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Congedo dottorato: diritto allo studio vince

Un’ordinanza del Tribunale del Lavoro ha stabilito che il diritto di un dipendente pubblico al congedo dottorato prevale sulle esigenze organizzative dell’amministrazione, a meno che queste non siano di eccezionale gravità. Il giudice ha accolto la richiesta di una lavoratrice, a cui era stato negato il permesso per frequentare un dottorato di ricerca, ritenendo che le difficoltà gestionali addotte dall’ente non fossero sufficienti a comprimere il diritto allo studio legalmente riconosciuto.

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Pubblicato il 26 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Congedo Dottorato: Quando il Diritto allo Studio Supera le Esigenze di Servizio

Il percorso per ottenere un dottorato di ricerca rappresenta un’importante opportunità di crescita professionale e culturale. Per i dipendenti pubblici, la legge e i contratti collettivi prevedono la possibilità di usufruire di un congedo dottorato retribuito. Tuttavia, questo diritto non è assoluto e deve essere bilanciato con le esigenze dell’amministrazione. Un’interessante ordinanza del Tribunale di Venezia fa luce proprio su questo delicato equilibrio, stabilendo un principio fondamentale: le difficoltà organizzative, per quanto reali, non possono annullare il diritto allo studio se non raggiungono un livello di eccezionale gravità.

I fatti del caso

Una dipendente di un’istituzione universitaria, ammessa a un prestigioso corso di dottorato triennale all’estero, presentava domanda per ottenere il congedo straordinario retribuito. L’amministrazione, però, rigettava la richiesta. La motivazione? Gravi difficoltà organizzative che sarebbero derivate dalla sua assenza prolungata.

L’ente sosteneva che la lavoratrice, impiegata in una biblioteca universitaria, fosse una risorsa essenziale per il funzionamento del servizio. La sua assenza per tre anni avrebbe comportato una riduzione del 20% del personale di un team ristretto, con conseguenti rischi di compromissione della qualità e dell’efficienza del servizio bibliotecario, frequentato da centinaia di utenti. Inoltre, l’amministrazione lamentava l’impossibilità di procedere a nuove assunzioni per sostituirla.

La dipendente, ritenendo il diniego illegittimo, si rivolgeva al Giudice del Lavoro, sostenendo che senza il congedo le sarebbe stato impossibile frequentare i corsi obbligatori e, di conseguenza, conseguire il titolo.

Il bilanciamento tra congedo dottorato ed esigenze di servizio

La normativa di riferimento, tra cui la Legge 476/1984 e il CCNL di settore, subordina la concessione del congedo alla compatibilità con le “esigenze dell’amministrazione” o “esigenze di servizio”. La questione centrale del caso era quindi definire i confini di questa compatibilità. Se qualsiasi difficoltà organizzativa potesse giustificare un diniego, il diritto al congedo verrebbe di fatto svuotato, considerando la cronica carenza di personale che affligge molte pubbliche amministrazioni.

Le motivazioni

Il Giudice del Lavoro ha accolto il ricorso della lavoratrice, ordinando all’amministrazione di concedere il congedo richiesto. La decisione si fonda su un’interpretazione restrittiva del concetto di “esigenze di servizio”.

Secondo il Tribunale, sebbene le difficoltà organizzative rappresentate dall’ente fossero reali e importanti, esse non raggiungevano quel livello di eccezionale gravità tale da giustificare la totale compressione del diritto allo studio della dipendente. Il giudice ha implicitamente affermato che il datore di lavoro pubblico deve trovare soluzioni organizzative alternative per far fronte all’assenza, anziché negare un diritto riconosciuto dalla legge.

Inoltre, sono stati ritenuti irrilevanti altri argomenti sollevati dall’amministrazione, come i costi dell’aspettativa retribuita. La legge stessa, infatti, prevede un meccanismo di tutela per l’ente: qualora il dipendente si licenzi entro due anni dal conseguimento del dottorato, è tenuto a restituire gli importi percepiti.

Il Tribunale ha riconosciuto anche il periculum in mora, ovvero il rischio di un danno irreparabile derivante dal ritardo. Se la lavoratrice non avesse ottenuto immediatamente il congedo, avrebbe perso l’opportunità di frequentare il corso, vanificando il suo diritto.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante chiave di lettura per tutti i dipendenti pubblici che intendono intraprendere un percorso di dottorato. Il provvedimento chiarisce che le amministrazioni non possono negare il congedo dottorato basandosi su generiche o comuni difficoltà organizzative. Il diniego deve essere supportato dalla prova di un pregiudizio gravissimo ed eccezionale per il funzionamento dei servizi, tale da non poter essere risolto con diverse misure gestionali. La decisione riafferma la valenza della formazione superiore come un investimento per il dipendente e, indirettamente, per la stessa pubblica amministrazione, che potrà beneficiare in futuro di personale più qualificato.

Un’amministrazione pubblica può negare il congedo per dottorato a un dipendente?
Sì, ma solo se dimostra l’esistenza di esigenze di servizio di gravità tale da non poter essere superate con altre soluzioni organizzative. Le ordinarie difficoltà gestionali o la carenza di organico non sono, secondo questa decisione, sufficienti.

Le difficoltà economiche dell’ente possono giustificare il diniego del congedo retribuito?
No, l’ordinanza ha ritenuto irrilevanti le difficoltà di carattere economico dell’Università, in quanto non sono contemplate dalla norma come motivo di diniego. La legge prevede già un meccanismo di tutela per l’ente pubblico attraverso la ripetizione degli importi corrisposti in caso di dimissioni del dipendente post-dottorato.

Cosa succede se il dipendente si licenzia subito dopo aver completato il dottorato?
La legge stabilisce che, se il dipendente cessa volontariamente il rapporto di lavoro con una qualsiasi amministrazione pubblica nei due anni successivi al conseguimento del titolo, è tenuto a restituire tutti gli importi (stipendio) che gli sono stati corrisposti durante il periodo di congedo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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