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Continuità rapporto di lavoro: il weekend non interrompe

La Corte d’Appello di Bologna ha riformato una sentenza di primo grado, stabilendo che la continuità del rapporto di lavoro non si interrompe se tra la cessazione di un impiego pubblico e l’inizio di uno nuovo intercorrono solo un sabato e una domenica. Di conseguenza, gli eredi di un lavoratore deceduto hanno ottenuto il diritto a percepire il TFR maturato anche nel precedente rapporto di lavoro (1989-2012), poiché la Corte ha ritenuto prevalente la volontà delle parti e l’unicità sostanziale del percorso lavorativo, superando l’eccezione di prescrizione sollevata dall’ente previdenziale.

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Pubblicato il 25 luglio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Continuità Rapporto di Lavoro: Il Weekend Non Spezza il Diritto al TFR

La continuità del rapporto di lavoro è un principio fondamentale nel diritto del lavoro, specialmente nel settore pubblico, dove il passaggio tra diverse amministrazioni è frequente. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Bologna ha affrontato un caso emblematico: un’interruzione di soli due giorni, un sabato e una domenica, tra la fine di un impiego e l’inizio del successivo, può essere considerata una “soluzione di continuità” tale da far perdere il diritto a una parte del TFR? La risposta della Corte è stata un chiaro no, a tutela del lavoratore e del principio di buona fede.

I Fatti di Causa: Un Passaggio tra Enti Pubblici

Il caso riguarda gli eredi di un dipendente pubblico che aveva lavorato per un Comune dal 1989. Nel 2012, dopo aver vinto un concorso, si dimetteva per prendere servizio presso un altro Ente Pubblico. Il suo ultimo giorno di lavoro presso il Comune era venerdì 31 agosto 2012, mentre il primo giorno presso il nuovo ente era lunedì 3 settembre 2012.

Alla morte del lavoratore, avvenuta nel 2022, l’Ente Previdenziale liquidava agli eredi il TFR relativo solo al secondo periodo di lavoro (2012-2022), sostenendo che il diritto per il primo periodo (1989-2012) fosse caduto in prescrizione. Secondo l’ente, la pausa del weekend costituiva un’interruzione (soluzione di continuità) che aveva fatto decorrere i termini per richiedere il TFR, ormai scaduti.

La Decisione del Tribunale e i Motivi d’Appello

In primo grado, il Tribunale aveva dato ragione all’Ente Previdenziale, ritenendo che i due giorni non coperti da contratto (sabato e domenica) fossero sufficienti a interrompere la continuità del rapporto, facendo scattare la prescrizione.

Gli eredi hanno impugnato la decisione, sostenendo che la visione del Tribunale fosse eccessivamente formalistica e non tenesse conto della reale volontà delle parti e della natura del passaggio tra enti. Hanno evidenziato come le dimissioni fossero chiaramente finalizzate al nuovo impiego e come la stessa modulistica utilizzata dagli enti fosse quella prevista per i passaggi diretti, senza soluzione di continuità.

Analisi della Continuità del Rapporto di Lavoro da parte della Corte

La Corte d’Appello ha ribaltato completamente la decisione di primo grado, accogliendo l’appello degli eredi. I giudici hanno sottolineato che, per valutare la continuità del rapporto di lavoro, non ci si può limitare a un mero calcolo dei giorni.

L’Importanza della Volontà delle Parti e della Buona Fede

La Corte ha dato grande peso alla concatenazione logica e funzionale tra i due rapporti di lavoro. Le dimissioni dal primo ente erano state presentate proprio in vista dell’assunzione presso il secondo, a seguito del superamento di un concorso. Questa correlazione era evidente e nota a entrambe le amministrazioni, che avevano gestito la pratica utilizzando la modulistica specifica per i passaggi diretti. Negare la continuità sarebbe contrario al principio di buona fede che deve governare l’esecuzione dei contratti.

L’Irrilevanza della Pausa Festiva

I giudici hanno chiarito che i due giorni di intervallo, essendo un sabato e una domenica, non costituivano una “cesura temporale effettivamente apprezzabile”. Si trattava semplicemente del normale fine settimana che separa la settimana lavorativa. Considerarlo un’interruzione sarebbe un formalismo ingiustificato, soprattutto perché il lavoratore aveva manifestato la volontà di conservare il posto nel periodo di prova presso il nuovo datore di lavoro, a dimostrazione della sua intenzione di non interrompere la sua carriera.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte fonda la sua decisione su diversi pilastri. In primo luogo, richiama la giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 14632/1999) che valorizza l’infrazionabilità dell’indennità di fine servizio, che deve tendenzialmente commisurarsi a tutta la vita lavorativa del soggetto. Anche se il principio è stato rivisto, la sua ratio di tutela e continuità rimane valida.

In secondo luogo, la Corte ha dato rilievo all’affidamento che il lavoratore aveva riposto nel comportamento delle Amministrazioni. L’utilizzo di moduli per il passaggio diretto e la gestione della pratica senza sollevare obiezioni avevano generato nel dipendente la legittima convinzione che il suo percorso lavorativo fosse considerato unitario. La Corte ha censurato il comportamento dell’Ente Previdenziale che, solo ex post, ha invocato un’interpretazione formale per negare un diritto.

Infine, è stato determinante l’esame della delibera con cui il Comune accettava le dimissioni, in cui si riconosceva esplicitamente che il recesso era dovuto alla vittoria del concorso presso il nuovo ente. Questo documento provava in modo inequivocabile che le dimissioni dal primo rapporto erano correlate e funzionali all’instaurazione del secondo.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di grande importanza pratica: nella valutazione della continuità del rapporto di lavoro ai fini previdenziali, la sostanza prevale sulla forma. Un’interruzione coincidente con un weekend tra due impieghi pubblici funzionalmente collegati non è sufficiente a spezzare l’unicità del percorso lavorativo. Questa decisione rafforza la tutela del lavoratore e il principio di buona fede, impedendo che cavilli formali possano pregiudicare diritti maturati in una vita di lavoro. Gli eredi hanno quindi visto riconosciuto il loro diritto a percepire l’intera indennità di fine servizio maturata dal loro dante causa dal 1989 al 2022.

Un’interruzione di un weekend tra due rapporti di lavoro pubblico ne spezza la continuità?
No. Secondo la Corte d’Appello, un’interruzione che coincide con un sabato e una domenica non costituisce una cesura temporale apprezzabile e non interrompe la continuità del rapporto, specialmente se i due impieghi sono funzionalmente collegati (es. dimissioni per assunzione presso altro ente a seguito di concorso).

Cosa prevale nella valutazione della continuità: l’aspetto formale (giorni di interruzione) o quello sostanziale (volontà delle parti)?
Prevale l’aspetto sostanziale. La Corte ha dato peso decisivo alla volontà delle parti, alla correlazione funzionale tra i due rapporti di lavoro e all’affidamento generato nel lavoratore dal comportamento delle amministrazioni, ritenendo che un’interpretazione meramente formale sarebbe contraria a buona fede.

L’affidamento del lavoratore nel comportamento della Pubblica Amministrazione è tutelato?
Sì. La sentenza afferma che l’affidamento generato nel lavoratore dalla gestione della pratica (ad esempio, tramite l’uso di modulistica per il passaggio diretto) è un elemento fondamentale. Non si può permettere che l’amministrazione, agendo in modo da creare una legittima aspettativa, possa poi negare un diritto basandosi su un’interpretazione restrittiva e formalistica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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