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Contratti a progetto: quando si convertono in lavoro

La Corte di Cassazione ha confermato una sanzione amministrativa a carico del legale rappresentante di una cooperativa sociale per l’uso illegittimo di contratti a progetto. La sentenza stabilisce che se un contratto di collaborazione non individua uno specifico progetto, si converte automaticamente in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dalla sua costituzione. La Corte ha inoltre respinto la tesi della buona fede, chiarendo che precedenti ispezioni senza rilievi non generano un legittimo affidamento.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratti a Progetto: la Cassazione Conferma la Conversione in Lavoro Subordinato

Con la recente sentenza n. 1394/2025, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sulla disciplina dei contratti a progetto, ribadendo i rigidi requisiti di validità e le conseguenze della loro violazione. La decisione offre importanti chiarimenti sulla conversione automatica in rapporto di lavoro subordinato e sui limiti del principio di legittimo affidamento. Il caso analizzato riguarda una sanzione irrogata a una cooperativa sociale per aver mascherato rapporti di lavoro dipendente sotto la forma di collaborazioni a progetto.

I Fatti di Causa

Una cooperativa sociale operante nel settore socio-assistenziale aveva stipulato numerosi contratti di collaborazione a progetto con i propri operatori. A seguito di un’ispezione, l’Ispettorato Territoriale del Lavoro accertava che tali contratti erano illegittimi. Secondo gli ispettori, i progetti erano redatti in forma standardizzata e ripetitiva, coincidevano con l’oggetto sociale della cooperativa e non prevedevano la realizzazione di un risultato specifico, concreto e autonomo rispetto alle attività ordinarie.

Di conseguenza, l’Ispettorato riqualificava i rapporti come lavoro subordinato e notificava un’ordinanza-ingiunzione per il pagamento di una cospicua sanzione amministrativa, sia alla cooperativa che alla sua legale rappresentante. La cooperativa, successivamente posta in liquidazione coatta amministrativa, e la rappresentante legale si opponevano all’ingiunzione. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello respingevano l’opposizione, confermando la legittimità della sanzione.
La legale rappresentante proponeva quindi ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

Il ricorso si fondava essenzialmente su due argomenti:

1. Errata valutazione dei contratti a progetto: La ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse sbagliato nel giudicare i contratti basandosi sulle concrete modalità di attuazione del rapporto, anziché sul loro contenuto negoziale. Secondo la difesa, i progetti erano validi e l’eventuale coincidenza con l’oggetto sociale non ne determinava l’illegittimità.
2. Violazione del legittimo affidamento: Si lamentava la violazione del principio di tutela dell’affidamento in buona fede. La cooperativa era stata oggetto in passato di altri accertamenti da parte di vari enti (Ispettorato, INPS, Guardia di Finanza) che non avevano mai contestato la genuinità dei contratti. Tale comportamento omissivo della Pubblica Amministrazione avrebbe ingenerato la convinzione di operare correttamente.

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, ritenendoli infondati.

Le motivazioni sulla validità dei contratti a progetto

La Corte ha riaffermato un principio consolidato in materia di lavoro a progetto (disciplinato dall’art. 69 del D.lgs. n. 276/2003, nella sua versione applicabile al caso). La legge prevede una conversione automatica (ope legis) del rapporto in lavoro subordinato a tempo indeterminato fin dalla sua costituzione, qualora manchi l’individuazione di uno specifico progetto, programma di lavoro o fase di esso.

Cruciale è il momento della valutazione: la verifica sulla legittimità del progetto deve essere effettuata a priori, cioè sulla base di quanto scritto nel contratto al momento della stipula, e non a posteriori, analizzando come il lavoro è stato poi svolto. Se il contratto non definisce un risultato specifico e autonomo, la conversione è automatica, senza che sia necessario accertare in concreto la presenza degli indici della subordinazione.

Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto corretto l’operato della Corte d’Appello, che aveva evidenziato come i contratti fossero standardizzati e privi di un progetto specifico distinguibile dall’attività ordinaria della cooperativa. Pertanto, la conversione e la relativa sanzione erano pienamente legittime.

Le motivazioni sul principio di legittimo affidamento

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Cassazione ha escluso che la ricorrente potesse invocare l’affidamento in buona fede. Per farlo, sarebbero stati necessari presupposti specifici, qui assenti:

* Pregressi accertamenti: Le precedenti ispezioni non avevano mai esaminato specificamente il tema della genuinità dei progetti. Pertanto, non esisteva un precedente atto favorevole della P.A. sulla medesima questione.
* Silenzio della P.A.: Il mero silenzio o l’inerzia dell’amministrazione non possono generare un affidamento tutelabile.
* Strumenti di certezza giuridica: La Corte ha sottolineato che la cooperativa avrebbe potuto utilizzare lo strumento della “certificazione dei contratti” (previsto dal D.lgs. 276/2003) per ottenere una valutazione ufficiale e preventiva sulla correttezza delle forme contrattuali adottate, mettendosi così al riparo da future contestazioni.

In assenza di un comportamento attivo e positivo della Pubblica Amministrazione che avesse indotto un’erronea convinzione, la difesa basata sulla buona fede non poteva trovare accoglimento.

Conclusioni

La sentenza ribadisce la linea di rigore della giurisprudenza sui requisiti formali e sostanziali dei contratti a progetto. L’assenza di un progetto specifico, definito e distinguibile dall’attività d’impresa, comporta la trasformazione automatica del rapporto in lavoro subordinato, con tutte le conseguenze sanzionatorie del caso. Inoltre, la pronuncia chiarisce che il principio di legittimo affidamento non può essere invocato come scudo contro le sanzioni se non in presenza di un comportamento attivo e inequivocabile della Pubblica Amministrazione, soprattutto quando la legge offre strumenti specifici per ottenere certezza giuridica.

Quando un contratto a progetto si trasforma in un rapporto di lavoro subordinato?
Secondo la Corte di Cassazione, la trasformazione avviene automaticamente (ope legis) sin dalla data di costituzione del rapporto se il contratto non individua uno specifico progetto, programma di lavoro o una sua fase autonoma.

Il fatto che precedenti ispezioni non abbiano rilevato irregolarità protegge da sanzioni future?
No. La Corte ha stabilito che il silenzio della Pubblica Amministrazione o precedenti accertamenti che non hanno esaminato specificamente la genuinità dei contratti non sono sufficienti a creare un legittimo affidamento che possa giustificare l’errore ed escludere la responsabilità.

Come deve essere valutata la validità di un progetto in un contratto di collaborazione?
La valutazione deve essere effettuata a priori, cioè basandosi sul contenuto del contratto al momento della sua stipulazione. Non rileva come il rapporto si sia poi di fatto svolto. Il progetto deve essere specifico e distinguibile dall’oggetto sociale e dall’attività ordinaria dell’azienda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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