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Congedo per dottorato: retribuzione e prescrizione

Una dipendente pubblica in congedo per dottorato ha richiesto il pagamento della retribuzione per tale periodo. La Corte di Cassazione ha parzialmente accolto il ricorso dell’amministrazione, rinviando alla Corte d’Appello la valutazione sulla prescrizione dei crediti. Ha però confermato un principio fondamentale: il trasferimento a un’altra amministrazione pubblica dopo il dottorato non comporta l’obbligo di restituire gli stipendi percepiti, poiché il dipendente rimane al servizio del settore pubblico. La questione centrale riguarda il diritto alla retribuzione durante il congedo per dottorato.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Congedo per Dottorato: Chiarimenti della Cassazione su Retribuzione e Prescrizione

L’ordinanza in esame affronta una questione di grande interesse per i dipendenti del settore pubblico: la retribuzione durante il congedo per dottorato di ricerca. La Corte di Cassazione interviene per dirimere una controversia tra una lavoratrice e la Pubblica Amministrazione, offrendo importanti precisazioni sia sui termini di prescrizione del diritto allo stipendio sia sulla corretta interpretazione delle norme che regolano questo istituto.

I Fatti di Causa

Una dipendente di un Conservatorio di Musica, dopo un periodo di perfezionamento all’estero, veniva collocata in congedo straordinario per frequentare un dottorato di ricerca dal gennaio 2006 al gennaio 2009. Durante questo periodo, il suo rapporto di lavoro veniva trasformato da tempo determinato a tempo indeterminato. Concluso il dottorato, la lavoratrice rientrava in servizio per poi assumere un nuovo incarico presso un’altra istituzione pubblica di alta formazione artistica.

La lavoratrice chiedeva il pagamento della retribuzione per il periodo di congedo, ma la sua domanda veniva inizialmente respinta in primo grado. La Corte d’Appello, invece, le dava ragione, condannando l’amministrazione al pagamento e rigettando l’eccezione di prescrizione sollevata da quest’ultima. L’amministrazione decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Cassazione: Due Punti Chiave

La Suprema Corte ha analizzato il caso sotto due profili principali: la prescrizione del diritto e il merito della pretesa della lavoratrice.

L’Eccezione di Prescrizione: un errore da correggere

Il primo motivo di ricorso dell’amministrazione, relativo alla prescrizione dei crediti retributivi, è stato accolto. La Cassazione ha ritenuto errata e incongrua la motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva respinto l’eccezione di prescrizione in modo sbrigativo, senza considerare correttamente il periodo di tempo a cui si riferiva. L’atto interruttivo della prescrizione risaliva al novembre 2013, e da quella data si doveva calcolare a ritroso il quinquennio per cui i crediti non erano prescritti. La Corte d’Appello non aveva svolto questa analisi in modo corretto, e per questo la sentenza è stata cassata su questo punto con rinvio a un nuovo giudice per una valutazione più approfondita.

Il Diritto alla Retribuzione durante il congedo per dottorato

Il secondo motivo di ricorso, che contestava nel merito il diritto della lavoratrice alla retribuzione, è stato invece respinto. L’amministrazione sosteneva, tra le altre cose, che la dipendente avesse rinunciato allo stipendio e che, avendo cessato il servizio presso il Conservatorio per andare a lavorare in un’altra istituzione, fosse tenuta a restituire le somme. La Cassazione ha respinto queste argomentazioni, confermando un principio di fondamentale importanza.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha chiarito che l’obbligo per il dipendente di non dimettersi dall’amministrazione nei due anni successivi al conseguimento del dottorato, pena la restituzione degli stipendi percepiti, è finalizzato a ‘trattenere’ nel settore pubblico le risorse qualificate su cui si è investito. Di conseguenza, il passaggio da un’amministrazione pubblica a un’altra non costituisce una violazione di tale obbligo. L’obbligo di restituzione scatta solo se il dipendente lascia il settore pubblico per passare a quello privato. La voluntas legis è quella di evitare la ‘dispersione’ dell’investimento pubblico, non di vincolare il dipendente a una specifica amministrazione.

Inoltre, la Corte ha dichiarato inammissibili altre questioni sollevate dall’amministrazione, come quella relativa alla presunta applicabilità del beneficio solo ai contratti a tempo indeterminato, in quanto erano state proposte per la prima volta solo in sede di legittimità.

Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione stabilisce due punti fermi. In primo luogo, ribadisce la necessità di un’analisi rigorosa e puntuale delle eccezioni di prescrizione, che non possono essere liquidate con motivazioni superficiali. In secondo luogo, e con maggiore impatto sostanziale, chiarisce che la mobilità all’interno del settore pubblico è consentita al dipendente che ha beneficiato di un congedo per dottorato retribuito. L’investimento dello Stato nella formazione avanzata dei propri dipendenti si considera preservato finché questi continuano a prestare servizio per la collettività, a prescindere dall’ente specifico di appartenenza. La sentenza viene quindi cassata, ma solo per la parte relativa alla prescrizione, che dovrà essere riesaminata dalla Corte d’Appello.

Un dipendente pubblico che si trasferisce in un’altra amministrazione dopo il dottorato deve restituire la retribuzione percepita durante il congedo?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che l’obbligo di restituzione degli stipendi sorge solo nel caso in cui il dipendente si dimetta dal settore pubblico per passare a quello privato, non se si trasferisce a un’altra amministrazione pubblica.

Come viene gestita l’eccezione di prescrizione per i crediti di lavoro?
L’eccezione di prescrizione deve essere esaminata con rigore. Un atto formale di richiesta di pagamento interrompe il termine di prescrizione. Da quella data, si calcola a ritroso il periodo di cinque anni per determinare quali crediti siano ancora esigibili. Una valutazione errata su questo calcolo può portare alla cassazione della sentenza.

Il congedo per dottorato retribuito spetta anche ai dipendenti con contratto a tempo determinato?
La Corte non ha deciso nel merito questa specifica questione perché sollevata tardivamente. Tuttavia, ha richiamato una sua precedente pronuncia secondo cui la concessione del beneficio ai dipendenti a termine è soggetta a una verifica di compatibilità: la durata residua del contratto deve essere tale da permettere la prosecuzione del rapporto di lavoro per almeno due anni dopo la fine del dottorato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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