Corte di Cassazione sospende il giudizio per aprire un dibattito più ampio e approfondito. La futura sentenza, che verrà emessa dopo la pubblica udienza, è destinata a fare da spartiacque per il settore culturale italiano. Stabilirà se la specificità del mondo lirico-sinfonico giustifichi una deroga così ampia ai principi di tutela del lavoro a tempo determinato o se, al contrario, anche in questo ambito debbano prevalere le garanzie previste dal diritto dell’Unione Europea per evitare la precarizzazione dei lavoratori. L’esito avrà implicazioni significative non solo per la lavoratrice coinvolta, ma per tutti i dipendenti delle fondazioni liriche e sinfoniche italiane.

Perché la Cassazione ha deciso di rinviare la causa a una nuova udienza pubblica?
La Corte ha ritenuto che la questione legale fosse di particolare importanza e avesse un carattere ‘nomofilattico’, richiedendo un’analisi approfondita. Il punto centrale è il potenziale conflitto tra la legge nazionale (D.Lgs. 81/2015), che sembra permettere contratti a termine senza causa né limiti di tempo per le fondazioni liriche, e la direttiva europea 1999/70/CE, che impone misure per prevenire l’abuso di tali contratti.

Qual è il principale argomento della Corte d’Appello a favore della fondazione lirica?
La Corte d’Appello ha sostenuto che la normativa interna specifica per le fondazioni liriche e sinfoniche, in particolare dopo il D.Lgs. 81/2015, non richiedeva più l’indicazione di ‘ragioni obiettive’ per la stipula di contratti a termine, né fissava un limite massimo di durata, rendendo di fatto legittima la successione dei contratti stipulati con la lavoratrice.

Qual è il rischio che la Corte di Cassazione vede nella legislazione italiana attuale?
Il rischio individuato è che la combinazione tra l’assenza di una causa giustificatrice (‘acausalità’) e la mancanza di un limite temporale massimo per i contratti a termine nel settore delle fondazioni liriche possa portare a un’assenza totale di misure di prevenzione degli abusi, in contrasto con gli obiettivi della direttiva europea 1999/70/CE.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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