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Contestazione tardiva: licenziamento annullato

Un dipendente pubblico, licenziato per aver falsificato un certificato medico per giustificare un’assenza, ha ottenuto l’annullamento del licenziamento. Il Tribunale del Lavoro ha stabilito che l’amministrazione ha avviato il procedimento disciplinare troppo tardi rispetto a quando ha saputo dei fatti. Questa contestazione tardiva ha reso l’intero procedimento e il conseguente licenziamento illegittimi, portando alla reintegrazione del lavoratore.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contestazione Tardiva: Il Tribunale Annulla il Licenziamento di un Dipendente Pubblico

Nel diritto del lavoro, il rispetto dei tempi e delle procedure è fondamentale per garantire la legittimità delle sanzioni disciplinari. Una recente sentenza del Tribunale Civile di Roma ha riaffermato questo principio, annullando il licenziamento di un dipendente pubblico a causa di una contestazione tardiva da parte dell’amministrazione. Questo caso evidenzia come un ritardo ingiustificato nell’avviare il procedimento disciplinare possa invalidare anche la sanzione più grave, come il licenziamento, a prescindere dalla gravità dei fatti commessi.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine il 31 dicembre 2014, quando un funzionario di Polizia Locale giustificava la sua assenza dal servizio presentando un’attestazione di donazione di sangue che, secondo l’accusa, era stata alterata. Il certificato indicava una donazione di 450 ml di sangue, mentre in realtà al dipendente era stata inibita la donazione per controindicazioni cliniche.

L’amministrazione datrice di lavoro avviava il procedimento disciplinare solo il 18 settembre 2015, circa nove mesi dopo aver avuto conoscenza dei fatti. Il procedimento veniva poi sospeso in attesa della conclusione di un processo penale parallelo. Dopo alterne vicende giudiziarie, che si concludevano con la prescrizione del reato, l’amministrazione riattivava il procedimento disciplinare e, in data 10 dicembre 2024, irrogava al dipendente la sanzione del licenziamento senza preavviso.

Il lavoratore impugnava il licenziamento davanti al Tribunale del Lavoro, lamentando diverse violazioni, tra cui la sproporzione della sanzione e, soprattutto, la violazione del principio di tempestività dell’azione disciplinare.

La Decisione del Tribunale sulla Contestazione Tardiva

Il Tribunale ha accolto il ricorso del lavoratore, annullando il licenziamento e ordinando la sua reintegrazione nel posto di lavoro. Il punto focale della decisione è stata proprio l’eccezione di contestazione tardiva.

Il giudice ha ritenuto che il lungo lasso di tempo intercorso tra la conoscenza dei fatti da parte dell’amministrazione (primi mesi del 2015) e l’avvio formale del procedimento (settembre 2015) fosse ingiustificato. Secondo la normativa applicabile all’epoca dei fatti (art. 55-bis del D.Lgs. 165/2001), il procedimento deve essere avviato entro termini precisi che decorrono da quando l’ufficio competente per i procedimenti disciplinari ha notizia dell’infrazione.

Il Tribunale ha sottolineato che l’amministrazione non ha fornito alcuna prova documentale per dimostrare la data esatta in cui l’ufficio competente aveva ricevuto la notizia, né ha argomentato sul perché di tale ritardo. Questa mancanza di prova ha fatto sì che il giudice ritenesse violato il termine perentorio, con la conseguente decadenza del potere disciplinare.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, il giudice ha richiamato la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, la quale afferma che il termine per la contestazione disciplinare decorre non da un’ generica conoscenza dei fatti da parte dell’ente, ma dal momento in cui l’ufficio specificamente competente ne viene a conoscenza. L’onere di provare la tempestività dell’azione ricade interamente sul datore di lavoro. In questo caso, l’amministrazione non ha adempiuto a tale onere, limitandosi a richiamare il contenuto della lettera di contestazione senza documentare la cronologia interna della trasmissione degli atti.

Il Tribunale ha applicato il cosiddetto principio della “ragione più liquida”, decidendo la causa sulla base dell’argomento più palese e assorbente – la tardività della contestazione – senza necessità di esaminare gli altri motivi di ricorso. La violazione dei termini procedurali ha inficiato l’intero procedimento fin dall’origine, rendendo illegittimo il licenziamento che ne è derivato.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale a tutela dei lavoratori, sia nel settore pubblico che privato: il potere disciplinare del datore di lavoro non è illimitato nel tempo, ma deve essere esercitato con immediatezza e tempestività. Una contestazione tardiva non è una mera irregolarità formale, ma una violazione sostanziale che determina la decadenza del potere sanzionatorio. Per i datori di lavoro, pubblici e privati, emerge la chiara indicazione di dover gestire le procedure disciplinari con la massima diligenza e celerità, documentando scrupolosamente ogni passaggio per non incorrere nell’annullamento delle sanzioni irrogate.

Quando inizia a decorrere il termine per avviare un procedimento disciplinare nel pubblico impiego?
Secondo la sentenza, il termine decorre dalla data in cui l’ufficio competente per i procedimenti disciplinari riceve la notizia del fatto, e non da quando un qualsiasi altro organo dell’amministrazione ne viene a conoscenza. L’onere di provare tale data è a carico del datore di lavoro.

Cosa comporta una contestazione tardiva da parte del datore di lavoro?
Una contestazione tardiva, ovvero effettuata oltre i termini perentori previsti dalla legge, comporta la decadenza del potere disciplinare dell’amministrazione. Di conseguenza, qualsiasi sanzione irrogata all’esito di un procedimento avviato tardivamente, incluso il licenziamento, è illegittima e può essere annullata dal giudice.

Il datore di lavoro può attendere l’esito di un processo penale prima di avviare l’azione disciplinare?
No. I procedimenti penali e disciplinari sono autonomi. Il datore di lavoro deve avviare l’azione disciplinare tempestivamente dopo aver avuto notizia del fatto. Può successivamente decidere di sospendere il procedimento disciplinare in attesa della sentenza penale, ma la contestazione iniziale deve comunque rispettare i termini di legge. Un ritardo iniziale non è sanato dalla successiva sospensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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